Importanti Dipinti Antichi

16 APRILE 2014

Importanti Dipinti Antichi

Asta, 0039Part 1
FIRENZE
Palazzo Ramirez- Montalvo
ore 15.30
Esposizione

FIRENZE
dal 11 al 14 aprile 2014
orario 10-13 / 14– 19
Palazzo Ramirez-Montalvo
Borgo degli Albizi, 26
info@pandolfini.it

 
 
 
Stima   700 € - 100000 €

Tutte le categorie

31 - 60  di 165
31

Attribuito a Baldassarre Franceschini, detto il Volterrano

(Volterra 1611-Firenze 1690)

CRISTO CORONATO DI SPINE

olio su tela, cm 66x51

sul retro iscritto: "Venuta da Firenze dalla Casa del Signor Principe Don Giulio Cesare Rospigliosi nel 1845" e "Venuto da Firenze dalla Casa del Signor Principe nel 1845"

 

Provenienza: collezione Rospigliosi, Firenze;

collezione Rospigliosi, Roma;

vendita Rospigliosi 14 dicembre 1932, lotto 135, Roma;

collezione privata, Firenze;

Christie’s Milano, asta 26 novembre 2009, lotto 57

 

Bibliografia: Catalogo della raccolta di quadri…. che arredava l’appartamento di S.E. il Principe Don Gerolamo Rospigliosi… che sarà venduta all’asta nel Palazzo Rospigliosi in Roma… da lunedi 12 a sabato 24 dicembre 1932…., riprodotto in A. Negro, Paesaggio e figura. Nuove ricerche sulla Collezione Rospigliosi, Roma 2000, p. 147, n. 135.

 

Opera notificata con decreto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Milano, 2 maggio 2012

 

Inventariato nel 1856 da Tommaso Minardi come opera “della figlia di Carlo Dolci”, ovvero Agnese, (cfr. A. Negro, La Collezione Rospigliosi, Roma 1999, p. 348, n. 4), e posto in vendita nel 1932 con un’attribuzione al maestro fiorentino, il dipinto qui offerto sembra piuttosto riconducibile al catalogo del Volterrano in virtù di puntuali riscontri con sue opere documentate.

Si veda in particolare il Cristo coronato di spine, raffigurato nell’atto di indicare (come il nostro) la piaga del costato, entrato nel 1685 nella raccolta del Gran Principe Ferdinando e identificato da Marco Chiarini nei depositi delle Gallerie fiorentine (Gli “Ecce Homo” di Baldassarre Franceschini, il Volterrano, in “Arte Cristiana” 73, 1985, p. 195 e fig. 5). Il nostro dipinto è inoltre da mettere in relazione con il disegno a inchiostro in asta a Londra (Sotheby’s, 3 luglio 1980) nell’ambito di una serie di fogli dell’artista toscano (Charles Mc Corquodale, Drawings by Baldassarre Franceschini called Volterrano, Londra 1980, p. 48, n. 61 a-b), nuovamente analizzato da Marco Chiarini. La linea ovale che nel disegno incornicia la figura ha suggerito allo studioso di collegarlo al dipinto di tale formato ricordato dal Baldinucci come eseguito dal Volterrano per il marchese Gondi, e tuttora esistente nella collezione.

Ignota è invece l’origine del nostro dipinto, verosimilmente acquistato da Giuseppe Rospigliosi (1755-1833), a Firenze dal 1792, ed ereditato dal figlio Giulio che trasferì a Roma la raccolta paterna.

Stima   € 6.000 / 8.000
Aggiudicazione  Registrazione
33
Stima   € 10.000 / 12.000
38

Pittore fiorentino, sec. XVII

DAVID CON LA TESTA DI GOLIA

olio su rame, cm 30,5x24

lievi cadute di colore

 

Corredato da attestato di libera circolazione

 

Provenienza: già nobile famiglia romana;

per successione ereditaria agli attuali proprietari

 

Il prezioso dipinto su rame qui presentato raffigurante David con la testa di Golia colpisce per la fiera e attraente bellezza del giovane e per la raffinata e ricercata esecuzione dei più minimi dettagli come l’impugnatura dorata della spada e la sacca di pelliccia che contiene le pietre, utilizzate insieme alla fionda per sconfiggere Golia.

Il nostro dipinto che rientra a pieno titolo nella pittura fiorentina del Seicento raffigura un soggetto più volte replicato tra i pittori fiorentini come nel dipinto firmato da Carlo Dolci della Pinacoteca Nazionale di Brera e nel più articolato Trionfo di David di Matteo Rosselli del Museo del Louvre di Parigi. Forti affinità stilistiche si possono in particolare riscontrare con un dipinto raffigurante David con la testa di Golia rintracciato nell’archivio fotografico Zeri riferito dallo studioso, attraverso una nota autografa sul verso della fotografia, a Cristofano Allori che tuttavia riteniamo per ragioni stilistiche possa essere avvicinato piuttosto alla pittura di Ottavio Vannini. Lo studioso ne documentava inoltre il passaggio da una collezione privata lucchese al mercato antiquario bolognese (Fototeca Zeri, busta 524, fasc. 1, inv. 111091). Puntuali riscontri emergono dal confronto fra la figura del David e quella del nostro dipinto, in particolare nei tratti fisionomici del volto, definiti mediante dolci passaggi chiaroscurali; come ad esempio le labbra morbide e carnose; oltre all’uso di una simile impostazione compositiva in cui è esibita in primo piano la testa recisa del gigante.

