Mobili arredi ed oggetti d' Arte

Mobili arredi ed oggetti d' Arte
19 APRILE 2011
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19 APRILE 2011

Mobili arredi ed oggetti d' Arte

Asta, 0112
Firenze, Palazzo Ramirez Montalvo
Borgo Albizi, 26
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151 - 180  di 204
Johann Daniel Hertz I (Augsburg 1693 1754) SCENA DI BATTAGLIA incisione su carta, cm 59x85 danni
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Johann Daniel Hertz I (Augsburg 1693 1754) SCENA DI BATTAGLIA incisione su carta, cm 59x85 danni

Johann Daniel Hertz I (Augsburg 1693 1754) SCENA DI BATTAGLIA incisione su carta, cm 59x85 danni
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Scuola romana, sec. XVIII-XIX LA ROCHE TARPENIENNE LA NAVICELLA coppia di acquarelli su carta, cm 18x25 ciascuno (2)
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Scuola romana, sec. XVIII-XIX LA ROCHE TARPENIENNE LA NAVICELLA coppia di acquarelli su carta, cm 18x25 ciascuno (2)

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Scuola veneta, inizi sec. XVIII PAESAGGI BUCOLICI coppia di dipinti ad olio su tela, cm 22,5x31 ciascuno (2)
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Scuola veneta, inizi sec. XVIII PAESAGGI BUCOLICI coppia di dipinti ad olio su tela, cm 22,5x31 ciascuno (2)

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Scuola veneta, fine sec. XVIII PAESAGGIO BUCOLICO olio su tavoletta circolare, diam. cm 25
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Scuola veneta, fine sec. XVIII PAESAGGIO BUCOLICO olio su tavoletta circolare, diam. cm 25

Scuola veneta, fine sec. XVIII PAESAGGIO BUCOLICO olio su tavoletta circolare, diam. cm 25
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Scuola emiliana, sec XVIII GIOVANETTO CON LIBRO olio su tavoletta circolare, diam. cm 32,5
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Scuola emiliana, sec XVIII GIOVANETTO CON LIBRO olio su tavoletta circolare, diam. cm 32,5

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Scuola napoletana, sec. XVIII RITRATTO DI GENTILDONNA CON CAGNOLINO olio su tela, cm 95,5x76
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Scuola napoletana, sec. XVIII RITRATTO DI GENTILDONNA CON CAGNOLINO olio su tela, cm 95,5x76

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Scuola emiliana, inizi sec. XVIII APOSTOLO olio su tela, cm 48x47
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Scuola emiliana, inizi sec. XVIII APOSTOLO olio su tela, cm 48x47

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Cerchia di Marco Ricci, sec. XVIII PAESAGGIO FLUVIALE CON CIELO IN TEMPESTA, ARCHITETTURE E FIGURE olio su tela, cm 74x98
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Cerchia di Marco Ricci, sec. XVIII PAESAGGIO FLUVIALE CON CIELO IN TEMPESTA, ARCHITETTURE E FIGURE olio su tela, cm 74x98

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Scuola romana, sec. XVIII PAESAGGIO FLUVIALE CON PONTE E VIANDANTI olio su tela, cm 73,5x98
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Scuola romana, sec. XVIII PAESAGGIO FLUVIALE CON PONTE E VIANDANTI olio su tela, cm 73,5x98

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Carlo Marko (Budepest 1822 - Mosca 1891) PAESAGGIO CON FIGURE olio su carta, cm 11x15
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Carlo Marko (Budepest 1822 - Mosca 1891) PAESAGGIO CON FIGURE olio su carta, cm 11x15

Carlo Marko (Budepest 1822 - Mosca 1891) PAESAGGIO CON FIGURE olio su carta, cm 11x15
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Felice Carena (Cumiana 1879 - Venezia 1966) CENTAURI IN AMORE; IL BUON SAMARITANO; LESODO; CAVALLI chine su carta, cm 20x30 ca, ciascuna (4)
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Felice Carena (Cumiana 1879 - Venezia 1966) CENTAURI IN AMORE; IL BUON SAMARITANO; LESODO; CAVALLI chine su carta, cm 20x30 ca, ciascuna (4)

Felice Carena (Cumiana 1879 - Venezia 1966) CENTAURI IN AMORE; IL BUON SAMARITANO; LESODO; CAVALLI chine su carta, cm 20x30 ca, ciascuna (4)
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Felice Carena (Cumiana 1879 - Venezia 1966) NUDO FEMMINILE sanguigna su carta, cm 57x43 firmato e datato 5-5-25 XIV
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Felice Carena (Cumiana 1879 - Venezia 1966) NUDO FEMMINILE sanguigna su carta, cm 57x43 firmato e datato 5-5-25 XIV

