Importanti Dipinti Antichi

17 NOVEMBRE 2015
Asta, 0073
222

Onorio Marinari

Stima
€ 60.000 / 80.000
Aggiudicazione  Registrazione

Onorio Marinari

(Firenze 1627 – 1715)

SANT’AGNESE

olio su tela, cm 76,5 x 65

 

Provenienza

già Palazzo Feroni, Firenze;

per successione ereditaria, collezione privata, Firenze

 

Il dipinto raffigura una giovane donna elegantemente abbigliata, facilmente identificabile in Sant'Agnese per la presenza della palma del martirio nella mano destra e dell'agnello, caratteristici attributi iconografici della giovanissima martire cristiana, uccisa a causa della propria fede durante le persecuzioni di Diocleziano all'inizio del IV secolo d.C.

La tela è riferibile per via stilistica al pittore fiorentino Onorio Marinari, cugino e allievo di Carlo Dolci, di cui egli fu indubbiamente il miglior seguace. Nella bottega del maestro dovette entrare con buona probabilità già nella prima metà degli anni Quaranta del Seicento, probabilmente continuando la collaborazione con il padre Gismondo, anch'egli pittore come da consolidata tradizione famigliare. Dopo aver a lungo affiancato il celebre cugino nel far fronte alle sempre più pressanti richieste della committenza, Marinari divenne pittore pienamente indipendente e ricercatissimo dall'aristocrazia fiorentina. Tra i suoi numerosi committenti spiccano alcuni membri della famiglia granducale: Vittoria della Rovere, Cosimo III de'Medici, il figlio di quest'ultimo, il Gran Principe Ferdinando e il cardinale Francesco Maria.

Possiamo ragionevolmente affermare di essere di fronte ad un'opera della piena maturità di Marinari: l'evidente sicurezza stilistica e compositiva acquisita dal pittore si esprime qui in un linguaggio personale che ormai, pur gemmato dalla consueta ripresa dei modelli di Dolci, non si limita alla pedissequa imitazione del maestro ma rivaleggia con la sua altissima perfezione formale. Marinari, infatti, raggiunge in questa tela un'estrema finezza tecnica, evidente nella resa quasi virtuosistica dei panneggi, nell'incarnato smaltato del volto appena acceso dal leggero rossore delle guance, dalla scelta dei sottili contrasti cromatici della veste.

Non mancano, in questa Sant'Agnese, le cifre stilistiche peculiari di Marinari: assolutamente caratteristici risultano, infatti, la tonalità bionda dei capelli della fanciulla disposti in ciocche di boccoli che in parte ricadono lungo il volto, in parte sono raccolti ai lati della testa e sulla nuca a comporre una complicata acconciatura e l'esecuzione delle mani, da considerarsi quasi una firma del pittore, con le dita dalla tipica forma conica distese sul vello dell'agnello.

che la santa tiene in grembo, altro brano di rilevante qualità pittorica e di evidente gusto naturalistico.

Il volto regolare della giovane, inoltre, con lo sguardo diretto verso lo spettatore, richiama analoghe tipologie marinariane, specie un'altra Sant'Agnese, quella oggi conservata presso l'Alte Pinakothek di Monaco di Baviera (della quale esiste una replica autografa di collezione privata; cfr. S. Benassai, Onorio Marinari pittore nella Firenze degli ultimi Medici, Firenze, 2011, n. 49), i cui occhi, al pari di quelli della modella che prestò il volto alla nostra santa, appaiono incorniciati dalle regolari linee arcuate delle sopracciglia.

Lo schema compositivo di questo dipinto, invece, era già stato utilizzato da Marinari in un'ulteriore versione dello stesso soggetto [cfr. G. Cantelli, Repertorio della pittura fiorentina del Seicento, Fiesole, 1983, p. L05, n. 527) caratterizzata, tuttavia, da una più distesa trattazione del panneggio che induce a datare la tela agli anni Settanta del secolo (cfr. S. Benassai, op. cil, p.I27 , n. 47).

Varie sono, infatti, le versioni autografe di Marinari di questo soggetto, assai frequente nella pittura fiorentina del Seicento -si ricorda, a titolo di esempio, la magnifica Teresa Bucherelli in veste di Sant'Agnese di Carlo Dolci- per le sue implicazioni di carattere morale volte ad esaltare i valori di purezza e integrità femminile attraverso la rappresentazione della giovanissima vergine Agnese, considerata fulgido esempio di tali virtù.

Diversi esemplari di tele raffiguranti tale soggetto eseguite da Marinari sono ricordati dalle fonti e dai documenti d'archivio. Di un quadro di Onorio con una "Sant'Agnese con un agnellino in collo" conservato in casa Samminiati a Firenze scrive il biografo Francesco Saverio Baldinucci (Vite di artisti dei secoli XVI-XVII, 1725-1730, ed. a cura di A. Matteoli, Roma, 1975, p. 56), definendolo significativamente "molto bello". Tre dipinti analoghi risultano, inoltre, menzionati nei cataloghi delle Esposizioni fiorentine organizzate nel chiostrino della basilica della Santissima Annunziata in occasione della festa di San Luca: uno, di proprietà del cavalier Marmi, esposto nel 1729, un secondo, di proprietà Uguccioni, esposto nel 1737 e, infine, un terzo, della raccolta Rosi, che comparve nella mostra del 1767 [cfr. F. Borroni Salvadori, Le esposizioni d'arte a Firenze dal 1674 al 1767, in "Mitteilungen des Kunsthistorischen Institut in Florenz", XVIII, 1974, pp. 100-101). Si ha, altresì, notizia di "Una S. Agnese in mezza figura al naturale, con cornice dorata e intagliata" nell'inventario dei beni di Giovan Gualberto Guicciardini, compilato nel febbraio 1,727; anno nel quale il dipinto pervenne nella raccolta di Maria Maddalena Gondi Guicciardini (cfr. Archivio di Stato di Firenze, Panciatichi, n. 109, c. 103r, ed. in S. Bellesi, Note sulla collezione Guicciardini e su due gruppi bronzei del Soldani Benzi, in "Antichità viva", XXXII, 5, 1993, p. 31 nota 12).

Eseguita, com'è detto, nella fase matura dell'attività del pittore fiorentino, la tela qui in esame vide la luce, presumibilmente, tra la seconda metà degli anni ottanta e i primi anni novanta del Seicento, un periodo al quale risalgono alcuni dei capolavori del pittore fiorentino, quali un'altra versione della Sant'Agnese, ora in collezione privata londinese, e la magnifica Santa Cristina di Bolsena che distrugge gli idoli di raccolta privata newyorkese (cfr. S. Benassai, op. cit, pp. 158-159, nn. 88-89).

 

 

Silvia Benassai