Da una collezione Milanese e da altre proprieta' private

23 MAGGIO 2013

Da una collezione Milanese e da altre proprieta' private

Asta, 0065

Firenze
Palazzo Ramirez Montalvo
Borgo degli Albizi, 26


Esposizione

MILANO
dal 9 al 11 maggio 2013
orario 10.00 - 13.00 / 14.00 - 18.00
Via Manzoni, 45
milano@pandolfini.it

FIRENZE
da venerdì 17 a lunedì 20 maggio 2013
orario 10.00 - 13.00 / 14.00 - 19.00
Palazzo Ramirez-Montalvo
Borgo degli Albizi, 26
info@pandolfini.it

 
 
 
Stima   100 € - 50000 €

Tutte le categorie

1 - 30  di 409
135
Angelo Morbelli
(Alessandria 1853 - Milano 1919)
TRAMONTO SUL CANALE DI MAZZORBO
olio su tela, cm 40x55
firmato e datato 1912
sul retro: etichetta Galleria Bolzani, Milano
 
L'autenticità dell'opera è stata confermata da Giovanni Anzani.
Il dipinto sarà inserito nel prossimo catalogo ragionato dell'opera di Angelo Morbelli, a cura di Giovanni Anzani
 
Dipinto di rara efficacia visiva non solo per la messa a fuoco di uno dei luoghi più suggestivi della laguna e per la sapienza prospettica dell'impianto compositivo, ma anche per la singolare freschezza del tessuto cromatico, per il senso di poesia - la soffusa atmosfera dell'ora vespertina - e di nostalgico ricordo di un lontano passato che il soggetto - un palazzo settecentesco in rovina - trasmette, Tramonto sul canale di Mazzorbo, eccezionalmente datato, 1912, è, tra i paesaggi lagunari eseguiti da Morbelli fra il '10 ed il '14 c., uno dei più significativi. Segna infatti il momento in cui l'artista accantona le vedute a campo lungo che hanno contrassegnato la sua attività veneziana durante il biennio '10-'11 per restringere il campo visivo a un'immagine focalizzata su un particolare architettonico, appunto un palazzo antico, come nel dipinto qui proposto, o un ponte, quale Ponte a Torcello ed altri simili, che l'autore avrebbe affrontato fino al '14 c., quando rinuncia ai soggiorni lagunari per l'approssimarsi della guerra. Punto focale del dipinto è infatti un palazzo settecentesco in stato di rovina e di abbandono, visto in controluce e ravvivato da un'intensa luce che prorompe da una porta al centro della facciata, palazzo che spicca fra due differenti distese d'azzurro, quella di un cielo percorso da nuvole leggere e chiare che dà serenità al luogo e quella di un canale dove, nella zona in ombra, i riflessi bruno-verdastri contrastano le tonalità sbiadite del palazzo, mentre nella parte destra la superficie dell'acqua, appena franta da piccole onde che battono inesorabili contro la riva sotto la spinta della corrente e della brezza della sera, riflette una luce propria dell'ora vespertina. Conferisce grande respiro a questo angolo della laguna la vegetazione intorno al palazzo e sullo sfondo, che Morbelli percepisce nei suoi variegati aspetti sopra un rialzo erboso al di là del quale lo sguardo sprofonda in uno spazio immobile e senza confini, dove la linea ravvicinata dell'orizzonte coincide con il limite dello spazio visivo. Da cui una lettura neoromantica della veduta, contraddetta tuttavia dall'accentuata verticalità del comignolo e dalla facciata del palazzo che fanno da contrappunto geometrico alla linea orizzontale del paesaggio che a sua volta garantisce una misurata bipartizione dello spazio fra cielo ed acqua. Una veduta, pertanto, sì apparentemente lineare, ma, nel medesimo tempo, anche complessa, nella quale il pittore rivisita i paesaggi lagunari di Guglielmo Ciardi degli anni settanta-ottanta, osservati alla biennale di Venezia del '09 in occasione della personale dell'artista, il cui fresco e schietto naturalismo egli converte in un'immagine assoluta e perfino “astratta”, tuttavia sottilmente poetica, e di conseguenza in scoperto disaccordo con una raffigurazione aneddotica del mondo lagunare, dove vengono privilegiati gli scorci veristici con brani di vita quotidiana. Quella di Morbelli è invece l'immagine di una Venezia crepuscolare cara alla cultura romantica, di una Venezia percepita come città al tramonto, di cui il pittore coglie e trasmette l'atmosfera di soffusa malinconia, propria di un'età nella quale nulla sopravvive degli antichi splendori e del glorioso passato. Un' immagine in cui il senso della fine può essere stato suggerito a Morbelli da una pubblicazione di John Ruskin, Le pietre di Venezia, probabilmente nota all'artista attraverso l'edizione Carboni di Roma del '10: dove appunto l'immagine di una Venezia da cartolina illustrata lascia il posto a una Venezia “al tramonto”, la quale, come già i soggetti del Trivulzio affrontati negli anni precedenti, conduce Morbelli a “vedere” la città lagunare e le sue isole come inedito documento di un simbolico trapasso dalla vita alla morte che in pittura trova rispondenza in una gamma di rapporti cromoluminosi, sostanzialmente evocativa e simbolica, la quale conferisce alla veduta un senso di dolente nostalgia e di suggestione psicologica, di pittura come stato d'animo.
 