Felice Carena (Cumiana 1879 - Venezia 1966) NUDO FEMMINILE sanguigna su carta, cm 57x43 firmato e datato 5-5-25 XIV
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Scuola veneto-cretese, secc. XVI-XVII MADONNA COL BAMBINO BENEDICENTE, SAN GIOVANNI BATTISTA E SAN NICOLA trittico, tempera su tavola fondo oro, cm 160,5x58; cm 153x45,5; cm 152x47 (3) danni e mancanze; restauri e ridipinture di epoca posteriore
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Scuola veneto-cretese, secc. XVI-XVII MADONNA COL BAMBINO BENEDICENTE, SAN GIOVANNI BATTISTA E SAN NICOLA trittico, tempera su tavola fondo oro, cm 160,5x58; cm 153x45,5; cm 152x47 (3) danni e mancanze; restauri e ridipinture di epoca posteriore

Scuola veneto-cretese, secc. XVI-XVII MADONNA COL BAMBINO BENEDICENTE, SAN GIOVANNI BATTISTA E SAN NICOLA trittico, tempera su tavola fondo oro, cm 160,5x58; cm 153x45,5; cm 152x47 (3) danni e mancanze; restauri e ridipinture di epoca posteriore
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Nicoletto Semitecolo (Venezia e Padova doc. fra 1353 e 1370) MADONNA COL BAMBINO tempera e oro su tavola, cm 52,5x41,5; tavola cm 58x47 Lopera è corredata da parere scritto di Andrea De Marchi, Firenze, 8 marzo 2011  tavola, che recava una generica attribuzione a Paolo Veneziano e la notizia di unantica provenienza padovana, va riferita al pittore veneziano Nicoletto Semitecolo, definito da Rioberto Longhi come a Venezia  più vivo tra gli artisti locali nella seconda metà del Trecento, che ebbe una prima formazione paolesca verso il 1350, ma poi lavorò a Padova e si avvicinò al più corposo naturalismo di Guariento dArpo (per una sintesi ben aggiornata sul profilo del maestro e sul suo catalogo vedi C.Guarnieri, Per un corpus della pittura veneziana del Trecento al tempo di Lorenzo, in  e memorie di storia dellarte XXX, 2006, pp.54-55). I confronti sono immediati col capolavoro del pittore, le tavole dellarca di San Sebastiano per il Duomo di Padova, dipinte nel 1367, dove troviamo gli stessi volti scorciati dai tratti taglienti e minuti, la squadratura dei volumi guarienteschi piegata a movenze più gentili. La tavola presenta una forte spaccatura verticale, che interessa il volto del Bambino, ma il volto della Madre presenta il tipico modo di costruire gli incarnati della tradizione di Paolo Veneziano, su una base bruna, ma con morbide scremature di luce e arrossamenti delicati, e uninclinazione malinconica tipica del pittore. La Madonna non è semplicemente frontale, si volge verso il Figlio e per ciò stesso è decentrata leggermente verso destra. La mano destra afferra con le dita filiformi il piedino di Gesù, calzato con eleganti sandali neri. Il Bambino, la cui nudità è coperta da un drappo aranciato e da un velo, si volge vivacemente di lato, protendendo entrambe le mani nel gesto benedicente, in maniera insolita. Il corpo della Vergine sembra inarcarsi per accoglierlo, con una curvatura francesizzante che è in linea anche con la maturazione gotica di Lorenzo Veneziano, pure sensibile a Guariento, affermatosi a Venezia negli anni cinquanta. Sul fondo rosso sono vergate a biacca, in alto, le parole  / MARIA I nimbi in oro sono fregiati con allinterno con archetti a granitura (come si vede in alcune opere anche di Donato Veneziano, insieme al quale Semitecolo è attestato a Venezia nel 1353) e delineati da una larga pennellata nera e un filo bianco allesterno. Esattamente come il San Daniele, patrono di Padova, che era dipinto sulla destra nel lato interno della coperta dellarca di San Sebastiano. Anche questo, come il San Sebastiano in pendant (entrambi ora nel Museo diocesano darte sacra di Padova) e come il Cristo in pietà fra la Madonna e San Giovanni che era al centro (ora nella collezione Sorlini) sono dipinti su fondo rosso e presentano dimensioni simili, unaltezza di