Importanti Maioliche Rinascimentali

27 OTTOBRE 2014
Asta, 0025
6

ORCIOLO

Stima
€ 10.000 / 15.000
Aggiudicazione  Registrazione

ORCIOLO

Montelupo, Lorenzo di Piero di Lorenzo, 1513-1534

 

Maiolica decorata in blu di cobalto in tono intenso e materico, rosso ferraccia e giallo antimonio

alt. cm 23,5; diam. bocca cm 8,5; diam. base cm 11

Sul retro, sotto l’ansa, marca incrociata “L. O. P.”

Sotto la base, numero “988” timbrato in inchiostro blu

 

Intatto; sbeccature d’uso sull’orlo, sull’ansa e sul piede; lievi cadute di smalto sul corpo; segni di appoggio in cottura

 

Corredato da attestato di libera circolazione

 

Earthenware, painted in an intense and textured cobalt blue, iron red, and antimony yellow

H. 23.5 cm; mouth diam. 8.5 cm; foot diam. 11 cm

On the back, below the handle, ‘L. O. P.’ crossed mark

On the bottom, number ‘988’ stamped in blue ink

 

In very good condition; wear chips to rim, handle and foot; minor glaze losses to body; kiln-support marks

 

An export licence is available for this lot

 

L’orciolo, con orlo tagliato a stecca, ha un versatore a beccuccio che si diparte dal corpo verso l’alto ed è raccordato al collo da un cordolo a sezione cilindrica. Il piede è piano, appena estroflesso. L’ansa, a nastro e con costolatura al centro, parte poco sotto il bordo e si raccorda al corpo nel punto più largo della pancia. La superficie del vaso è interamente smaltata, anche all’interno, fatta eccezione per la base del piede.

Lungo tutto il corpo si sviluppa un decoro a “palmette”, interrotto solo da uno stemma collocato sotto il beccuccio e da una riserva al di sotto dell’ansa, nella quale si legge la sigla della bottega. L’ansa è decorata con pennellate blu. Il decoro principale è realizzato in blu di cobalto con il ferraccia e il giallo antimonio utilizzati per dar luce alle palmette e poi riutilizzati nella decorazione dello stemma. Il gioco cromatico che alterna il giallo e il ferraccia è utilizzato nelle chiavi di San Pietro, e nelle rosette laterali allo stemma dominato dalla tiara papale. Lo stemma d’oro a sei palle – poste in cinta la prima, in capo d’azzurro caricata in tre gigli, le altre cinque in rosso – si riferisce a un papa della famiglia Medici: Leone X (1513-1521) oppure Clemente XVII (1523-1534).

Lo stemma è ampiamente rappresentato in opere di maiolica delle manifatture fiorentine e di Montelupo, spesso senza riferimenti attributivi iconografici, e quindi difficilmente assegnabile all’uno o all’altro papa Medici.

Gli studi più recenti hanno meglio definito gli ambiti produttivi toscani, spostando l’attribuzione di molti esemplari dalle manifatture di Cafaggiolo a quelle di Montelupo Fiorentino. In particolare, sappiamo che le botteghe montelupine furono spesso ingaggiate per i “fornimenti” di maioliche per il patriziato fiorentino.

Per quanto riguarda l’attribuzione a Montelupo, e con maggiore precisione alla bottega dei Sartori, si deve obbligatoriamente fare riferimento agli studi che negli anni Ottanta del secolo scorso hanno visto le osservazioni tipologiche proposte dagli studiosi suffragate da una vasta e nuovissima indagine archeologica, avviata negli anni Settanta. In particolare Alessandro Alinari, nell’analisi della sigla presente anche nel nostro orciolo, ricorda una delle ipotesi di G. Guasti, che nel 1902 aveva indicato una possibile lettura in un intreccio tra una “L”, una “P” e una “O”, attribuendo la sigla a un “Lorenzo di Philippo orciolaio”. Marco Spallanzani si associa a tale attribuzione, anche alla luce dell’identica provenienza dei reperti recanti questa sigla. Alinari approfondisce la lettura e in base ai caratteri stilistici dei frammenti crea un insieme di gruppi, diverse botteghe riconoscibili tramite la mano di più pittori.

La recente pubblicazione, da parte di Berti, dell’opera monografica su Montelupo Fiorentino supporta l’attribuzione a Lorenzo di Piero di Lorenzo nella bottega montelupina dei Sartori.

Questa tipologia è considerata prodotta dal 1490 al 1530, ma anche in base alla doppia interpretazione dello stemma papale si può circoscrivere la datazione tra il 1513 (inizio del pontificato di Leone X) e il 1534 (fine di quello di Clemente VII).

Il motivo a “palmette persiane” venne usato molte da botteghe italiane, ma la precisa analisi tipologica di tale decoro nel nostro pezzo, con palmetta alternata a rosetta gialla e blu, porta al confronto con una bottiglia trilobata della collezione Cora, ed anche ad altri confronti, prevalentemente su forme chiuse, databili intorno al 1520 circa.