Dipinti antichi

4 APRILE 2012
Asta, 0096
95

Alessandro Rosi (Firenze 1627-1697) ANNUNCIAZIONE olio su tela, cm 72x96,5 Lopera è corredata da parere scritto di Alessandro Marabottini, Firenze, 22 febbraio 2012  dipinto riprodotto su questa fotografia e rappresentante lAnnunciazione (olio su tela, cm. 72x96,5) è opera certa di Alessandro Rosi (Firenze o dintorni 1627-Firenze 1697), come dimostrano alcuni confronti fra alcune parti di questa tela e opere sicure e pubblicate del pittore: la testa della Vergine è quasi identica a quella appena più di profilo di Maria nella Fuga in Egitto in collezione privata (Cfr. E. Acanfora, Alessandro Rosi, Edifir, Firenze, 1994, p. 157, fig. 47); la figura a mezzo busto dellAngelo è similissima a quella di Agar nel dipinto con Agar e Ismaele salvati dallAngelo in collezione privata a Milano (cfr. Acanfora, cit., p. 167, fig. 57); la mano sinistra che la Madonna stringe al petto la ritroviamo esatta nella figura giovanile del dipinto con lAngelo custode, anchesso in collezione privata (cfr. Acanfora, cit., p. 172, fig. 62), e i raffronti potrebbero continuare con quasi tutte le opere del ricostruito corpus del Rosi, soprattutto per la tipologia molto caratteristica dei panneggi. Il dipinto in esame, di eccellente qualità si distingue anche per loriginalità della composizione, con due figure a mezzo busto fortemente avvicinate ad occupare tutta della tela, mentre anche gli spazi residui sono invasi da teste di cherubini, cosicchè quasi non vi è alcun respiro di sfondo e le immagini sembrano emergere come in un altorilievo. Alessandro Rosi fu allievo di Cesare Dandini dal quale trasse, specie nelle cose più giovanili, la tipologia di molti volti. Ma a confronto con lalgida eleganza del Dandini, il Rosi parla un linguaggio assai più terrestre. Lo mostra bene in questa Annunciazione il colloquio ravvicinato e quasi casalingo, privo di ogni suggestione soprannaturale, fra lAngelo e la Vergine, del tutto nuovo anche dal punto di vista iconografico, mentre i panneggi sovrabbondanti ricchi di colore e di plastica corposità appaiono come rigonfi, assai più memori di modelli del Cigoli, che non dei modi assai più asciutti e lucenti del Dandini. Questo modo ridondante di panneggiare è tipico delle opere del Rosi eseguite nellottavo e nel nono decennio del 600, cioè nella fase più matura e nota del pittore, alla quale deve appartenere questa Annunciazione

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Alessandro Rosi (Firenze 1627-1697) ANNUNCIAZIONE olio su tela, cm 72x96,5 Lopera è corredata da parere scritto di Alessandro Marabottini, Firenze, 22 febbraio 2012  dipinto riprodotto su questa fotografia e rappresentante lAnnunciazione (olio su tela, cm. 72x96,5) è opera certa di Alessandro Rosi (Firenze o dintorni 1627-Firenze 1697), come dimostrano alcuni confronti fra alcune parti di questa tela e opere sicure e pubblicate del pittore: la testa della Vergine è quasi identica a quella appena più di profilo di Maria nella Fuga in Egitto in collezione privata (Cfr. E. Acanfora, Alessandro Rosi, Edifir, Firenze, 1994, p. 157, fig. 47); la figura a mezzo busto dellAngelo è similissima a quella di Agar nel dipinto con Agar e Ismaele salvati dallAngelo in collezione privata a Milano (cfr. Acanfora, cit., p. 167, fig. 57); la mano sinistra che la Madonna stringe al petto la ritroviamo esatta nella figura giovanile del dipinto con lAngelo custode, anchesso in collezione privata (cfr. Acanfora, cit., p. 172, fig. 62), e i raffronti potrebbero continuare con quasi tutte le opere del ricostruito corpus del Rosi, soprattutto per la tipologia molto caratteristica dei panneggi. Il dipinto in esame, di eccellente qualità si distingue anche per loriginalità della composizione, con due figure a mezzo busto fortemente avvicinate ad occupare tutta della tela, mentre anche gli spazi residui sono invasi da teste di cherubini, cosicchè quasi non vi è alcun respiro di sfondo e le immagini sembrano emergere come in un altorilievo. Alessandro Rosi fu allievo di Cesare Dandini dal quale trasse, specie nelle cose più giovanili, la tipologia di molti volti. Ma a confronto con lalgida eleganza del Dandini, il Rosi parla un linguaggio assai più terrestre. Lo mostra bene in questa Annunciazione il colloquio ravvicinato e quasi casalingo, privo di ogni suggestione soprannaturale, fra lAngelo e la Vergine, del tutto nuovo anche dal punto di vista iconografico, mentre i panneggi sovrabbondanti ricchi di colore e di plastica corposità appaiono come rigonfi, assai più memori di modelli del Cigoli, che non dei modi assai più asciutti e lucenti del Dandini. Questo modo ridondante di panneggiare è tipico delle opere del Rosi eseguite nellottavo e nel nono decennio del 600, cioè nella fase più matura e nota del pittore, alla quale deve appartenere questa Annunciazione