poco superiore (64 cm). Come ha dimostrato A.Crovato (in G.Rossi Scarpa, Nicoletto Semitecolo nel Duomo di Padova, in R.Polacco E.Martini, Dipinti veneti. Collezione Luciano Sorlini, Carzago di Cavagese della Riviera 2000, pp.385-390; la problematica è del tutto ignorata da V.Sgarbi, in Giotto e il suo tempo, catalogo della mostra di Padova a cura di V.Sgarbi, Milano 2000, pp.338-339) queste figure, dipinte a testa riversa rispetto al Thronus Gratiae fra due Storie di San Sebastiano su fondo oro, sullaltro lato della stessa tavola, costituivano il lato interno di unanta orizzontale ribaltabile verso il basso, che permetteva in determinate occasioni liturgiche di scoprire le reliquie di San Sebastiano conservate allinterno della cassa (sul tema è in corso di stampa uno studio approfondito di Cristina Guarnieri, presentato al convegno sul Duomo di Padova, nellottobre del 2009). La tavola in oggetto appare segata sul retro in maniera assai irregolare e non già per semplice assottigliamento, tanto che viene da supporre che, come la Pietà Sorlini, sia stata separata in antico dalla pittura che stava sullaltro lato e provenga quindi dalla faccia interna di una chiudenda istoriata di una cassa di santo o beato simile a quella dellarca di San Sebastiano, probabilmente realizzata a Padova su suo diretto modello, poco dopo il 1367. Nellarca del Duomo patavino la Madonna dellUmiltà era dipinta su una tavola inferiore, che rimaneva fissa, al centro di altre due storie di San Sebastiano (tutte queste tavole, ben note, sono ora nel Museo diocesano). In questo caso è possibile che si trattasse di un programma meno ampio e che la Madonna fosse inserita sul lato interno, visibile solo quando lanta era aperta, privilegiando per quello esterno una figurazione emblematica della Passione di Cristo, come lImago Pietatis. E in ogni caso altamente probabile la provenienza da un complesso simile e non già la funzione come tavola autonoma di devozione. La venatura verticale del legno potrebbe però suggerire una struttura più anomala costituita da due ante verticali di chiusura di un tabernacolo-reliquiario sviluppato in altezza, e allora si spiegherebbe la posizione decentrata della Vergine verso destra, di faccia ad unImago pietatis sul lato sinistro, lintegrazione, sopra e sotto, con eventuali figure di santi, e sullaltro lato le storie del santo o beato venerato nel tabernacolo.
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Nicoletto Semitecolo (Venezia e Padova doc. fra 1353 e 1370) MADONNA COL BAMBINO tempera e oro su tavola, cm 52,5x41,5; tavola cm 58x47 Lopera è corredata da parere scritto di Andrea De Marchi, Firenze, 8 marzo 2011  tavola, che recava una generica attribuzione a Paolo Veneziano e la notizia di unantica provenienza padovana, va riferita al pittore veneziano Nicoletto Semitecolo, definito da Rioberto Longhi come a Venezia  più vivo tra gli artisti locali nella seconda metà del Trecento, che ebbe una prima formazione paolesca verso il 1350, ma poi lavorò a Padova e si avvicinò al più corposo naturalismo di Guariento dArpo (per una sintesi ben aggiornata sul profilo del maestro e sul suo catalogo vedi C.Guarnieri, Per un corpus della pittura veneziana del Trecento al tempo di Lorenzo, in  e memorie di storia dellarte XXX, 2006, pp.54-55). I confronti sono immediati col capolavoro del pittore, le tavole dellarca di San Sebastiano per il Duomo di Padova, dipinte nel 1367, dove troviamo gli stessi volti scorciati dai tratti taglienti e minuti, la squadratura dei volumi guarienteschi piegata a movenze più gentili. La tavola presenta una forte spaccatura verticale, che interessa il volto del Bambino, ma il volto della Madre presenta il tipico modo di costruire gli incarnati della tradizione di Paolo Veneziano, su una base bruna, ma con morbide scremature di luce e arrossamenti