Importanti Maioliche Rinascimentali

9 NOVEMBRE 2016
Asta, 0186
40

PIATTO

Stima
€ 15.000 / 20.000
Aggiudicazione  Registrazione

PIATTO

URBINO, BOTTEGA DI GUIDO DURANTINO (ALIAS FONTANA), 1560

Maiolica dipinta in policromia con verde ramina, bruno di manganese, porpora, giallo, giallo-arancio, blu di cobalto nei toni del blu e dell’azzurro.

Alt. cm 3,2, diam. cm 25,7, diam. piede cm 10,4.

Sotto il piede reca la scritta in blu di cobalto: Giezi torna gli hebrei in Hierus/alem

 

Il piatto, poggiante su un piede appena accennato, presenta un cavetto poco profondo con larga tesa orizzontale e orlo arrotondato listato di giallo. La superficie è interamente smaltata con abbondanza di materia e la decorazione la occupa interamente. Sul retro la scritta Giezi torna gli hebrei in Hierus/alem (1).

La scena è ampia con una città sullo sfondo e alcuni personaggi carichi di bagagli che si avviano verso di essa, mentre due uomini barbuti osservano l’avvenimento dal margine destro del piatto.

L'ispirazione viene da un’incisione della serie dedicata alla rappresentazione di episodi tratti dall'Antico Testamento, a partire dalla creazione di Eva fino alla conquista di Gerusalemme fatta dai Romani: ogni stampa contiene due episodi numerati e introdotti da brevi didascalie in lingua tedesca con il riferimento al relativo passo biblico. Si tratta di una composizione realizzata da Hans Sebald Beham per illustrare il volume Biblicae historiae artificiosissime depictae edito a Francoforte nel 1533 da Christian Egenolph (2). Nell'incisione la prima parte raffigura Isaia che ha una visione e la seconda il ritorno degli Ebrei a Gerusalemme.

Il ceramista s’ispira fedelmente alla scena dell’incisione adattandola alla superficie del piatto, come spesso accadeva nella bottega dei Fontana, una delle più prolifiche della città ducale, che a partire dal 1540 vanta una notevole produzione grazie all’opera di molti pittori, al punto che non è tuttora possibile distinguere gli apporti di ciascun artista. Il pittore del piatto in esame è comunque un buon conoscitore dell’antico testamento, tanto che sono numerosi gli esemplari accostabili a quest’opera. Ad esempio un utile confronto ci viene da un piatto di recente pubblicazione del Metropolitan Museum di New York, raffigurante la costruzione della torre di Babele (3).

Nello stesso ambito si muove anche il cosiddetto “pittore del servizio Carafa”, anche se ci pare più giusto accostare quest’opera alla stessa mano dei piatti con scene bibliche tratte dalla stessa fonte incisoria, e cioè il piatto con I tre fanciulli nella fornace e il piatto con Mosé che eleva un cantico al signore con le donne di Israele (4), insieme al piatto dello stesso servizio conservato nel Museo di Amburgo raffigurante la visione di Mosè nel Sinai (5), sempre da un’incisione di Hans Sebald Beham. Colpisce in modo particolare il modo di interpretare l’incisione d’ispirazione, con uno stile personalissimo sia nell’adattare il soggetto al supporto ceramico, sia nell'attribuire ai personaggi un'impronta stilistica originale con caratteristiche di proporzione e fisionomia ben precise.

La stessa incisione è stata utilizzata in una fiasca della collezione Gillet, ora al Museè des Art Décoratif di Lione (6), e con esiti stilistici differenti e con una minore adesione alla fonte in un piatto esposto al Museo Nazionale di Arezzo (7).

Affinità ci sono anche con certe opere della cosiddetta serie delle “Storie di Annibale", e soprattutto con una coppa del British Museum (8), chiaramente opera della bottega Fontana: le divinità marine, dipinte sul retro, l’elmo dei soldato dal carattere arrotondato e certe modalità nel dipingere i volti specie nelle figure minori ben si accostano a dettagli simili presenti nel nostro piatto.

Alla luce di questi confronti si ritiene di poter attribuire l’opera a un ambito cronologico molto prossimo al 1560.

 

1 Giezi dovrebbe essere la lettura che il ceramista dà del nome ebraico Isaia;

2 L’invenzione di Beham era più ampia sia per numero di pezzi che per dimensione delle figure, comprendendo 81 xilografie, una per il frontespizio e le altre dedicate a un singolo episodio senza didascalie (BARTSCH VIII, p. 230; TIB 15, p. 155 n. 62);

3 WILSON 2016, pp. 210-211 n. 68;

4 RAVANELLI GUIDOTTI 1985, pp. 157-158 n. 118 e pp. 160-161 n. 120 e confronti relativi;

5 LESSMANN 1976, p. 220 n. 225;

6 FIOCCO-GHERARDI 2001, pp. 262-263 n. 174;

7 inv. 14681;

8 Inv. n. 1878,1230.374.