Disegni e stampe dal XVI al XX secolo - Libri e Autografi

23 GIUGNO 2016

Disegni e stampe dal XVI al XX secolo - Libri e Autografi

Asta, 0177
FIRENZE
Palazzo Ramirez-Montalvo
Borgo degli Albizi, 26
Lotti 1-142 ore 10.30
Lotti 143-335 ore 15.30
Esposizione
FIRENZE
18-21 Giugno 2016
orario 10 – 13 / 14 – 19 
Palazzo Ramirez-Montalvo 
Borgo degli Albizi, 26
info@pandolfini.it
 
 
 
Stima   100 € - 30000 €

Tutte le categorie

241 - 270  di 335
253

(Liber amicorum) BORIANI’S AUTOGRAPH BOOK FROM NOVEMBER

1903. (1903-1929).

In 8vo oblungo (150 x 197 mm). [100] carte + 4 carte sciolte +

15 veline dattiloscritte esplicative degli autografi (o gruppi di autografi)

più importanti. Splendida legatura in marocchino blu scuro

riccamente decorata in oro, sguardie marmorizzate, tagli dorati.

Preservato in scatola coordinata, coperchio con vetro, rivestita

dello stesso marocchino blu scuro e con cornice dorata attorno al

vetro (198 x 238 x 48 mm).

Magnifico insieme di importanti autografi raccolti da Arnolfo

Boriani, proprietario, assieme a Pietro Degiuli, del celeberrimo

ristorante londinese Pall Mall Restaurant in Haymarket, attivo

nei primi tre decenni del Novecento, dal 1903 al 1929. Situato nella

zona dei teatri, il Pall Mall era soprattutto il ritrovo di attori, cantanti

lirici e musicisti, ma fu frequentato anche da letterati, politici,

sportivi e personalità varie. Tutte le categorie sono ampiamente

rappresentate in questo album di Boriani, che ebbe cura di inserire

veline con didascalie dattiloscritte in corrispondenza degli autografi

che considerava maggiormente degni di nota. Si segnalano

tra questi:

- Guglielmo MARCONI (firma datata 23 giugno 1905);

- Giacomo PUCCINI (note della Bohème e firma, giugno 1907);

- Ruggero LEONCAVALLO (note dal secondo atto della Bohème e

firma, 1908);

- Enrico CARUSO, tenore, (un grande autoritratto nel 1905 e un ritratto

di Boriani nel 1907, entrambi firmati; i due si assomigliavano

e questo fu occasionalmente fonte di spassosi equivoci);

- Luisa TETRAZZINI, soprano, con altri cantanti impegnati con lei

in una edizione del “Barbiere di Siviglia” alla Royal Opera House

(firma, 1908);

- Nellie MELBA, soprano australiano (citazione e firma, seguita

da citazione e firma del baritono francese Victor Maurel, 1903 e

1904);

- Dorando PIETRI, maratoneta italiano, che mangiò al Pall Mall nei

giorni successivi al drammatico epilogo della sua gara ai Giochi

olimpici di Londra del 1908;

- Sarah BERNHARDT, celebre attrice francese (1904);

- Ellen TERRY, celebre attrice inglese (nel 1906 scrive “thanks for

letting me see your most interesting book”; altra sua firma nel

1924);

- Anthony HOPE, scrittore inglese, e Philip BURNE-JONES, figlio

dell’illustre pittore preraffaellita (Hope scrive sotto all’autografo di

Ellen Terry: “we are proud to dine where she dined”, 1908);

- (1907).