delicati, e uninclinazione malinconica tipica del pittore. La Madonna non è semplicemente frontale, si volge verso il Figlio e per ciò stesso è decentrata leggermente verso destra. La mano destra afferra con le dita filiformi il piedino di Gesù, calzato con eleganti sandali neri. Il Bambino, la cui nudità è coperta da un drappo aranciato e da un velo, si volge vivacemente di lato, protendendo entrambe le mani nel gesto benedicente, in maniera insolita. Il corpo della Vergine sembra inarcarsi per accoglierlo, con una curvatura francesizzante che è in linea anche con la maturazione gotica di Lorenzo Veneziano, pure sensibile a Guariento, affermatosi a Venezia negli anni cinquanta. Sul fondo rosso sono vergate a biacca, in alto, le parole  / MARIA I nimbi in oro sono fregiati con allinterno con archetti a granitura (come si vede in alcune opere anche di Donato Veneziano, insieme al quale Semitecolo è attestato a Venezia nel 1353) e delineati da una larga pennellata nera e un filo bianco allesterno. Esattamente come il San Daniele, patrono di Padova, che era dipinto sulla destra nel lato interno della coperta dellarca di San Sebastiano. Anche questo, come il San Sebastiano in pendant (entrambi ora nel Museo diocesano darte sacra di Padova) e come il Cristo in pietà fra la Madonna e San Giovanni che era al centro (ora nella collezione Sorlini) sono dipinti su fondo rosso e presentano dimensioni simili, unaltezza di poco superiore (64 cm). Come ha dimostrato A.Crovato (in G.Rossi Scarpa, Nicoletto Semitecolo nel Duomo di Padova, in R.Polacco E.Martini, Dipinti veneti. Collezione Luciano Sorlini, Carzago di Cavagese della Riviera 2000, pp.385-390; la problematica è del tutto ignorata da V.Sgarbi, in Giotto e il suo tempo, catalogo della mostra di Padova a cura di V.Sgarbi, Milano 2000, pp.338-339) queste figure, dipinte a testa riversa rispetto al Thronus Gratiae fra due Storie di San Sebastiano su fondo oro, sullaltro lato della stessa tavola, costituivano il lato interno di unanta orizzontale ribaltabile verso il basso, che permetteva in determinate occasioni liturgiche di scoprire le reliquie di San Sebastiano conservate allinterno della cassa (sul tema è in corso di stampa uno studio approfondito di Cristina Guarnieri, presentato al convegno sul Duomo di Padova, nellottobre del 2009). La tavola in oggetto appare segata sul retro in maniera assai irregolare e non già per semplice assottigliamento, tanto che viene da supporre che, come la Pietà Sorlini, sia stata separata in antico dalla pittura che stava sullaltro lato e provenga quindi dalla faccia interna di una chiudenda istoriata di una cassa di santo o beato simile a quella dellarca di San Sebastiano, probabilmente realizzata a Padova su suo diretto modello, poco dopo il 1367. Nellarca del Duomo patavino la Madonna dellUmiltà era dipinta su una tavola inferiore, che rimaneva fissa, al centro di altre due storie di San Sebastiano (tutte queste tavole, ben note, sono ora nel Museo diocesano). In questo caso è possibile che si trattasse di un programma meno ampio e che la Madonna fosse inserita sul lato interno, visibile solo quando lanta era aperta, privilegiando per quello esterno una figurazione emblematica della Passione di Cristo, come lImago Pietatis. E in ogni caso altamente probabile la provenienza da un complesso simile e non già la funzione come tavola autonoma di devozione. La venatura verticale del legno potrebbe però suggerire una struttura più anomala costituita da due ante verticali di chiusura di un tabernacolo-reliquiario sviluppato in altezza, e allora si spiegherebbe la posizione decentrata della Vergine verso destra, di faccia ad unImago pietatis sul lato sinistro, lintegrazione, sopra e sotto, con eventuali figure di santi, e sullaltro lato le storie del santo o beato venerato nel tabernacolo.

