UN SECOLO TRA COLLEZIONISMO E MERCATO ANTIQUARIO A FIRENZE

19 OTTOBRE 2016
Asta, 0190
90

Pietro Lombardo

Stima
€ 80.000 / 120.000
Aggiudicazione  Registrazione

Pietro Lombardo

(Carona, lago di Lugano, 1435 ca. - Venezia 1515)

SAN SEBASTIANO

statua in pietra dipinta, cm 175x58x40

 

Bibliografia di riferimento

A. Markham Schulz, La tomba Rosselli nel Santo e l’opera giovanile di Pietro Lombardo a Padova e a Venezia, in “Il Santo”, 50, 2010, 2/3, pp. 557-573

 

 

Certamente tra le sculture più importanti delle pur ricchissime raccolte della famiglia Romano e una delle novità più sensazionali emerse in occasione dell’attuale vendita, questa toccante statua lapidea di San Sebastiano, immaginato come un giovane dal corpo ancora acerbo e fragile ma forte nell’immobile, ascetica accettazione del suo martirio, può essere riferita con calzanti riscontri stilistici agli esordi di Pietro Lombardo, il celebre scultore e architetto caronese cui si deve l’affermazione dei modi rinascimentali a Venezia, dove fu attivo dal 1470 circa con i figli Tullio e Antonio come responsabile di numerose fabbriche e grandiosi monumenti (M. Ceriana, voce Pietro Lombardo, in Dizionario Biografico degli Italiani, LXV, Roma 2005, pp. 519-528).

La concezione asciutta della figura, le proporzioni assai snelle e allungate, la definizione anatomica essenziale ma delicata (ad esempio nelle labbra leggermente screpolate), l’andamento reticolare d’impronta mantegnesca del perizoma, sgualcito in pieghe sfaccettate, petrose e in creste taglienti dal caratteristico andamento “a x”, come pure la forma alta e ovata della base, sono peculiarità formali agevolmente riscontrabili nelle molte statue che albergano nelle prime tombe monumentali realizzate da Pietro Lombardo a Venezia, il Monumento al doge Nicolò Marcello (morto nel 1474) e il Monumento al doge Pietro Mocenigo (morto nel 1476) nella basilica dei Santi Giovanni e Paolo (A. Markham Schulz, La scultura del secondo Quattrocento e del primo Cinquecento, in La Basilica dei Santi Giovanni e Paolo: Pantheon della Serenissima, a cura di G. Pavanello, Venezia 2012, pp. 123-201), in quest’ultimo, in particolare, nel panneggio e nella postura del guerriero in basso a sinistra e di quello sulla destra che porta il sarcofago.

Ma affinità ancor più calzanti si ravvisano nella bellissima, incisiva statua, pure in pietra dipinta, raffigurante Sant’Eufemia conservata nella cattedrale di Santa Maria Assunta a Irsina (Matera), l’antica Montepeloso, giunta in questa terra lontana da Padova per il munifico lascito di un notaio locale stabilitosi nella città veneta, Roberto degli Amabili, che comprendeva anche l’immagine della medesima Santa dipinta nel 1454 dal Mantegna oggi a Napoli nel Museo di Capodimonte: una statua scoperta e riferita al Mantegna stesso da Clara Gelao nel 1996 (poi in Andrea Mantegna e la donazione de Mabilia alla cattedrale di Montepeloso, Matera 2003), ma giustamente ricondotta a Pietro Lombardo da Matteo Ceriana (Una nuova opera di Pietro Lombardo, in “Venezia Arti”, 11, 1997, pp. 139-143), in anni recenti oggetto di una vivace attenzione critica e mediatica. Oltre alla consueta concezione colonnare della figura e al tipico andamento frastagliato del panneggio, la Sant’Eufemia offre infatti al confronto col nostro San Sebastiano anche la conformazione della testa, caratterizzata dalla fronte tersa e tondeggiante, il sintetico intaglio dei capelli leggermente ondulati, e soprattutto una simile espressione di estatico stupore, enfatizzata dagli occhi spalancati che affiorano in orbite poco profonde, dalle tese sopracciglia inarcate e dalle morbide labbra dischiuse dietro le quali s’intravedono i denti superiori. L’inedita statua che qui si presenta, databile presumibilmente verso la fine degli anni Sessanta, sembra dunque costituire una preziosa testimonianza della giovanile attività patavina del maestro, prolungata ma più sfuggente, incentrata sull’innovativo Monumento al giurista Antonio Rosselli nella basilica di Sant’Antonio scolpito tra il 1464 e il 1467 (A. Markham Schulz, op. cit. 2010).

 

G.G.