Ragioni stilistiche ed esecutive sembrano pertanto ricondurci verso Ottavio Vannini (1585-1644) per il suo particolare uso di campiture compatte condotte con colori vivaci e smaltati. Piuttosto esemplificativo il confronto con le fisionomie maschili di Vannini come quella di Sisara nel Giaele e Sisara del Seminario Maggiore di Firenze e ancor più importante il raffronto con il dipinto raffigurante David con la testa di Golia di collezione privata. In quest’ultimo dipinto David viene rappresentato al centro della composizione con un taglio ravvicinato all’altezza del ginocchio che ricorre anche nel nostro rame, seppur con una diversa posizione del corpo. Il giovane David afferra nella mano sinistra le ciocche dei capelli della testa di Golia che risulta nella fisionomia quasi sovrapponibile a quella del nostro dipinto e nella mano destra brandisce la spada. Ulteriori vicinanze si possono riscontrare nel volto e nella figura del giovane eroe vincitore resi tuttavia nell’esecuzione del nostro dipinto in maniera più morbida e naturale.

Stima   € 15.000 / 20.000
Aggiudicazione  Registrazione
42

Lorenzo Lippi

(Firenze 1606-1665)

SACRA FAMIGLIA

olio su tela, cm 102,5x88

 

Provenienza: già collezione Scopinich, Milano;

collezione privata, Milano

 

Bibliografia: F. Wittgens, Dipinti inediti del Seicento, in “L’arte”, 6, 1933, pp. 445-446, fig. 451; F. Sricchia Santoro, Lorenzo Lippi nello svolgimento della pittura fiorentina della prima metà del ‘600, in “Proporzioni”, IV, 1963, p. 263; M. Gregori, 70 pitture e sculture del ‘600 e ‘700 fiorentino, catalogo della mostra di Firenze 1965, p. 51; C. D’Afflitto, Lorenzo Lippi, Firenze 2002, n. 129, p. 306; F. Baldassari, La pittura del Seicento a Firenze. Indice degli artisti e delle loro opere, Milano 2009, p. 448

 

Il dipinto qui proposto fu pubblicato per la prima volta con la giusta attribuzione a Lorenzo Lippi da Fernanda Wittgens, la quale ne forniva un’adeguata lettura stilistica, attenta al suo carattere “arcaizzante”, basato su “calme, equilibrate conchiuse costruzioni cinquecentesche”. La studiosa evidenziava infatti il carattere tipico di Lippi ovvero la semplificazione compositiva che non “per povertà d’immaginazione bensì per un senso di armonia, che […] il pittore, lasciò in ogni sua creazione quasi sugello di toscanità”.

Anche Chiara D’Afflitto metteva in luce tali caratteristiche della nostra Sacra famiglia definita dal “carattere intimo e familiare, con il san Giuseppe che legge” e rilevava nell’opera una derivazione dai “prototipi rinascimentali della Scuola di San Marco, modelli insuperati di religiosità fiorentina, con un’ulteriore inclinazione al Lippi ad evidenziare il legame affettivo tra le figure”. La studiosa proponeva di anticipare di poco la datazione al 1660 proposta da Mina Gregori che lo metteva in relazione con la Sacra famiglia a figure intere già in collezione Romoli, Firenze.

Stima   € 20.000 / 30.000
64

Michael Sweerts

(Bruxelles 1618-Goa 1664)

ARTISTA CHE DISEGNA PRESSO UNA FONTANA

olio su tela, cm 64x87

 

Provenienza: Bendorf am Rhein, Haus Christophorus;

asta Christie’s Londra, 9 luglio 2002, lotto 38;

collezione privata

 

Bibliografia: R. Kultzen, Michael Sweets. Brussels 1618-Goa 1664, Ghent 1996, pp. 28, 98, n. 37, fig. 37

 

Come altri dipinti eseguiti da Sweerts nel corso del soggiorno romano, documentato fra il 1646 e il 1651 ma forse anticipabile al 1640, la tela qui offerta è dedicata, quasi una dichiarazione di poetica, al tema dell’artista al lavoro. Nei pressi di un tempio in rovina, di cui solo due colonne sopravvivono erette, un pittore, forse di passaggio a giudicare dal mantello da viaggiatore, si guarda intorno, la penna sollevata in un gesto sospeso, quasi alla ricerca di un motivo da tradurre sul foglio bianco. Il suo compagno, certo pittore anche lui, gli indica come possibile modello due popolani, uno dei quali chino sullo zampillo di una rustica fontana. E’ appunto il tema dello studio dal vero, e anzi del motivo colto dalla strada e dalla vita quotidiana, che ritroviamo nelle composizioni più ricche ed articolate a Roma presso l’Accademia di San Luca, nel dipinto già nella collezione Melmeluzzi, o nella tela del museo Boymans van Beuningen di Rotterdam dove l’artista, circondato da popolani, è raffigurato al lavoro nel giardino della villa Montalto, riconoscibile dalla fontana disegnata da Gian Lorenzo Bernini. Un tema, si direbbe, particolarmente caro a Sweerts, che tornato in patria aprì, come è noto, la propria accademia di disegno, probabilmente simile agli studi d’artista che compaiono nelle sue tele più famose, dove gli allievi si esercitano dal modello in posa o dalla scultura, e non più dal vero.

Non è stato finora osservato che il personaggio che accompagna l’artista e gli propone l’oggetto del suo disegno, presente anche nel già citato dipinto all’Accademia di San Luca, è probabilmente Sweerts in persona, come suggerisce il confronto con il suo autoritratto giovanile conservato agli Uffizi, dalla raccolta del cardinal Leopoldo de’Medici: un dato che, se confermato, rafforza il valore del nostro dipinto come vera e propria dichiarazione di poetica da parte dell’artista neerlandese.

Stima   € 20.000 / 30.000
31 - 60  di 165