Nicoletto Semitecolo (Venezia e Padova doc. fra 1353 e 1370) MADONNA COL BAMBINO tempera e oro su tavola, cm 52,5x41,5; tavola cm 58x47 Lopera è corredata da parere scritto di Andrea De Marchi, Firenze, 8 marzo 2011  tavola, che recava una generica attribuzione a Paolo Veneziano e la notizia di unantica provenienza padovana, va riferita al pittore veneziano Nicoletto Semitecolo, definito da Rioberto Longhi come a Venezia  più vivo tra gli artisti locali nella seconda metà del Trecento, che ebbe una prima formazione paolesca verso il 1350, ma poi lavorò a Padova e si avvicinò al più corposo naturalismo di Guariento dArpo (per una sintesi ben aggiornata sul profilo del maestro e sul suo catalogo vedi C.Guarnieri, Per un corpus della pittura veneziana del Trecento al tempo di Lorenzo, in  e memorie di storia dellarte XXX, 2006, pp.54-55). I confronti sono immediati col capolavoro del pittore, le tavole dellarca di San Sebastiano per il Duomo di Padova, dipinte nel 1367, dove troviamo gli stessi volti scorciati dai tratti taglienti e minuti, la squadratura dei volumi guarienteschi piegata a movenze più gentili. La tavola presenta una forte spaccatura verticale, che interessa il volto del Bambino, ma il volto della Madre presenta il tipico modo di costruire gli incarnati della tradizione di Paolo Veneziano, su una base bruna, ma con morbide scremature di luce e arrossamenti delicati, e uninclinazione malinconica tipica del pittore. La Madonna non è semplicemente frontale, si volge verso il Figlio e per ciò stesso è decentrata leggermente verso destra. La mano destra afferra con le dita filiformi il piedino di Gesù, calzato con eleganti sandali neri. Il Bambino, la cui nudità è coperta da un drappo aranciato e da un velo, si volge vivacemente di lato, protendendo entrambe le mani nel gesto benedicente, in maniera insolita. Il corpo della Vergine sembra inarcarsi per accoglierlo, con una curvatura francesizzante che è in linea anche con la maturazione gotica di Lorenzo Veneziano, pure sensibile a Guariento, affermatosi a Venezia negli anni cinquanta. Sul fondo rosso sono vergate a biacca, in alto, le parole  / MARIA I nimbi in oro sono fregiati con allinterno con archetti a granitura (come si vede in alcune opere anche di Donato Veneziano, insieme al quale Semitecolo è attestato a Venezia nel 1353) e delineati da una larga pennellata nera e un filo bianco allesterno. Esattamente come il San Daniele, patrono di Padova, che era dipinto sulla destra nel lato interno della coperta dellarca di San Sebastiano. Anche questo, come il San Sebastiano in pendant (entrambi ora nel Museo diocesano darte sacra di Padova) e come il Cristo in pietà fra la Madonna e San Giovanni che era al centro (ora nella collezione Sorlini) sono dipinti su fondo rosso e presentano dimensioni simili, unaltezza di poco superiore (64 cm). Come ha dimostrato A.Crovato (in G.Rossi Scarpa, Nicoletto Semitecolo nel Duomo di Padova, in R.Polacco E.Martini, Dipinti veneti. Collezione Luciano Sorlini, Carzago di Cavagese della Riviera 2000, pp.385-390; la problematica è del tutto ignorata da V.Sgarbi, in Giotto e il suo tempo, catalogo della mostra di Padova a cura di V.Sgarbi, Milano 2000, pp.338-339) queste figure, dipinte a testa riversa rispetto al Thronus Gratiae fra due Storie di San Sebastiano su fondo oro, sullaltro lato della stessa tavola, costituivano il lato interno di unanta orizzontale ribaltabile verso il basso, che permetteva in determinate occasioni liturgiche di scoprire le reliquie di San Sebastiano conservate allinterno della cassa (sul tema è in corso di stampa uno studio approfondito di Cristina Guarnieri, presentato al convegno sul Duomo di Padova, nellottobre del 2009). La tavola in oggetto appare segata sul retro in maniera assai irregolare e non già per semplice assottigliamento, tanto che viene da supporre che, come la Pietà Sorlini, sia stata separata in antico dalla pittura che stava sullaltro lato e provenga quindi dalla faccia interna di una chiudenda istoriata di una cassa di santo o beato simile a quella dellarca di San Sebastiano, probabilmente realizzata a Padova su suo diretto modello, poco dopo il 1367. Nellarca del Duomo patavino la Madonna dellUmiltà era dipinta su una tavola inferiore, che rimaneva fissa, al centro di altre due storie di San Sebastiano (tutte queste tavole, ben note, sono ora nel Museo diocesano). In questo caso è possibile che si trattasse di un programma meno ampio e che la Madonna fosse inserita sul lato interno, visibile solo quando lanta era aperta, privilegiando per quello esterno una figurazione emblematica della Passione di Cristo, come lImago Pietatis. E in ogni caso altamente probabile la provenienza da un complesso simile e non già la funzione come tavola autonoma di devozione. La venatura verticale del legno potrebbe però suggerire una struttura più anomala costituita da due ante verticali di chiusura di un tabernacolo-reliquiario sviluppato in altezza, e allora si spiegherebbe la posizione decentrata della Vergine verso destra, di faccia ad unImago pietatis sul lato sinistro, lintegrazione, sopra e sotto, con eventuali figure di santi, e sullaltro lato le storie del santo o beato venerato nel tabernacolo.
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Scuola Italia centrale, sec. XVI ANNUNCIAZIONE olio su tavola, cm 23,5x22 (superficie pittorica); cm 34,5x29,5 (tavola) Probabilmente dado della base del piliere di una pala d'altare
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Scuola Italia centrale, sec. XVI ANNUNCIAZIONE olio su tavola, cm 23,5x22 (superficie pittorica); cm 34,5x29,5 (tavola) Probabilmente dado della base del piliere di una pala d'altare