Le didascalie sulle veline mettono in relazione tra loro autografi

diversi o spiegano come Boriani li abbia ottenuti. L’aneddoto più

gustoso è senz’altro quello che riguarda Guglielmo Marconi (1874-

1937), illustre fisico ed imprenditore noto soprattutto per aver inventato

il telegrafo senza fili. Poiché Boriani sapeva che ottenere

un suo autografo non sarebbe stato facile, quando vide Marconi

al Pall Mall cambiò il nome di uno dei piatti da “Haricots verts au

beurre” (“fagiolini al burro”) a “Haricots verts à la Marconi” (“fagiolini

alla Marconi”). Ma la lusinga non ebbe l’effetto sperato; anzi,

Marconi chiese immediatamente come mai dei banali fagiolini al

burro portassero il suo nome. Boriani replicò subito che si trattava

di fagiolini di prima qualità e domandò a sua volta a Marconi se

vi avesse trovato dei fili. Marconi rispose che si trattava in effetti

di ottimi fagiolini senza fili, capendo al volo perché Boriani avesse

6 STAMPE E DISEGNI DAL XVI AL XX SECOLO. LIBRI E AUTOGRAFI - Firenze - 23 Giugno 2016 7

dato loro il suo nome. L’arguzia dello chef piacque molto all’inventore,

che acconsentì senza indugio a cedergli un autografo.

Oltre a quelli segnalati dalle veline, l’album contiene numerosi altri

importanti autografi di attori, letterati e personalità varie. Citiamo

ad esempio Marion TERRY, attrice inglese, presente con una citazione

da Oscar Wilde “We are all of us in the gutter; but some of

us are looking at the stars” (1908); lo chef francese Auguste Escoffier

(1914); Luigi Barzini, giornalista e politico; gli artisti Bernard

Partridge, (disegno su ovale applicato alla pagina); Richard Caton

Woodville (ritratto di Napoleone, 1903); Francis Dodd (splendido

disegno che ritrae l’esterno del Pall Mall, 1928); Joseph E. Harker

(paesaggio a colori con San Gimignano). Tra i letterati si segnalano

H. G. WELLS, J. M. BARRIE, Arthur CONAN DOYLE, Rider HAGGARD

e Hall CAINE. Tra le personalità legate al teatro: George Edwardes,

manager e produttore; Ada Reeve, attrice; Edward Morton, autore;

Charles Frohman, produttore americano; Frederique Rosine

De Gresac, autrice e giornalista; Gabrielle Réjane, attrice francese;

Charles Brookfield, attore; Francis Burnand, autore; Fay Compton,

attrice; Adeline Genée, ballerina; Adelina Patti, Yvette Guilbert,

Herbert Beerbohm Tree, Mary Anderson, e numerosi altri.

Il cimelio è accompagnato da:

- “Autographs after dinner”, articolo di 7 pagine estratto dal noto

“The Strand Magazine”, che racconta la passione di Boriani per gli

autografi e illustra i più importanti della collezione;

- “The Pall Mall Restaurant in Three Centuries, 1713-1913”, opuscolo

di 23 [1] pp. in brossura editoriale, che narra la storia del

ristorante dai tempi elisabettiani al 1913, nel quale il presente libro

d’autografi è descritto come “one of the most interesting autograph

albums in existence”;

- un ritaglio da “The Graphic” del marzo 1929, applicato su carta

intestata “The Graphic”, che parla della demolizione del Pall Mall

Restaurant e menziona il presente libro d’autografi: “There are very

few celebrities of the last decade who have not patronised this

famous restaurant intime, as is evidenced by the unique book of

autographs cherished by the proprietor – Mr. F. Boriani.”

Ristorante e album sono citati in The Gourmet’s Guide to London di

Newnham-Davis (NY, Brentano, 1914), pp. 261-264, dove l’album è

definito “a book full of scraps of wisdom and wit”. Splendido cimelio

ricco di firme, bozzetti, arguzia italiana mista a sense of humour

inglese.

(Un libro, scatola con coperchio in vetro, e una cartellina)

Stima   € 1.200 / 1.500
Aggiudicazione  Registrazione
254

BORROMEO, San Carlo (1538-1584). Concessione di indulgenza con firma autografa “Carolus Car[dina]lis Borromeus Archiep[iscopu]s”, datata 1 gennaio 1570, e con sigillo di ceralacca entro scatola.