Giovanni Anzani
 
 
Stima    50.000 / 70.000
Aggiudicazione  Registrazione
122
Antonio Fontanesi
(Reggio Emilia 1818 - Torino 1882)
PAESAGGIO INNEVATO
olio su cartone, cm 33x40
firmato
 
L'opera è accompagnata da autentica su fotografia e relazione del dottor Angelo Dragone in data 31 luglio 1997, n. schedario 3976 dell'archivio
 
"Ho preso in attento esame il dipinto sopraindicato riconoscendovi una dell opere che, provenienti dalla collezione del senatore ingegner Adriano Tournon (Torino), erede del magistrato e poeta Giovanni Camerana, venne dispersa in due successivi esperimenti di vendita all'asta ad opera della Finarte di Milano il 16 marzo 1965, catalogo n. 14 (illustrato) cui fece seguito il secondo in data 19 aprile 1966.
Proprio l'opera esaminata era stata tra l'altro messa all'incanto con il numero 55 di catalogo, a pagina 46 ed ivi riprodotto a pagina 47, col titolo "Paesaggio invernale", olio su cartone cm 40x33 (ma in realtà 33,2) firmato A. Fontanesi a destra in basso.
In qualche maniera questo dipinto avrebbe potuto essere accostato al numero 29, "Crepuscolo" (altrimenti detto "Campagna al crepuscolo") e dato allora come attribuito nella perizia di Narziano Bernardi cui la Finarte s'era rifatta. E tuttavia quel Crepuscolo, come potè rilevarsi da una scritta riconosciuta di mano del sen. Tournon, fin dal 1881 era appartenuto alla damigella Angela Camerana, sorella del poeta ed erede universale di Fontanesi in nome del quale nel 1905, alla vigilia della sua morte, Camerana destinò alla Civica Galleria d'Arte Moderna di Torino la cospicua raccolta che tuttora vi è conservata ed esposta.
Attraverso gli esami del colore avevo poi datato l'oepra anteriormente al 1850. Riterrei allo stesso modo di poter far risalire anche il dipinto qui esaminato a quegli anni in cui Fontanesi poteva ancor apparire legato ai suoi esordi reggiani, con quella strada in diagonale (ma speculare rispetto al Crepuscolo già ricordato) e ben connessa con altre composizioni con paesaggi decorativi, da me studiati intorno al 1947 (se ben ricordo).
A tutta prima l'impatto con una pittura così materica può lasciare interdetti, ma vi si ritrovano poi certe inconfondibili modi della grafia pittorica della grafia fontanesiana: da quella luce che viene dal fondo della preparazione, e accentrata in quel punto del cielo dove la nube più chiara diventa il fulcro dell'intera composizione, al tratto nervoso in cui sono rese le strutture arboree, anche nel minore episodio sulla sinistra del primo piano, e all'evanenscenza del motivo steso in distanza lungo l'orizzonte, dove si avverte il sottile afflato lirico che Fontanesi verrà affinando e distendendo anche matericamente nelle sue opere di poco più tardi, databili intorno alla metà degli anni Cinquanta.
Per quanto sopra, sia per le vicende in cui il dipinto venne trasmesso in linea diretta da Fontanesi a Camerana e ai suoi eredi per essere infine immesso nel mercato attraverso l'aste della Finarte (dove venne acquistato dal padre dell'attuale proprietario, dott. Gustavo Predaval), sia per quanto si è potuto evnicere dallo studio tecnico ed estetico della pittura, sino a datarla intorno al 1847, ritengo di poterne confermare con piena convinzione l'autenticità e l'autografia come opera di antonio Fontanesi.
In fede, Torino 31 luglio 1997 Angelo Dragone"
 
Stima    15.000 / 20.000
1 - 30  di 409