Importanti Dipinti Antichi

19 APRILE 2016
Asta, 0170
32

Viviano Codazzi  (Taleggio, Bergamo, 1606 circa - Roma 1670)

Stima
€ 40.000 / 60.000

Viviano Codazzi  (Taleggio, Bergamo, 1606 circa - Roma 1670)

e Filippo Lauri  (Roma 1623-1694)

PALAZZO CON GIARDINO E FONTANA, CON EPISODIO BIBLICO

olio su tela, cm 74x100

 

Bibliografia

G. Briganti, Viviano Codazzi, in I Pittori Bergamaschi dal XIII al XIX secolo. Il Seicento, I, Bergamo 1983, p. 704, n. 128; p. 736, fig. 2.

D. R. Marshall, Viviano and Niccolò Codazzi and the Baroque Architectural Fantasy, Milano – Roma 1993, p. 324, VC 191.

G. Sestieri, Il capriccio architettonico in Italia nel XVII e XVIII secolo, Roma 2015, I, p. 363, fig. 117.

 

Pubblicato da Giuliano Briganti, il primo ad occuparsi di Viviano Codazzi dopo l’apertura longhiana nel 1955 e a stendere un primo catalogo delle sue opere, il dipinto qui offerto è stato nuovamente riprodotto da David Marshall sulla base della stessa fotografia e descritto come di ignota ubicazione: solo recentemente, infatti, la tela è riemersa dalla raccolta privata che da tempo la custodiva, consentendoci di ammirare un’opera finora malnota e di confermare senza riserve l’opinione degli studiosi citati.

Tipica di Viviano Codazzi è infatti la prospettiva architettonica in cui i volumi aggettanti di un porticato e le sue ombre portate disegnano un partito geometrico rigoroso sull’austera facciata di una villa, appena movimentata da nicchie che si alternano ai profili delle finestre. Piccoli tocchi di realtà – imposte socchiuse e persone affacciate su uno sfondo di cielo appena intravisto – impediscono alla scena di trasformarsi in puro esercizio di prospettiva. Sugli scalini che dalla terrazza conducono al giardino le figurine dipinte da Filippo Lauri mettono in scena un episodio vetero-testamentario che solo l’esame diretto consente oggi di identificare come facente parte dell’epopea di Giuseppe in Egitto, qui in atto di accogliere i fratelli e di farsi riconoscere da loro. Lo stesso episodio, indubbiamente assai raro, era stato dipinto da Pier Francesco Mola su una delle pareti brevi della galleria affrescata per volere di Alessandro VII nel palazzo pontificio di Montecavallo: un’impresa coordinata da Pietro da Cortona, cui si deve il progetto di insieme documentato da disegni preparatori e da recenti ritrovamenti, e portata a termine da artisti diversi per rango e per formazione, autori di varie storie dell’antico Testamento. Tra questi, per l’appunto, Filippo Lauri, autore di due scene figurate (Sacrificio di Caino e Abele; Gedeone) e, secondo le fonti, di una parte dell’ornato, ossia la cornice monocroma che ad esse faceva da ideale supporto. E’ probabile quindi che, nella scelta di un episodio a piccole figure con cui animare la solenne prospettiva di Viviano, Lauri si ricordasse della scena monumentale che aveva visto dipingere a Montecavallo, e decidesse di ripeterne la composizione, sebbene in controparte e con molte varianti. Un dato, questo, che costituisce un sicuro termine di datazione del nostro dipinto dopo il 1657, peraltro in linea con la cronologia proposta per il gruppo di opere eseguite in collaborazione da Lauri e Codazzi. Oltre che dalla serie di dipinti oggi conosciuti e a loro assegnati da David Marshall (Viviano and Niccolò Codazzi…. cit., VC 182-194) il loro sodalizio è documentato dagli inventari di molte fra le più importanti collezioni romane: prospettive di Viviano animate da figure di Lauri risultano, ad esempio, nella raccolta del Marchese del Carpio, ambasciatore del Re di Spagna a Roma (1682); in quella di Filippo II Colonna (1714); in quella, raffinatissima e probabilmente organizzata da Giovanni Paolo Panini, del cardinale Silvio Valenti Gonzaga (1763); in quella, infine, di Camillo Rospigliosi (1769).