Documento pergamenaceo oblungo (412 x 453 mm), con ampia intestazione a stampa “Carolvs Borrhomaevs S.R.E.TIT. Sanctae Praxedis Presbyter Cardinalis, Dei, et Apostolicae Sedis Gratia Archiepiscopvs Mediolani etc.”, contornata su tre lati da grande e ricca cornice xilografica che raffigura intrecci di foglie d’acanto abitati da angeli, ritratti di San Pietro e di San Paolo agli angoli, iniziale “C” con stemma di San Carlo Borromeo al suo interno. L’intestazione a stampa è seguita da 10 righe manoscritte in bella grafia dalle quali si evince che Carlo Borromeo, in qualità di arcivescovo di Milano, concede “per tre anni prossimi cento giorni di vera Indulgenza […] a tutti quelli, che veramente contriti et confessi, o che haueranno fermo proposito di confessarsi à i tempi debiti visitaranno la Chiesa della S.ma Pietà di Canobio diocese nostra di Milano dagli ultimi Vesperi del giorno dell’Epifania per tutti li doi giorni immediatamente seguenti, dicendo tre pater nostri et tre ave maria […]”. L’indulgenza è confermata e rinnovata per altri tre e altri sei anni in calce al documento, ove si trova, appeso ad una cordella rossa, una scatola rotonda in metallo contenente il sigillo in ceralacca rossa con sopra lo stemma di San Carlo. Il sigillo è integro ma ha un frammento spezzato e i bordi sbeccati; la scatola è priva di coperchio. La pergamena ha qualche irrilevante foro ai margini ed è montata sotto vetro entro cornice in metallo.

Il Santuario della SS. Pietà di Cannobio sorge sul Lago Maggiore, a tre chilometri dal confine con la Svizzera. Fu costruito proprio per volontà di San Carlo Borromeo su una preesistente e modesta chiesa sorta sul luogo di un miracolo avvenuto nel 1522.

 

Stima   € 900 / 1.200
Aggiudicazione  Registrazione
255

BRUNO DA OSIMO (MARSILI, Bruno, 1888-1962). Collezione di

libri, opuscoli e carte, con numerose dediche autografe firmate

ad Antonio e Yoï Maraini, circa 1927-1960.

Bruno Marsili, meglio noto come Bruno da Osimo, è stato uno dei

più importanti e più ispirati xilografi italiani del Novecento. Questa

collezione appartenne ad Antonio Maraini (1886-1963), artista,

critico d’arte e politico, padre dell’etnologo orientalista Fosco e

nonno della nota scrittrice Dacia Maraini. Le numerose dediche

di Bruno da Osimo sono a lui e/o alla moglie Yoï. Presente su vari

pezzi il timbro di Grato Maraini. Segue elenco:

Le aquile feltresche nel Palazzo Ducale di Urbino. Interpretazioni

xilografiche di Bruno da Osimo. Commenti di Luigi Serra. (Giorgio

Arena, 1927).

In folio (335 x 245 mm). [30] carte a fogli chiusi. Numerose grandi

xilografie in azzurro, verde e ocra. Brossura editoriale illustrata

(qualche difetto), sguardie illustrate.

Prima edizione limitata a 500 copie, con firma e dedica

ad Antonio Maraini, datata 1 gennaio 1928.

Magalì. Dal provenzale di Federico Mistral. Nuova traduzione di

Mario Chini per la musica italiana di Oswaldo Minervini e per le

xilografie di Bruno da Osimo. (Ancona, Casa Stella Maris, 1937).

In 4to (241 x 184 mm). [18] carte. Impresso in azzurro e nero. Numerose

xilografie nel testo. Brossura editoriale illustrata. Parzialmente

intonso.

N. 58 di 100 copie numerate e firmate, con dedica di

Bruno da Osimo a Yoï Maraini.

Magalì. Canto d’amore. 1938.

In 16mo (165 x 107 mm). [16] carte. Impresso in verde scuro. 12

xilografie nel testo. Brossura editoriale illustrata.

Firmato al colophon da Bruno da Osimo e con sua dedica

ad Antonio e Yoï Maraini, “amici eletti della mia arte”, alla prima

pagina, datata “1° del 1938 – XVI”.

Petrarca. Canzone delle sei visioni con disegni di Bruno da Osimo.

A. XV E. F. [1936].

In 16mo (174 x 123 mm). [10] carte. 6 illustrazioni monocrome a

piena pagina. Brossura editoriale, sguardie illustrate.

Una di 100 copie non numerate, con dedica di Bruno da

Osimo “Agli Amici del mio Dolore Yoi e Antonio Maraini nel Natale

1936 – XV”

12 sonetti a S. Chiara d’Assisi. Milano, Vincenzo Colonnello,

(1961).

