UN SECOLO TRA COLLEZIONISMO E MERCATO ANTIQUARIO A FIRENZE

19 OTTOBRE 2016
Asta, 0190
26

Agostino Tassi

Stima
€ 8.000 / 12.000

Agostino Tassi

(Roma 1578-1644)

PROSPETTIVA ARCHITETTONICA CON LA STRAGE DEGLI INNOCENTI

olio su tela, cm 69x90

 

 

L’inedito dipinto qui offerto propone una formula compositiva più volte sperimentata da Agostino Tassi tra la metà del secondo decennio del Seicento e i primi anni Venti. Numerose sono infatti le tele restituitegli da Patrizia Cavazzini, che a più riprese si è dedicata al catalogo e alla cronologia del pittore romano, in cui un colonnato in ombra costituisce il proscenio di un più ampio spazio teatrale composto da edifici classicheggianti accarezzati dalla luce e paralleli al piano del dipinto.

Una soluzione che ritroviamo ad esempio nell’Imbarco della Regina di Saba in collezione privata a Roma, che la Cavazzini riferisce al 1617 (Agostino Tassi 1578-1644. Un paesaggista tra immaginario e realtà. Catalogo della mostra, Roma 2008, pp. 178-79, n. 6) e ancora nel dipinto ovale di uguale soggetto nella collezione Busiri Vici (ibidem, p. 67, fig. 75) databile nel 1621-22, e di nuovo ulteriormente amplificato in una tela a Nantes, Musée des Beaux Arts (ibidem, p. 70, fig. 80), del 1628.

Di particolare interesse, nel dipinto qui presentato, il riferimento al palazzo disegnato da Michelangelo sulla piazza del Campidoglio, fonte evidente per l’edificio rinascimentale con porticato che vediamo in secondo piano, mentre il doppio ordine di colonne sullo sfondo potrebbe alludere a un’architettura romana come a una ideazione palladiana.

Il primo piano e, in misura minore, quello intermedio costituiscono lo spazio scenico su cui agiscono le figurine spiritate dei soldati e delle madri in fuga: un soggetto non troppo frequentato da Agostino Tassi quanto invece comune, sebbene con accenti diversi, tra i suoi contemporanei. Le proporzioni allungate delle figure, i loro gesti concitati e i colori brillanti trovano riscontro però in molte opere di Agostino, e suggeriscono di collocare il nostro dipinto nella prima metà degli anni Venti.