Scuola Italia centrale, sec. XVI ANNUNCIAZIONE olio su tavola, cm 23,5x22 (superficie pittorica); cm 34,5x29,5 (tavola) Probabilmente dado della base del piliere di una pala d'altare
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Pittore tardo manierista fiorentino, fine sec. XVI MADONNA DEL ROSARIO olio su tavola, cm 91,5x64,5 iscrizione in latino entro cartiglio sostenuto dallangelo
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Pittore tardo manierista fiorentino, fine sec. XVI MADONNA DEL ROSARIO olio su tavola, cm 91,5x64,5 iscrizione in latino entro cartiglio sostenuto dallangelo

Pittore tardo manierista fiorentino, fine sec. XVI MADONNA DEL ROSARIO olio su tavola, cm 91,5x64,5 iscrizione in latino entro cartiglio sostenuto dallangelo
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Scuola dell'Europa orientale, sec. XIX PATRIARCA BENEDICENTE tempera su tavola, cm 26x22
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Scuola dell'Europa orientale, sec. XIX PATRIARCA BENEDICENTE tempera su tavola, cm 26x22

Scuola dell'Europa orientale, sec. XIX PATRIARCA BENEDICENTE tempera su tavola, cm 26x22
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Pittore senese, fine sec. XVI SAN GIROLAMO PENITENTE olio su tavola, cm 60,5x46, senza cornice danni La tavola presenta strette analogie con il  Girolamo penitente, Siena, collezione Monte dei Paschi di Siena (inv. N. 278). Questa, già riferita a Domenico Beccafumi (Salmi 1967) poi a Bartolomeo Neroni, detto il Riccio (Bisogni 1981) è stata successivamente ricondotta a  senese dellottavo decennio del XVI secolo (De Marchi Maccherini 1991) nellambito di un rinnovato interesse beccafumiano sviluppatosi in quegli anni a Siena. Cfr.:Da Sodoma a Marco Pino. Addenda, testi a cura di A. De Marchi, M.Maccherini, Siena 1991, p.86, n. 35; P. Torriti, Beccafumi, Milano 1998, scheda a cura di C. Alessi, n. A.23, pp. 355-356
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Pittore senese, fine sec. XVI SAN GIROLAMO PENITENTE olio su tavola, cm 60,5x46, senza cornice danni La tavola presenta strette analogie con il  Girolamo penitente, Siena, collezione Monte dei Paschi di Siena (inv. N. 278). Questa, già riferita a Domenico Beccafumi (Salmi 1967) poi a Bartolomeo Neroni, detto il Riccio (Bisogni 1981) è stata successivamente ricondotta a  senese dellottavo decennio del XVI secolo (De Marchi Maccherini 1991) nellambito di un rinnovato interesse beccafumiano sviluppatosi in quegli anni a Siena. Cfr.:Da Sodoma a Marco Pino. Addenda, testi a cura di A. De Marchi, M.Maccherini, Siena 1991, p.86, n. 35; P. Torriti, Beccafumi, Milano 1998, scheda a cura di C. Alessi, n. A.23, pp. 355-356

Pittore senese, fine sec. XVI SAN GIROLAMO PENITENTE olio su tavola, cm 60,5x46, senza cornice danni La tavola presenta strette analogie con il  Girolamo penitente, Siena, collezione Monte dei Paschi di Siena (inv. N. 278). Questa, già riferita a Domenico Beccafumi (Salmi 1967) poi a Bartolomeo Neroni, detto il Riccio (Bisogni 1981) è stata successivamente ricondotta a  senese dellottavo decennio del XVI secolo (De Marchi Maccherini 1991) nellambito di un rinnovato interesse beccafumiano sviluppatosi in quegli anni a Siena. Cfr.:Da Sodoma a Marco Pino. Addenda, testi a cura di A. De Marchi, M.Maccherini, Siena 1991, p.86, n. 35; P. Torriti, Beccafumi, Milano 1998, scheda a cura di C. Alessi, n. A.23, pp. 355-356
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Scuola fiorentina, inizi sec. XVII SAN FRANCESCO IN PREGHIERA olio su tela, cm 114,5x85
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Scuola fiorentina, inizi sec. XVII SAN FRANCESCO IN PREGHIERA olio su tela, cm 114,5x85