In 4to (247 x 176 mm). [46] carte. Impresso in rosso e nero, con

numerose xilografie a piena pagina. Brossura editoriale con riproduzione

del frontespizio in copertina.

N. 94 di 870 copie, con dedica autografa di Bruno da

Osimo al colophon.

TREVISANI, Piero. Uno silografo italiano: Bruno da Osimo. In

“Sonderdruck aus dem Gutenberg-Jahrbuch 1941.”

In folio (277 x 206 mm). pp. 280-293. 12 riproduzioni di xilografie.

Brossura editoriale.

Con dedica “Ai cari Maraini nobili comprensori della mia

arte, io: Bruno da Osimo. Pasqua 1942”.

Bruno da Osimo. Silografo. Fabriano, Stabilimento di arti grafiche

“Gentile”, 1934.

In 8vo (217 x 161 mm). 47 [3] pp. Numerose illustrazioni nel testo,che è di vari autori. Brossura editoriale illustrata. Due copie.

SI AGGIUNGONO: altri 7 opuscoli monografici su Bruno da Osimo.

SI AGGIUNGONO: Poemetto di passione per la Pasqua (1960), 8

pagine. 6 bifoli e 2 cartoline (di cui una indirizzata ad Antonio Maraini,

con lungo testo di Bruno da Osimo), e infine un dattiloscritto

intitolato “VI Congresso europeo de exlibris – Barcelona – 3/6 Luglio

1958 – Bruno Bramanti”, di 7 fogli, con testo di Italo Zetti, in

brossura con dedica “Ad Antonio Maraini per ricordo di Bramanti

e del VI Congresso europeo che abbiamo tenuto a Barcellona dal

3 a 6 luglio 1958. Bruno da Osimo e la sua Silvana”.

SI AGGIUNGONO: 6 inviti a mostre tenute dal 1939 al 1960. Quella

del 1946 con commenti di Ada Negri, Ettore Cozzani, ecc.

Allegato anche un libro dal titolo “Giuseppe Volpi. Ricordi e testimonianze”

contenente articolo di Antonio Maraini.

(6 libri e 3 cartelline)

 

Stima   € 300 / 500
Aggiudicazione  Registrazione
264

UNGARETTI, Giuseppe (1888-1970). Il taccuino del vecchio […]

Auguri […] Monologhetto Apocalissi […]. Traduzioni in manoscritto

definitivo di Francis Ponge. Milano, Guido Le Noci, (1963).

In folio (350 x 260 mm). [70] carte, 1 tavola che riproduce il disegno

impresso al piatto anteriore, una carta ripiegata che custodisce al

suo interno il poema autografo di Ungaretti, 3 carte dedicate alla

“Impronta originale della mano del poeta”. Il testo è illustrato da 12

ritratti fotografici di Ungaretti. Edizione di soli 43 esemplari stampati

in occasione del 75° compleanno di Ungaretti. N. 2 della collezione

“Inchiostri” delle Edizioni Apollinaire di Milano. Assente la

tavola di Jean Fautrier menzionata al frontespizio. Piena pergamena

con riproduzione in serigrafia di autografi ungarettiani in verde

al piatto anteriore. Conservate le brossure originali. In custodia.

Ottimo.

ESEMPLARE UNICO. “Copia fuori commercio per il rilegatore”

Giovanni De Stefanis, arricchita da:

- un manoscritto originale firmato della poesia “Apocalissi”, scritto

in inchiostro verde, montato entro passe-partout all’inizio del

volume;

- una dedica autografa firmata, al legatore De Stefanis, alla pagina

che reca l’impronta originale della mano del Poeta: “per De Stefanis

/ che ha rilegato con / grande arte la / mia povera arte / Giuseppe

Ungaretti / Milano, il 23/4/1963”;

- una busta indirizzata a Giovanni De Stefanis contenente l’invito

alla presentazione del libro e altri fogli sciolti relativi alla pubblicazione;

- e infine un sasso con dedica autografa di Ungaretti “Auguri /

Ungaretti / 23.4.1963 / Milano”, presumibilmente manoscritto dal

Poeta in occasione della presentazione del libro e conservato in

scatola ovale rigida in pergamena, imbottita e con chiusura a scatto,

appositamente realizzata e firmata da De Stefanis. Bellissimo

cimelio.

