40 SELEZIONATI DIPINTI DELL'800

17 NOVEMBRE 2015

40 SELEZIONATI DIPINTI DELL'800

Asta, 0074
FIRENZE
Palazzo Ramirez- Montalvo
Borgo degli Albizi, 26


ore 15.30
Esposizione
FIRENZE
13-16 Novembre 2015
orario 10 – 13 / 14 – 19 
Palazzo Ramirez-Montalvo 
Borgo degli Albizi, 26
info@pandolfini.it
 
 
 
Stima   1500 € - 45000 €

Tutte le categorie

31 - 40  di 40
191

Aroldo Bonzagni

(Cento (FE) 1887 - Milano 1918)

A SAN SIRO

olio su tela, cm 67,5x82

firmato in basso a destra

 

Provenienza

Collezione privata, Milano

Due secoli fa i nobili milanesi si sfidavano nelle prime corse di galoppo in corso Buenos Aires. La strada che oggi per i milanesi è uno dei templi dello shopping era allora aperta campagna. Ma già nel 1843 veniva costituita la prima Società di Corse lombarda come sezione del circolo dell'Unione e le gare si tenevano su una pista tracciata in piazza d'Armi, alle spalle del Castello Sforzesco. Alla fine dell'Ottocento iniziarono invece le prime corse di trotto in piazza Andrea Doria: i tempi erano maturi perché Milano avesse finalmente un vero Ippodromo. Nel 1886 la scelta della sede più appropriata si orientò sulle grandi distese verdi di San Siro. Il progetto fu affidato all'ingegner Giulio Valerio e dopo quasi tre anni di intensi lavori vide finalmente la luce il tempio dell'ippica milanese: l'Ippodromo di San Siro. Era il maggio del 1888. Per gestire un'attività sempre più articolata, nel 1919 venne costruita la SIRE, Società d'incoraggiamento per le razze equine in Italia. Altri terreni si aggiunsero ai primi, con piste d'allenamento e scuderie. Nel 1920, su progetto dell'architetto Paolo Vietti Violi, fu inaugurato il nuovo ippodromo del galoppo. E cinque anni più tardi, nel 1925, fu la volta dell'ippodromo di trotto. I milanesi poterono così appropriarsi per sempre di un immenso spazio verde, dove alternare alla passione per le corse dei cavalli e il piacere di lunghe passeggiate all'aria aperta.
(cfr. M. Moioli, Il giro di Milano in 501 luoghi, Roma 2014, n. 103) 

Stima   € 15.000 / 20.000
Aggiudicazione  Registrazione
195

Giulio Salti

(Barberino di Mugello 1899 - Carmignano 1984)

RITRATTO IN BIANCO

olio su tela, cm 86x111

firmato e datato "1931 IX" in basso a sinistra

sul retro della cornice: etichetta "Reale Accademia del Disegno". Sul retro della carta di copertura: etichetta "Unione fiorentina / 'Firenze fra le due guerre - La pittura' / Palazzo Strozzi Aprile-Maggio 1990"

 

Provenienza

Eredi Giulio Salti

 

Esposizioni

Firenze fra le due guerre. La pittura, Firenze, Palazzo Strozzi, marzo 1989

Giulio Salti nasce a Barberino di Mugello, in provincia di Firenze, nel 1899. Nella sua giovinezza frequenta le scuole tecniche nel capoluogo, manifestando il proprio talento artistico nelle caricature. Costretto a lavorare per mantenersi, diventa impiegato negli uffici tecnici delle Ferrovie, un'occupazione che riuscirà a lasciare, per dedicarsi a tempo pieno alla pittura, solo nel 1949. Privo di una preparazione accademica, elegge come suo maestro il pittore lombardo Giuseppe Amisani, a cui è legato da un rapporto di affetto e di stima. Partecipa a numerose importanti esposizioni, quali la III Biennale Romana nel 1925, la Promotrice di Torino, le Biennali di Venezia del 1924 e 1926, l'Esposizione di Arte Sacra a Roma nel 1950, la Mostra Nazionale d'Arti Figurative di Palazzo Reale a Napoli nel 1951 e la Mostra Internazionale d'Arte di Sanremo nel 1967. Muore a Carmignano nel 1984.
"…Ma il Salti non ha mai voluto essere uno specialista, essere soltanto un ritrattista; ha anzi voluto dare pieno sfogo alle sue capacità, alla sua fantasia al mondo che interiormente lo agita e che lo porta ad affrontare indifferentemente, con eguale facilità i soggetti più svariati: dai paesaggi alle nature morte, alle composizioni di figure e di oggetti. E tutto ciò egli tratta con una pittura succosa e sanguigna ma semplice ad un tempo, nella quale, ripeto, ha una certa prevalenza il frequente uso della spatola. Soprattutto con questa, infatti, il Salti esalta il colore nelle sue accensioni più vive; con la spatola, che egli alterna magistralmente col pennello, mostra una non comune abilità, costruendo il quadro con tocchi sicuri ed eleganti, estrosi ed incisivi. Da questo suo procedere tecnico spigliato e fresco derivano la gioia e la felicità dei suoi colori vivaci, spesso puri e violenti, festosi e contrastati, quando sono tesi ad esprimere, esasperandolo, il suo sogno di luce; colori tenui e modulati in altri casi, come quando accompagnano le linee morbide e flessuose di un ritratto femminile".
(A. Nocentini, Giulio Salti, Firenze 1968, p. V) 