Scuola fiorentina, inizi sec. XVII SAN FRANCESCO IN PREGHIERA olio su tela, cm 114,5x85
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Scuola toscana, secc. XIX-XX VERGINE ANNUNCIATA scultura lignea policroma, alt. cm 114 Nello stile della scultura senese del Quattrocento
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Scuola toscana, secc. XIX-XX VERGINE ANNUNCIATA scultura lignea policroma, alt. cm 114 Nello stile della scultura senese del Quattrocento

Scuola toscana, secc. XIX-XX VERGINE ANNUNCIATA scultura lignea policroma, alt. cm 114 Nello stile della scultura senese del Quattrocento
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Cerchia di Marco Marchetti da Faenza, fine sec. XVI STUDIO DA UNA STATUA ANTICA penna e inchiostro bruno acquerellato su carta, cm 27,5x21, senza cornice
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Cerchia di Marco Marchetti da Faenza, fine sec. XVI STUDIO DA UNA STATUA ANTICA penna e inchiostro bruno acquerellato su carta, cm 27,5x21, senza cornice

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Scuola francese, sec. XVII IL RATTO DI PROSERPINA penna e inchiostro nero su carta, cm 9,5x17 al recto in basso a destra iscritto  Fage 157 e timbro a secco di collezione controfondato Provenienza: già Collezione F. Abbott; Collezione privata, Milano
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Scuola francese, sec. XVII IL RATTO DI PROSERPINA penna e inchiostro nero su carta, cm 9,5x17 al recto in basso a destra iscritto  Fage 157 e timbro a secco di collezione controfondato Provenienza: già Collezione F. Abbott; Collezione privata, Milano

Scuola francese, sec. XVII IL RATTO DI PROSERPINA penna e inchiostro nero su carta, cm 9,5x17 al recto in basso a destra iscritto  Fage 157 e timbro a secco di collezione controfondato Provenienza: già Collezione F. Abbott; Collezione privata, Milano
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Attribuito a Giovanni Mauro della Rovere detto il Fiammenghino (Milano 1575-1640) STUDI DI FIGURE ALLEGORICHE penna, inchiostro diluito su traccia di matita nera su carta, cm 35,9x22,8 probabile studio preparatorio per pennacchi Provenienza: già Collezione Zauli, Bologna; Collezione privata, Milano Bibliografia: G. del Borgo (a cura di), Disegni antichi di Allegoria e di Mitologia, catalogo della Biennale dellAntiquariato, Roma, 1975, n.25
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Attribuito a Giovanni Mauro della Rovere detto il Fiammenghino (Milano 1575-1640) STUDI DI FIGURE ALLEGORICHE penna, inchiostro diluito su traccia di matita nera su carta, cm 35,9x22,8 probabile studio preparatorio per pennacchi Provenienza: già Collezione Zauli, Bologna; Collezione privata, Milano Bibliografia: G. del Borgo (a cura di), Disegni antichi di Allegoria e di Mitologia, catalogo della Biennale dellAntiquariato, Roma, 1975, n.25

Attribuito a Giovanni Mauro della Rovere detto il Fiammenghino (Milano 1575-1640) STUDI DI FIGURE ALLEGORICHE penna, inchiostro diluito su traccia di matita nera su carta, cm 35,9x22,8 probabile studio preparatorio per pennacchi Provenienza: già Collezione Zauli, Bologna; Collezione privata, Milano Bibliografia: G. del Borgo (a cura di), Disegni antichi di Allegoria e di Mitologia, catalogo della Biennale dellAntiquariato, Roma, 1975, n.25
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Pittore francese, fine sec. XVI - inizi XVII ANNUNCIAZIONE olio su tela, cm 143,5x111,5 Corredato da attestato di libera circolazione
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Pittore francese, fine sec. XVI - inizi XVII ANNUNCIAZIONE olio su tela, cm 143,5x111,5 Corredato da attestato di libera circolazione

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Scuola di Fontainebleau, fine sec. XVI inizi XVII VENERE E AMORE olio su tela, cm 66x52 Corredato da attestato di libera circolazione
369

Scuola di Fontainebleau, fine sec. XVI inizi XVII VENERE E AMORE olio su tela, cm 66x52 Corredato da attestato di libera circolazione