Stima   € 2.000 / 3.000
Aggiudicazione  Registrazione
265

Carteggio risorgimentale Mario Aldisio Sammito (1834-1902)

Importante fondo costituito da oltre 150 lettere autografe con le

relative buste, datate dal 1862 al 1899, da 12 fotografie per lo più

con dedica, e da oltre 20 cartoline autografe, inviate dai protagonisti

del Risorgimento italiano a Mario Aldisio Sammito, patriota

e scrittore siciliano.

Il nucleo più importante del presente carteggio è costituito

da 6 lunghe lettere autografe di Giuseppe Mazzini, accompagnate

da 2 fotografie di cui una con dedica, e da 18 lettere di

Giuseppe Garibaldi, accompagnate da 1 fotografia con firma

autografa.

Sammito nacque a Terranova di Sicilia (l’odierna Gela) nel 1834. Fu

uno dei personaggi più noti tra i gelesi di fine secolo. Fin da giovane

coltivò ideali di libertà ed eguaglianza. Le disperate condizioni

di vita dei contadini di Terranova, il loro asservimento al potere

locale e la loro religiosità fortemente intrisa di superstizione spinsero

Sammito a desiderare di migliorare la situazione, assumendo

posizioni fortemente anticlericali e progressiste. Partecipò ai moti

risorgimentali prendendo contatti con Garibaldi e il figlio Menotti

[entrambi presenti nel carteggio con lettere, biglietti e fotografie].

Nel 1869 fu arrestato con l’imputazione di “attentato contro la

persona sacra del Re e del cambiamento di governo”. In carcere

scrisse la raccolta di poesie Canti del prigioniero, pubblicate 1870,

opera che appartiene ad una nutrita serie di scritti di carattere

storico-sociale molto ammirati da pensatori coevi, sia italiani, sia

stranieri.

Già nel 1868, Sammito, che collaborava con riviste letterarie e politiche,

si era affermato redigendo un lungo proemio alla prima traduzione

italiana del Genio delle Religioni di Edgar Quinet. Tale proemio

ebbe il plauso dello stesso Quinet [come si può leggere nella

qui presente lettera scritta da Quinet il 16 febbraio 1868, citata

nella Raccolta di lettere del Generale Giuseppe Garibaldi indirizzate a

M. Aldisio Sammito]. A questo lavoro seguirono La Nizzarda (1870),

con prefazione di Giuseppe Garibaldi, e un’altra decina di opere,

tra cui: Giovanni Grilenzoni e le sue memorie storiche d’Italia dal 1821

al 1868 (1871), precedute da una lettera di Giuseppe Mazzini a

Sammito; Della questione finanziaria (1878), contro il Depretis allora

ministro delle Finanze; Il papato al cospetto della Storia (1881),

aspra requisitoria contro la Chiesa in nome della scienza.

Sammito fu inoltre presidente del Fascio dei Lavoratori di Terranova

e dei Fasci delle province di Caltanissetta e Siracusa, e consigliere

comunale di Terranova per molti anni.

Alla sua morte, avvenuta il 22 giugno 1902, l’amministrazione comunale

dell’epoca gli intitolò una via, tutt’ora presente e attigua

alle vie dedicate a Mazzini, D’Azeglio e Crespi.

MAZZINI, Giuseppe (1805-1872). 6 lettere autografe firmate,

tutte pubblicate nella già citata raccolta Lettere inedite di Giuseppe

Mazzini a Mario Aldisio Sammito a cura di Gaetano Firetto, apparsa

all’interno della “Nuova Antologia – Rivista di Lettere, Scienze ed

Arti” nel 1914. Tale raccolta, acclusa per intero in fotocopia, si apre

con una interessante introduzione di Firetto su Sammito e prosegue

con la trascrizione di 10 lettere spedite da Mazzini a Sammito

tra il 1863 e il 1872. Di queste lettere, la presente collezione ne

conserva ben sei (indicate nella raccolta con i numeri I, II, III, IV, VII,

X). L’ultima è di grande rilievo.

