Dipinti Antichi

15 OTTOBRE 2013

Dipinti Antichi

Asta, 0058

Firenze
Palazzo Ramirez- Montalvo
Borgo degli Albizi, 26


Esposizione

FIRENZE
da sabato 5 a lunedì 14 ottobre 2013
orario 10.00 - 13.00 / 14.00 - 19.00
Palazzo Ramirez-Montalvo
Borgo degli Albizi, 26
info@pandolfini.it

 
 
 
Stima   500 € - 60000 €

Tutte le categorie

61 - 90  di 181
67
Andrea di Giovanni da Murano
(documentato a Venezia dal 1463- Castelfranco Veneto 1512)
MADONNA ADORANTE IL BAMBINO
tempera su tavola parchettata, cm 32,8x26,4
alcuni restauri
 
Provenienza: già vendita G. von Hallmann 12 giugno 1918, Berlino (da un’annotazione sul cartone di una foto conservata presso il Kunsthistorisches Institut di Firenze)
 
Corredato da parere scritto di Andrea de Marchi
 
L’opera qui presentata è stata ricondotta dallo studioso all'artista veneto Andrea di Giovanni da Murano grazie ad alcuni caratteri distintivi del pittore come “l’effetto di pittura sbalzata, il taglio forte delle palpebre, i lacrimatoi marcati da lustri soffusi, lo scorcio tagliente della narice o il risalto delle labbra increstate” della Madonna e “la contrazione nervosa del gesto, nelle ombre bronzate sulla carne pienotta o nell’esuberante capigliatura a riccioli inanellati” del Bambino.
Andrea di Giovanni da Murano è documentato a Venezia dal 1463 e probabilmente la sua formazione è da ricondursi a un sodalizio con Bartolomeo Vivarini benchè l’artista dimostri anche un diretto confronto, tra settimo e ottavo decennio, con Giovanni Bellini. L’insistito sbalzo di volumi della nostra tavola richiama infatti la pittura più disegnata di Bartolomeo anche se la tenerezza sentimentale mostra l’ammirazione per le invenzioni di Bellini, come emerge anche dal confronto con la Madonna col Bambino Davis del Metroplitan Museum. Come nella Madonna Davis si ripete nel nostro dipinto l’iconografia, peraltro molto frequente in laguna, della Madonna che a mani giunte adora il Bambino, rappresentato vestito con un corto abitino cinto alla vita e sul petto. Per le analogie compositive e per la rappresentazione del Bambino nudo e assopito, presagio della morte, vanno citati due dipinti di Andrea da Murano quali la Madonna conservata presso il Princeton University art Museum e il frammentario dipinto del Museo di Castelvecchio di Verona.
Caratteristiche quali la “tensione contratta e lo sbalzo metallico” del dipinto hanno portato inoltre lo studioso ad un accostamento con il trittico di San Pietro Martire a Murano (databile dopo il 1477-78) e quindi ad una proposta di datazione attorno al nono decennio, nel passaggio tra l’attività lagunare e il definitivo trasferimento del pittore a Castelfranco nel 1485.
 
Bibliografia di confronto: A. De Nicolò Salmazo, Per una ricostruzione dela prima attività di Andrea da Murano, in "Saggi e memorie di storie dell'arte", X, 1976, pp. 9-29; F. Zeri, A Note on Andrea da Murano, in "The Art Quarterly", 1968, ried. in Giorno per giorno nella pittura. Scritti sull'arte dell'Italia settentrionale dal Trecento al primo Cinquecento, Torino 1988
 
Stima    15.000 / 20.000
Aggiudicazione  Registrazione
71
Pittore romano, sec. XVII
NATURA MORTA DI ORTAGGI E FRUTTA CON CAVOLFIORE, SEDANO GOBBO, MELE E UVA
olio su tela, cm 74x105
 
Tradizionalmente attribuito a Tommaso Salini nella raccolta di provenienza, certo per confronto con la tela pubblicata da Federico Zeri che recava la firma dell’artista romano poi risultata apocrifa, la natura morta qui presentata non ha trovato una paternità alternativa nel corso degli studi che nell’ultimo decennio hanno tentato di restituire un’immagine convincente del pittore romano ricordato dal Baglione né in quelli che, d’altro canto, hanno identificato diversamente le opere un tempo raccolte sotto quel nome. La maggior parte di esse sono state raccolte da Ulisse e Gianluca Bocchi sotto il nome di “Pseudo Salini”, ovvero “Monogrammista S.B”., seguendo un’indicazione di Giuseppe De Vito relativa a un “numero” del gruppo in cui compare questa sigla e la data del 1655.
In quell’occasione (Pittori di natura morta a Roma. Artisti italiani 1630-1750, Casalmaggiore 2005, p. 175 e ss., figg. PS 11-14) i Bocchi riunivano quali verosimili precedenti dello Pseudo Salini due coppie di dipinti già nelle raccolte Scamperle e De Carlo; un tempo attribuite a Salini, si differenziano tuttavia da quelle del Monogrammista (attivo intorno al 1650) per scelte iconografiche e compositive legate a un tempo relativamente precoce della natura morta; per questo motivo si chiamava in causa se pure in forma dubitativa il nome di Agostino Verrocchi (1586-1659), attivo intorno al 1630 e punto di raccordo a Roma tra la generazione dei caravaggisti e quella di Michelangelo Cerquozzi.
Numerosi elementi del dipinto qui presentato richiamano appunto le tele De Carlo, e suggeriscono di collocare in quell’ambito anche la nostra tela, in cui ortaggi “poveri” tipici del primo tempo della natura morta romana e poi spariti dalle “mostre” barocche sono presentati su un semplice piano di pietra sapientemente illuminato e, individuati da una fonte di luce laterale, risaltano sul fondo scuro.
 
 
Stima    20.000 / 30.000
61 - 90  di 181