Dipinti Antichi

15 OTTOBRE 2013

Dipinti Antichi

Asta, 0058

Firenze
Palazzo Ramirez- Montalvo
Borgo degli Albizi, 26


Esposizione

FIRENZE
da sabato 5 a lunedì 14 ottobre 2013
orario 10.00 - 13.00 / 14.00 - 19.00
Palazzo Ramirez-Montalvo
Borgo degli Albizi, 26
info@pandolfini.it

 
 
 
Stima   500 € - 60000 €

Tutte le categorie

151 - 180  di 181
158
Giuseppe Antonio Fabbrini
(Firenze 1740- dopo 1793)
COMPIANTO DI CRISTO
olio su tavola, cm 159,5x122,5
firmato, datato 1782 e iscritto: EX. ARCHETYPO. INSI: RAPHA: MENGS. QUOD. IN. CHARTA. DELINEATUM. EXSTAT. IN. PINACOTHECA. ILL: MI MAR. SI/ RINUCCINI. Ioseph Anto. Fabrini. Humilis. Discipulus. Pinxit MDCCLXXXII.
da un cartone di Antonio Raffaello Mengs (1728-1779)
Eseguito nel 1782 per Lord Cowper
 
Provenienza: collezione Lord Cowper, Inghilterra;
Casa d'aste Sotheby's, Londra, 8 giugno 1987, lotto 320;
Casa d'aste Semenzato, Milano, 11 aprile 1991, lotto 9;
collezione Sordi, Villa medicea di Lappeggi (Bagno a Ripoli);
collezione privata, Firenze
 
Bibliografia: S. Roettgen, Anton Raphael Mengs, 1728-1779, and his British patrons, London 1993, pp. 30, 37 fig. 26, 41 (note 94, 95); S. Roettgen, Anton Raphael Mengs 1728-1779. Das malerische und zeichnerische Werk, München 1999, p. 98 (cat. 59, WK 1)

Corredato da attestato di libera circolazione

Il dipinto è corredato da parere scritto di Steffi Roettgen, Firenze, settembre 2013
 