Delle due fotografie, la prima, di 78 x 49 mm, applicata su cartoncino,

ritrae il Patriota in un ovale e reca al retro versi presumibilmente

manoscritti da Sammito “Pace o Martire – La pietra ove dormi

è il nostro altare. Tu sei morto, e la tua fede oltre ai secoli vivrà!

M.A.S.” La seconda misura 900 x 600 mm e reca in calce la dedica

autografa “Ad Aldisio Sammito Gius. Mazzini”; al retro l’iscrizione

D. Lama Photographer, 7 Osnaburgh St., Regents Park, London”.

Nella prima lettera, datata 11 aprile [1863], Mazzini chiama Sammito

“Fratello” e gli porge tra l’altro “una stretta di mano fraterna ad

un uomo che intende le condizioni del paese e sa come amarlo.”

Scrive poi: “Oggi v’è un altro dovere per l’Italia, prominente su tutti:

l’Agire. Il moto Polacco ci addita supremo scopo l’insurrezione e la

guerra del Veneto … La povera eroica Polonia aspetta da noi un

aiuto d’azione, non di sterili applausi … M’occupo in primo accordo

con Garibaldi, di questo” Mazzini incita al coinvolgimento del popolo

e alla raccolta di fondi da destinare alle imprese.

La seconda lettera, datata 14 settembre 1864, ritorna sulla “impresa

emancipatrice del Veneto” e ne deplora la difficoltà, dovuta

soprattutto alla mancanza di segretezza. Mazzini esorta quindi

Sammito e i suoi amici a rivolgersi solo a lui, a raccogliere il più

rapidamente possibile mezzi per l’impresa e a coinvolgere uomini

di Terranova “che si trovano nell’esercito e che possono credersi

tendenti alle nostre idee”.

Nella terza (14 novembre [1864]) e quarta lettera (1 marzo [1865]),

Mazzini ribadisce nuovamente l’importanza della raccolta di fondi

e soprattutto della compattezza del Comitato Centrale Unitario:

“Vorrei che fossimo, per un tempo almeno, compatti e disciplinati

come un esercito. Non riusciremo senza questo.”

E’ della lettera successiva, scritta il 31 ottobre [1866], la vigorosa

esortazione “La Repubblica Italiana non deve essere più sogno

d’un incerto lontano avvenire ma scopo obbiettivo dello stadio

presente.”

L’ultima lettera, la n. X della raccolta di Firetto, scritta da Mazzini il

30 gennaio 1872, circa un mese prima della sua morte (avvenuta il

10 marzo 1872), differisce molto dalle precedenti nel tenore. Anzitutto,

non si apre con il consueto “Fratello” ma con un duro “Caro

Sammito”. In essa Mazzini prende nettamente le distanze dalle posizioni

laiche e scientiste di Sammito e di molti altri che, come lui,

avevano abbandonato il motto mazziniano “Dio e Popolo”. Scrive il

grande patriota: “Dissento radicalmente da tutto quello che da un

anno fate a tentate e deploro altamente il male che, sulla via scelta,

fate – senza saperlo – al Partito e al paese. Il Partito s’è scisso e la

divisione viene da voi.” E, più avanti: “Vi confesso che voi tutti mi

date sui nervi quando mi parlate a ogni istante di Scienza come opposta

alle mie credenze … Non v’accuso perché seguiate la scienza

che intendo, permettetemi, di seguir quanto voi, ma perché prendete

per Scienza un breve frammento isolato di Scienza”. Si tratta

di una missiva articolata, veemente e di grande respiro, che vibra

dello spirito che animava il grande patriota.

GARIBALDI, Giuseppe (1807-1882). Nucleo di 18 lettere indirizzate

da Garibaldi a Sammito, dal 1863 al 1880, tutte (tranne una)

pubblicate in Raccolta di lettere del Generale Giuseppe Garibaldi indirizzate

a M. Aldisio Sammito precedute da due di F. D. Guerrazzi

e continuate da altre di V. Hugo, E. Quinet, E. Rochefort e L. Taxil al

medesimo, Piazza Armerina, Adolfo Pansini, [1882] – allegato alla

collezione. Questa antologia di 61 [3] pagine riproduce missive

spedite nel corso di 19 anni (1862-1881) da Garibaldi a Sammito,

raccolte per cura dell’editore Pansini. “Esse contengono i più gravi

insegnamenti e le più schiette manifestazioni dell’Uomo che personificò,

per mezzo secolo, gli avvenimenti del Popolo Italiano e

santificò la solidarietà fra i popoli del Mondo.”

