Dipinti del Sec.XIX

15 OTTOBRE 2013

Dipinti del Sec.XIX

Asta, 0060

Firenze
Palazzo Ramirez- Montalvo
Borgo degli Albizi, 26


Esposizione

FIRENZE
da sabato 5 a lunedì 14 ottobre 2013
orario 10.00 - 13.00 / 14.00 - 19.00
Palazzo Ramirez-Montalvo
Borgo degli Albizi, 26
info@pandolfini.it

 
 
 
Stima   1000 € - 80000 €

Tutte le categorie

1 - 30  di 48
241
Antonio Maraini
(Roma 1886 - Firenze 1963)
SANTA CECILIA
scultura in gesso, alt. cm 133 circa
danni
 
Di questo gesso esiste l'originale in bronzo, ubicazione sconosciuta. Fu esposto alla Biennale di Venezia del 1930.
 
Bibliografia
F. Bardazzi, Antonio Maraini Sculture, Firenze 1984, pp. 28. 29. 66, Tav. 6
 
Un senso di espansione fluida e distesa prevale ormai nella realizzazione della Santa Cecilia. La posa della Santa allude alla santa Cecialia di Raffaello, ma la fanciullesca nudità del flautista rivela la conoscenza delle inquietanti figure di adolescenti moderni in attitudini classiche predilette da Hans Thoma, ma in genere care agli artisti tedeschi
dell'800. Ancora più inattesa, quasi ridicolo è l'accostamento fra l'aspetto
rinascimentale dell'angiolino e la forma moderna del suo organetto: inanimato fantasma, capitato lì per caso, da un fragile mondo popolato di Arlecchini e Pulcinella, usciti dai pennelli di Severini. Ma è nel brano formato dal mandolino e dal cartiglio, appoggiati all'abito della Santa vista di spalle, che la fantasia dellartista si accende, acccrescendo questopera bizzarra dellironia delle nature morte di Severini, Tozzi, Paresce, dello spirito ambiguo e insieme scherzoso di una certa cultura del tempo. L'artista conclude il colto gioco iniziato con la Santa Cecilia nella Tomba di Carlo Loeser, eseguita nel 1929 per il cimitero degli Allori di Firenze, raffinato inventario degli elementi ormai codifocati nelle composte opere di quei pittori, lo strumento, la brocca, il libro, il cartiglio, il torso femminile, compagno ideale dei nudi di Tozzi.
 
Da F. Bardazzi, Antonio Maraini Scultore, op. cit.
 
Stima    1.500 / 2.000
244

Antonio Maraini
(Roma 1886 - Firenze 1963)
MADONNA COL BAMBINO
scultura in gesso patinato e terracotta, cm 110x74
 
Bibliografia
F. Bardazzi, Antonio Maraini Scultore, Firenze 1984, pagg. 11, 12, 59
 
Nel 1920, costruendo la Maternità, sul brano della Madonna del Presepio, il Maraini ricompone le forti sintesi e le abbreviazioni di quelle figurine di santi e pastori entro ritmi più misurati. Una fotografia che risale agli anni ‘20 ci aiuta a capire quale sentimento gli avesse ispirato quest’opera, che il Maraini volle inserita su una delle pareti esterne di Torri di Sopra, la sua casa fiorentina in cui visse dalla metà dagli anni ‘20, emblema della pace e degli affetti familiari, nobilitato dal ricordo di un tabernacolo quattrocentesco, al quale allude la struttura architettonica del bassorilievo. Nel tono rude, ma ricco di sostanza umana della Maternità, il Maraini giocava su uno degli aspetti che più lo affascinavano dell’arte fiorentina di quel periodo, cioè, l’intervento della mano capace dell’uomo, nel creare una città “tutta scolpita nel macigno dei suoi colli, come una gigantesca opera d’arte, ora grezza e ora cesellata”. Emilio Cecchi esalta, la Maternità di Antonio collegandola alla “lezione della nostra rinascenza, diciamo più popolare e familiare”: in tal modo anch’egli pone in luce il carattere quattrocentesco di questa scultura, filtrato esercizio del Maraini sulle opere tarde di Jacopo della Quercia, uno degli artisti rinascimentali più amati nel giro fiorentino e assurto oramai, nei termini del tempo, al ruolo più comune. Fra gli altri, Ugo Ojetti, che possedeva un bassorilievo di Jacopo, la Madonna del Cardinale Casini, ne sottolineava la volontà di parlar poco, lento e netto, la scelta della sintesi, delle forme e, in generale, la critica contemporanea vedeva in lui l’esponente primo di quella linea più semplice e rude del rinascimento toscano che, meglio di ogni altra, sembrava incarnare le esigenze di allora, definite nei termini di sobrietà, semplificazione dei piani, sintesi dei volumi. Proprio queste qualità si richiedevano agli artisti del tempo, a proposito dei quali ci si esprimeva con un linguaggio analogo e a cui si attribuiva, come somma lode il riferimento a Jacopo della Quercia. Così Ojetti citava Jacopo, parlando di Andreotti, mentre il Maraini apprezzava “la solidità di un buon senso quasi contadino” di Cézanne, altro lume al quale ci si appellavacontinuamente. La sottigliezza del Maraini, sta quindi nell’aver operato in quel bassorilievo una sovrapposizione di piani, innestando lo stile di uno scultore, del quale era in corso un revival, su un tipo di plastica moderna, indicata anch’essa come quercesca.
 
Da F. Bardazzi, Antonio Maraini Scultore, op. cit.

Stima    2.000 / 3.000
1 - 30  di 48