Il dipinto è una copia fedele di un disegno di Mengs eseguito in funzione di un cartone preparatorio per un quadro commissionatogli dal Marchese Carlo Rinuccini che dovette servire da pendant a un dipinto nella collezione Rinuccini allora attribuito a Raffaello raffigurante una Sacra Famiglia. Dopo la morte del Mengs (29 giugno 1779) il cartone (155,6 x 118,5 cm), oggi conservato al Museum of Fine Arts a Boston (USA), fu trasferita dal romano palazzo Rinuccini a Firenze dove nel 1781 venne esposto al pubblico, probabilmente nel palazzo della famiglia in Via S. Spirito n. 39 (oggi sede del Liceo Macchiavelli) dove rimase fino al 1852, anno della vendita all’asta dell’intera collezione Rinuccini. Il cartone aveva riscosso grande ammirazione già a Roma come attesta la notizia di Antonio Canova nel suo Diario sotto la data del 17 marzo 1780. Tra gli ammiratori di Mengs e in particolare di quest’opera era George Clavering III Earl of Cowper, in questi anni personaggio chiave della vita culturale fiorentina e stretto amico di Carlo Rinuccini. Essendo già proprietario di diverse opere di Mengs (Catalogo mostra Mengs. La scoperta del neoclassico, Padova 2001, p. 296) il Cowper non solo ebbe l’idea di dotare il disegno di un’epigrafe in latino, ma commise inoltre la “traduzione” del disegno al Fabbrini il quale come allievo del Mengs in questi anni riscosse molti riconoscimenti a Firenze come dimostra la prestigiosa commissione per la decorazione murale della Segreteria di Stato alla villa del Poggio Imperiale. Fabbrini, un pittore finora non studiato fece per Lord Cowper anche altre opere tra cui anche copie da Mengs (Ellis 2005, pp. 69, 70). Secondo una notizia apparsa nella Gazzetta Toscana (6 luglio 1782) il Marchese Rinuccini aveva dato a Lord Cowper la “permissione” di eseguire la copia che possedeva una “tale esattezza, vivacità e franchezza che a giudizio degli imparziali intendenti viene giudicata un Capo d’Opera.” Con ogni probabilità la copia apparteneva quindi per un certo periodo a Lord Cowper (morto nel 1790 a Firenze) pur non figurando nel suo inventario di lascito (Ellis 2005). Il quadro deve essere approdato poi in Inghilterra, dove riapparve nel 1987 (catalogo asta Sotheby’s). La fedeltà formale del dipinto di Fabbrini al cartone di Mengs induce a ritenere che il copista abbia ricalcato la sua opera direttamente dal cartone. Ciò viene anche suggerito dalle misure delle due opere che si differenziano di pochi centimetri. Se non ci fosse la certezza documentaria che Mengs non ha ma iniziato l’esecuzione del dipinto si potrebbe avanzare l’ipotesi che si trattasse – invece di copia – della esecuzione affidata dal maestro all’allievo sulla base del cartone. L’iscrizione apposta nell’angolo inferiore a sinistra conferma però che il Fabbrini stesso si considerava esclusivamente copista e ne era ben fiero, forse anche per aver così bene imitato il modo di colorire del Mengs. La stretta concordanza con opere di esso fa comunque supporre che Fabbrini era a conoscenza del colorito previsto per questo dipinto. Forse conosceva un bozzetto colorato (non pervenutoci) o ebbe da parte del committente indicazioni a proposito.
Bibliografia di riferimento: Gazzetta Toscana, 6 luglio 1782, p. 106; Fabia Borroni Salvadori, Memorialisti e diaristi a Firenze nel periodo leopoldino 1765-1790. Spigolature d’arte e di costume, in Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Cl. Lettere e Filosofia, serie III, vol. IX/3, 1979, p. 1248; Catalogo Mengs. La scoperta del Neoclassico, a cura di S. Roettgen, Padova marzo-giugno 2001, Venezia 2001, p. 296; Charles Ellis, La collezione di Lord Cowper, in Paragone Arte, anno LVI, terza serie, n. 60, (661), Firenze 2005, pp. 40-72.
 
 
Stima    12.000 / 15.000
Aggiudicazione  Registrazione
159
Pelagio Palagi
(Bologna 1775-Torino 1860)
RITRATTO DI FRANCESCO I D’AUSTRIA
olio su tela, cm 85,5x72
 
Provenienza: già collezione E. Rossi, Milano;
collezione privata
 
Bibliografia: S. Zamboni, Contributi a Pelagio Palagi, in “Atti e Memorie dell’Accademia Clementina di Bologna”, XI, 1974, pp. 102-103, 106, nota 27; fig. 32 a
 
Corredato da attestato di libera circolazione
 
Trasferitosi a Milano nel 1815 dopo quasi dieci anni trascorsi a Roma, Palagi ebbe certo modo di assistere all’ingresso trionfale di Francesco I d’Austria e dell’Imperatrice Maria Ludovica, avvenuto il 31 dicembre di quell’anno, e di ritrarre dal vero il sovrano nei due mesi della sua permanenza in città. Le circostanze di questa commissione non sono tuttavia documentate con esattezza: il ritratto dell’Imperatore d’Austria, eseguito dal Palagi in più versioni, si cela infatti tra le commissioni ricevute “dal Governo e da particolari” che l’artista bolognese registra senza indulgere in dettagli, a differenza dei dipinti “di storia” di cui precisa invece soggetti e committenti.
L’attività di ritrattista per l’aristocrazia milanese lo occupa intensamente almeno fino al 1821, a dimostrazione del successo ottenuto a Milano dal suo modello celebrativo, teso a restituire attraverso gli oggetti raffigurati, veri e propri attributi simbolici, il carattere del soggetto e insieme il suo ruolo pubblico.
Il dipinto qui presentato costituisce una variante di quello, più noto in virtù della sua collocazione ma non necessariamente anteriore al nostro, conservato presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna e proveniente dalla Zecca di Milano che, come risulta da un pagamento all’artista, gli fu commissionato da quella Direzione nel 1817. Sappiamo peraltro dalla sua corrispondenza che il dipinto in questione non fu la più antica versione di questo ritratto ma forse solo la più famosa e che, vera e propria icona del potere imperiale, fu comunque replicato in altri esemplari di cui solo il nostro sembra oggi conservato.
La principale differenza rispetto al quadro di Bologna riguarda lo sfondo, nel nostro caso aperto a sinistra su un tratto di cielo che in quello è invece celato da una tenda. Un’inquadratura lievemente più ampia consente altresì, nella nostra versione, una visione più completa degli attributi regali. Difficile dire quale soluzione preceda l’altra: è certo però che il ritratto ufficiale dell’Imperatore dipinto da Pelagio Palagi fu poi copiato dal Mazzola verso la fine del secolo in una modesta tavoletta ora a Brera e, ridotto a mezzo busto, ripreso da Giovan Battista Gigola in una miniatura ora nelle raccolte dei Musei di Arte e Storia a Brescia.
 