Delle 19 lettere qui presenti, una è interamente autografa e di contenuto

politico, 17 hanno firma autografa e una non è autografa

ma scritta da Basso “Per G. Garibaldi indisposto”. Le missive sono

inviate per lo più da Caprera, ma anche da Vinci, Roma, Albano

e Genova. Quella del 6 aprile 1869 include una foto con firma

autografa, 101 x 62 mm, proveniente dallo studio di Alessandro

Pavia in Genova.

La lunga lettera di carattere politico, datata “Caprera, 6 marzo

1872” (n. XXXIV, p. 35, nella Raccolta), è particolarmente importante

in quanto testimonia la distanza tra Mazzini e di Garibaldi, che qui

scrive, tra l’altro, “Mazzini […] ha torto, ed avrei io una massa di torti

da imputargli, se volessi occuparmene.”

Elenco delle lettere in ordine cronologico. I numeri romani tra parentesi

si riferiscono al numero assegnato a ciascuna lettera nella Raccolta del Pansini.

- Caprera, 11 aprile 1863 (n. V)

- Vinci, 31 luglio 1867 (n. XI), “Ho già aderito al Congresso internazionale

della Pace … Credo, quindi, dovere d’ogni uomo che ama

il bene dell’umanità, di parteciparvi” (Basso per G. Garibaldi indisposto)

- Caprera, 21 gennaio 1868 (n. XII), “L’Italia conta sempre sui valorosi

Siciliani pel compimento de’ suoi destini. Io sono per la vita.”

- Caprera, 6 aprile 1869 (n. XV), “Vi invio una fotografia” (foto con

firma autografa, mm 62 x 101, proveniente dallo studio di Alessandro

Pavia in Genova)

- Caprera, 27 settembre 1870 (n. XXVI)

- Caprera, 18 luglio 1871 (n. XXVIII)

- Caprera, 4 giugno 1872 (n. XXXIII), “Per vari mesi io cercai di scuotere

i Veneti; ma fu predicare al deserto. Vi auguro miglior fortuna”.

- Caprera, 6 marzo 1872 (n. XXXIV), “In una mia a Stefanoni, l’ho

pregato di pubblicare le linee seguenti: 1°. Dichiarare apertamente

che sono repubblicano. 2°. Disdire che appartengo all’Internazionale.

3° Trattare con rispetto filosofico la questione religiosa, cioè

teologica. Quelle parole di Mazzini, i Mazziniani chiamano concilianti.

Io ho pensato di occupare il mio tempo in cose utili. Dopo

ciò, credo, non vi sarà più chi pensi a conciliazione. Poi, mio caro

amico, credetelo! Mazzini non può conciliarsi perché ha torto, ed

avrei io una massa di torti da imputargli, se volessi occuparmene.

Comunque, essendovi tra i numerosi suoi aderenti molta gente,

che saranno con noi sul campo dell’azione, noi dobbiamo, senza

sottomettersi alle intempestive irrazionali loro esigenze, assicurarli

che anche nella questione politica ci troveranno compagni. Sono

anch’io quindi tra i dissenzienti in dottrine”

- Caprera, 13 gennaio 1873 (n. XXXV)

- Caprera, 29 luglio 1873 (n. XXXVI)

- Caprera, 13 gennaio 1874 (n. XXXIX)

- Caprera, 7 aprile 1874 (n. XL)

- Roma, 7 marzo 1875 (n. XLIII)

- Roma, 20 novembre 1875 (n. 46), “Il Lavoro è alla base della vita

umana: la poltroneria, anititesi dello stesso, è adottata dai governi

che vogliono i popoli nella corruzione e nel servaggio.”

Stima   € 8.000 / 12.000
267

(Illustrati 500) ALIGHIERI, Dante. La comedia di Dante

Aligieri [sic] con la nova espositione di Alessandro Vellutello.