Scuola di Fontainebleau, fine sec. XVI inizi XVII VENERE E AMORE olio su tela, cm 66x52 Corredato da attestato di libera circolazione
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Scuola fiamminga, secc. XVI-XVII RITRATTO DI GENTILDONNA CON DIADEMA olio su tavoletta circolare, diam. cm 6,5
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Scuola fiamminga, secc. XVI-XVII RITRATTO DI GENTILDONNA CON DIADEMA olio su tavoletta circolare, diam. cm 6,5

Scuola fiamminga, secc. XVI-XVII RITRATTO DI GENTILDONNA CON DIADEMA olio su tavoletta circolare, diam. cm 6,5
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Attribuito a Nicolas de Neufchâ (Bergen-en-Hainaut 1527 Norimberga 1590) RITRATTO DI MASSIMILIANO II olio su tavola circolare, diam. cm 19; entro antica tavoletta rettangolare, cm 24,5x19 Il dipinto, seppure con piccole varianti, è molto simile allesemplare conservato al Kunsthistorisches Museum, Vienna. Si conoscono altri ritratti a mezzo busto e di formato rettangolare dellimperatore Massimiliano II, fra i quali alcuni dati alla cerchia e quello di Vienna con attribuzione certa al Maestro.
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Attribuito a Nicolas de Neufchâ (Bergen-en-Hainaut 1527 Norimberga 1590) RITRATTO DI MASSIMILIANO II olio su tavola circolare, diam. cm 19; entro antica tavoletta rettangolare, cm 24,5x19 Il dipinto, seppure con piccole varianti, è molto simile allesemplare conservato al Kunsthistorisches Museum, Vienna. Si conoscono altri ritratti a mezzo busto e di formato rettangolare dellimperatore Massimiliano II, fra i quali alcuni dati alla cerchia e quello di Vienna con attribuzione certa al Maestro.

Attribuito a Nicolas de Neufchâ (Bergen-en-Hainaut 1527 Norimberga 1590) RITRATTO DI MASSIMILIANO II olio su tavola circolare, diam. cm 19; entro antica tavoletta rettangolare, cm 24,5x19 Il dipinto, seppure con piccole varianti, è molto simile allesemplare conservato al Kunsthistorisches Museum, Vienna. Si conoscono altri ritratti a mezzo busto e di formato rettangolare dellimperatore Massimiliano II, fra i quali alcuni dati alla cerchia e quello di Vienna con attribuzione certa al Maestro.
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Cerchia di Jan Van Bijlert, sec. XVII RITRATTO DI GIOVANE NELLE VESTI DI CONTADINO olio su tela, cm 67x55
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Cerchia di Jan Van Bijlert, sec. XVII RITRATTO DI GIOVANE NELLE VESTI DI CONTADINO olio su tela, cm 67x55

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Pittore lombardo, sec. XVII AUTORITRATTO DI PITTORE olio su tela, cm 68,5x54 Il dipinto presenta talune affinità con il Ritratto di giovane pittore, Lovere (Bergamo), Accademia Tadini, del lombardo Domenico Carpinoni (Clusone 1566-1658)
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Pittore lombardo, sec. XVII AUTORITRATTO DI PITTORE olio su tela, cm 68,5x54 Il dipinto presenta talune affinità con il Ritratto di giovane pittore, Lovere (Bergamo), Accademia Tadini, del lombardo Domenico Carpinoni (Clusone 1566-1658)

Pittore lombardo, sec. XVII AUTORITRATTO DI PITTORE olio su tela, cm 68,5x54 Il dipinto presenta talune affinità con il Ritratto di giovane pittore, Lovere (Bergamo), Accademia Tadini, del lombardo Domenico Carpinoni (Clusone 1566-1658)
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Scuola toscana, sec. XVII STEMMA CON DUE PUTTI ALATI CHE SORREGGONO UN CIMIERO INQUADRANTI GLI STEMMI COMPAGNI - DEL VERNACCIA olio su tavola sagomata, cm 191x131
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Scuola toscana, sec. XVII STEMMA CON DUE PUTTI ALATI CHE SORREGGONO UN CIMIERO INQUADRANTI GLI STEMMI COMPAGNI - DEL VERNACCIA olio su tavola sagomata, cm 191x131

Scuola toscana, sec. XVII STEMMA CON DUE PUTTI ALATI CHE SORREGGONO UN CIMIERO INQUADRANTI GLI STEMMI COMPAGNI - DEL VERNACCIA olio su tavola sagomata, cm 191x131
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