Stima   € 4.000 / 6.000
Aggiudicazione  Registrazione
199

Giovan Battista Crema

(Ferrara 1883 - Roma 1964)

PIERROT E LA BALLERINA

olio su tela, cm 90x89

firmato in basso a destra

 

Provenienza

Collezione privata, Bologna

 

Nato a Ferrara il 13 aprile del 1883, Giovan Battista Crema manifestò sin da ragazzo una propensione all'attività artistica contrariamente alle aspirazioni del padre che lo voleva avviare agli studi di legge. Il suo primo maestro fu Angelo Longanesi; a sedici anni si recò a Napoli dove si iscrisse all'Accademia di Belle Arti ed ebbe come insegnante Domenico Morelli, il cui insegnamento segnò il giovane artista. Nel 1902 tornò a Ferrara per poi spostarsi a Roma con la madre dopo la morte del padre, in cerca di fortuna. Per il Crema l'arte moderna aveva il vantaggio di possedere tecniche più avanzate rispetto a quella di epoche precedenti ma dimostrava, a suo parere, la decadenza nel tener troppo in conto tale tecnica e poco il pensiero. L'ambiente romano lo accolse subito: strinse amicizia con Ximenes, Sartorio, Petiti, Mancini, Carlandi e si legò al gruppo dei giovani artisti d'avanguardia: Severini, Boccioni, Balla, Prini, Baccarini e Cambellotti. Il giovane Crema, attratto sin da giovane da un idealismo che discendeva direttamente dal realismo storico del Morelli, con un occhio ai Divisionisti e l'altro ai preraffaelliti, realizzò dipinti d'ambientazione ferrarese con gusto dissimile e talora antitetico, privilegiando sia tematiche pregne di un immaginismo gotico e dannunziano sia di un intimistico rimpianto personale. La stilizzazione divisionista era intanto attenuata sempre più alla ricerca di un ideale equilibrio fra realismo rappresentativo e un simbolismo che troverà una significativa emblematizzazione nel ciclo delle opere sulla Prima Guerra Mondiale. Crema fu nominato ufficiale di fanteria e inviato a combattere nelle trincee attorno a Gorizia. Tornò dal fronte con opere che ben esemplificano la sua dualità stilistica tra il realismo grafico-aneddotico e la carica idealistico-divisionista. Al termine della guerra il Crema elaborò una serie di opere significative che presentò alla Biennale Romana nel 1921, dove l'autore riassunse gli echi stilistici della Scapigliatura lombarda, del grande Previati e del Simbolismo Liberty, ma anche della scenografia e del cartellonismo teatrale del Pananti.

Nel 1922 tenne una grande personale nel palazzo dove era nato, che era poi stato acquistato dal Comune.

Negli anni Venti il Crema, distante dagli esiti dei divisionisti romani quali Noci e Innocenti, divenne invece il paladino di una pittura in cui il divisionismo è intorbidito da una forte connotazione realista, dove la scomposizione ottica spesso è usata soltanto per ottenere effetti decorativi. Negli anni Trenta il tema assoluto è quello dell'agro Laziale, risolto con tagli neo-divisionisti ma con esiti sin troppo illustrativi. Durante la Seconda Guerra Mondiale invece, Crema esprimerà convincentemente le proprie inclinazioni realistiche a contatto con le tragiche motivazioni belliche e i suoi esiti furono poi presentati alla Biennale di Venezia del 1942. La sua freddezza descrittiva riesce ad evitare l'impressione dell'oleografia e del trionfalismo, Crema non evoca mai il gusto di manifesti retorici alla Gino Boccasile. Dopo la guerra s'intensificano i temi a carattere religioso come quelli che esporrà nel 1961 a Livorno tre anni prima della sua morte.

 

(cfr. R. Breda, S. Crema, L'opera pittorica di Giovanni Battista Crema, contributo alla definizione di un catalogo generale, Roma 1994)

 

Stima   € 16.000 / 20.000
Aggiudicazione  Registrazione
31 - 40  di 40