Stima    20.000 / 30.000
Aggiudicazione  Registrazione
173
Abraham-Louis Ducros
(Moudon 1748- Losanna 1810)
IL VESUVIO DA CASTELLAMMARE
penna e inchiostro di china, acquarello e tempera su fogli di carta uniti e incollati su tela, cm 77x117
 
Obbligato a lasciare Roma a causa dei disordini seguiti a una insurrezione antifrancese nel gennaio 1793, Ducros si trasferì a Napoli nell’estate di quell’anno avendo lasciato nella Città eterna, affidati all’architetto Asprucci, il contenuto del suo studio e i materiali raccolti in oltre quindici anni di lavoro in Italia. A Napoli, dove si era recato una prima volta nel 1778 nel corso di un lungo viaggio nel Regno delle due Sicilie, l’artista svizzero rinnovò i contatti con Sir William Hamilton, che già nel 1791 aveva acquistato suoi acquarelli e con il ministro John Francis Edward Acton, per il quale sembra eseguisse un numero così elevato di paesaggi e vedute da arredare un’intera stanza. Almeno sei di queste opere di grande formato, tra cui quelle raffiguranti il varo di una nave nel cantiere di Castellammare, da poco terminato e la villa di proprietà del ministro affacciata sul golfo sono oggi identificate.
Sebbene la provenienza del nostro dipinto, inedito e non replicato, non sia documentata, non c’è dubbio che esso sia stato eseguito in relazione all’esplorazione di Castellammare e dei suoi pittoreschi dintorni compiuta nel 1794-95. E’ quello infatti il punto di vista di questa veduta, che al di là del bosco inquadra il golfo con l’isolotto fortificato di Rovigliano, la pianura alla foce del Sarno e, sullo sfondo, il Vesuvio. Il complesso monastico sulla riva del mare compare, inquadrato a distanza, nella Veduta di Villa Acton a Castellammare un tempo a Londra presso Hazlitt, firmata e datata del 1794 (In the Shadow of Vesuvius. Views of Naples from Baroque to Romanticism 1631-1830, Napoli 1880, pp. 119-20; ill. p. 90) tanto da far supporre che il nostro punto di vista sia il “bosco” appena a destra della villa. Anche l’inquadratura romantica della veduta al di là del fogliame, così diversa dal taglio ampio e disteso dei suoi soggetti romani, appare tipica dell’ultimo periodo italiano di Ducros.
Probabilmente di invenzione il parapetto che in primo piano racchiude una sorta di belvedere animato dalle figurine; queste sono aggiunte, come di consueto, dalla mano di un collaboratore non identificato, forse dopo il ritorno dell’artista a Losanna, nel 1807 e l’apertura di una accademia che operò fino alla sua morte improvvisa nel 1810.
 
Stima    7.000 / 9.000
Aggiudicazione  Registrazione
151 - 180  di 181