(Impressa in Vinegia, per Francesco Marcolini

ad instantia di Alessandro Vellutello, del mese di

gugno [sic] 1544).

In 4to (219 x 151 mm). [441] carte, assente l’ultima bianca.

Testo in corsivo, circondato dal commento in corpo

più piccolo, intervallato da 87 illustrazioni xilografiche,

di cui tre a piena pagina all’apertura di ogni cantica e 84

che occupano un terzo della pagina. Qualche fascicolo

occasionalmente ingiallito e altre trascurabili tracce del

tempo, un angolo restaurato. Legatura di primo Novecento

in pieno marocchino rosso riccamente decorato;

piatti riquadrati da elaborata cornice in nero, oro e a

secco, dorso con nervi e compartimenti finemente decorati

in oro, labbri e dentelles decorate, sguardie in tela

verde scuro, tutti i tagli dorati. Grande ex libris del Dr.

Paul Krasnopolski, etichetta della libreria Rappaport di

Roma.

Bella e fresca copia di questa celebre edizione

della Commedia, la prima con il commento di Alessandro

Vellutello e la prima con “illustrazioni moderne”,

come scrive Volkmann nella sua Iconografia dantesca

(pp. 72-73). Si tratta infatti di ampie immagini, attribuite

allo stesso Marcolini, che ritraggono per la prima volta

con precisione ambienti e atmosfere della Commedia.

Gamba 387: “Edizione bellissima, ornata di eleganti intagli

in legno”.

De Batines I pp. 82-84. Mambelli 30. Mortimer Italian

146. Essling 545. Sander 2328.

Stima   € 2.900 / 3.500
Aggiudicazione  Registrazione
268

(Lotto di piccole edizioni del Seicento)

ALIGHIERI, Dante. La Divina Comedia di Dante. In Venetia, appresso

Nicolo Misserini, 1629.

In 24mo (90 x 45 mm). [vi] 510 [24] pp. Frontespizio entro cornice

calcografica, testo in corsivo. Legatura posteriore in piena pelle,

con tassello e decorazioni in oro al dorso, sciupata, con fascicoli

allentati; frontespizio un po’ polveroso, margine superiore di un

paio di carte strappato con minime perdite, antica nota di appartenenza

alla sguardia.

Terza ed ultima edizione della Commedia pubblicata nel

XVII secolo: tra il 1596 e il 1702 vennero infatti stampate solo tre

edizioni del poema dantesco. Grazioso librino stampato in carattere

corsivo minuscolo.

SI AGGIUNGE:

(Elzevier) STRANSKY, Pavel. Respublica Bohemiæ. Lugd. Batavorum,

ex officina Elzeviriana, 1634.

In 24mo (104 x 53 mm). [viii] 507 [13] pp. Frontespizio calcografico,

iniziali e fregi xilografici. Piena pergamena posteriore, titolo

impresso a secco al dorso (doratura sbiadita), per il resto copia molto buona.

Prima edizione elzeviriana di questo testo storico-geografico

sulla Boemia. Willems 414.

SI AGGIUNGE:

(Elzevier) STEPHANIUS, J. S. De regno Daniæ et Norwegiæ. Lugduni

Batavorum, ex officina Elzeviriana, 1629.

In 24mo (107 x 52 mm). [xvi] 447 [i.e. 457] [7] pp. Frontespizio

calcografico, iniziali e fregi xilografici. Legatura posteriore in pieno

vitello, piatti e scomparti al dorso riquadrati da doppio filetto dorato.

Dorso sciupato, lacuna alla testa.

Seconda edizione, con la stessa data della prima, ma più

corretta e più completa. Willems 320.

SI AGGIUNGE:

(Elzevier) Arabia, seu Arabum vicinarumque gentium Orientalium

leges, ritus, sacri et profani mores, instituta et historia. Amstelodami,

apud Ioannem Ianssonium, 1633.

In 24mo (110 x 55 mm). 297 [i.e. 287] [1] pp. Frontespizio calcografico

(quasi sciolto e con piccolo foro al margine superiore). Piena

pergamena coeva.

Stima   € 900 / 1.200
Aggiudicazione  Registrazione
241 - 270  di 335