Dipinti e sculture antiche

16 MAGGIO 2017
Asta, 0203
44

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Stima
€ 60.000 / 80.000

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Alessandro Rondoni

(Roma 1644 ca. - 1710 ca.)

BUSTO DI ANTONIO CORSI

marmo, alt. cm 73, altezza complessiva con la base in pietra serena cm 128

 

Provenienza                                                               

Già collezione Corsi

Collezione privata

 

Bibliografia

A. Bacchi, F. Berti, D. Pegazzano, Rondoni e Balassi, I ritratti del marchese Giovanni Corsi, Milano 2015, p. 19 fig. 6

 

L’imponente busto qui presentato raffigura un personaggio di spicco della famiglia Corsi, il marchese Antonio (1630-1679) fratello maggiore del cardinale Domenico Maria (1635-1697) che fu il committente della serie dei quattro busti che immortalavano appunto i suoi più stretti (e celebri) congiunti: il padre Giovanni (1600-1661), lo zio Lorenzo (1601-1656), il fratello Antonio e Domenico Maria stesso.

Il riferimento ad Alessandro Rondoni (o Rondone) come autore del busto di Antonio Corsi deriva dalla ricerca documentaria operata da Donatella Pegazzano; sarebbe stato altrimenti complesso attribuirgli le opere solo attraverso l’analisi stilistica data la rarità delle sculture a lui riferite. Il pagamento per il busto di Antonio Corsi è registrato il 30 ottobre del 1685: «scudi 35 di moneta per detto pagati ad Alessandro Rondone per un ritratto in marmo della buona memoria del signor marchese Antonio Corsi» (in Archivio di Stato di Firenze, Guicciardini Corsi Salviati, Libri di amministrazione 552, c. 75).

Come sostiene Donatella Pegazzano Domenico Maria Corsi entrò in contatto con il Rondoni per tramite di Livio Odescalchi (1658-1713), nipote di papa Innocenzo XI, collezionista e personaggio di rilievo a Roma alla fine del Seicento. I rapporti a Roma tra il Corsi e l’Odescalchi sono sicuri e altrettanto lo sono quelli tra Livio Odescalchi ed Alessandro Rondoni di cui si conoscono pagamenti e commissioni già dagli anni Ottanta del Seicento (Rondoni cit. pp. 31-32).

È quindi possibile che il Corsi, prossimo in quegli stessi anni alla famiglia del papa Odescalchi, avesse richiesto a Livio uno scultore esperto, e magari non troppo costoso, al quale affidare la realizzazione dei ritratti marmorei della sua famiglia.

Questo spiega l’incarico al romano Rondoni che è abbastanza inaspettata se si considera invece la collocazione fiorentina delle opere.

L’attribuzione delle quattro sculture permette di ampliare anche il catalogo dell’artista e di aggiungere un altro rilevante episodio alla sua attività. Il busto di Antonio Corsi è un esempio di classicismo con influenze barocche prive però di eccessi retorici; Rondoni si propone come un corrispettivo scultoreo della ritrattistica di Carlo Maratta riuscendo a fondere elementi di classica compostezza, ravvisabili nell’eleganza quasi grafica della veste, ad uno stile più espressivo e potente come si vede nello sguardo “fiammeggiante” dell’effigiato.

Il busto di Antonio Corsi è qui offerto con la sua base, una colonna in pietra serena con base a plinto. Questo sostegno era sicuramente lo stesso con cui era presentato nella Galleria della Villa Corsi Salviati a Sesto Fiorentino insieme agli altri busti. Ce lo conferma infatti una fotografia Alinari che riproduce un particolare della Galleria nel 1855 (Rondoni cit. p.14, fig. 2).