90 ANNI DI ASTE: CAPOLAVORI DA COLLEZIONI ITALIANE

28 OTTOBRE 2014
Asta, 0024
28

Galileo Chini

Stima
€ 6.000 / 8.000

Galileo Chini

(Firenze 1873-1956)

CACHE-POT

Manifattura Arte della Ceramica, Firenze

1898 - 1900

ceramica decorata a lustro metallico

alt.cm 28, diam. cm 44

Reca marchio della melagrana con le lettere ADCF

 

L'opera è corredata di attestato di libera circolazione

 

Ceramics with metallic luster, alt. cm 28, diam. cm 44. On the base the mark ADCF with pomegranate

 

€ 6.000/8.000 - $ 7.800/10.400 - £ 4.800/6.400

 

 

Bibliografia:

L’Arte decorativa moderna, rivista mensile illustrata di architettura e decorazione della casa e della via, Anno I. N. 8-Agosto 1902, p. 235

 

“…..spinta propulsiva determinante per il rinnovamento, ma anche per una ridefinizione dei vari settori delle arti applicate…” è questa la definizione che la monografia sulla manifattura Chini a cura di Raffaele Monti dà di Galileo Chini. Negli anni di torpore in cui si trovavano le arti decorative alla  fine del secolo XIX  emerge in maniera vigorosa ,a livello europeo,  la necessità di rinnovare il settore e di riscoprire le attività artigianali prendendo spunti sia dalle “belle arti” , la scultura e la pittura, sia dalle culture asiatiche. Anche in Italia questa necessità di rinnovamento prende piede e uno dei maggiori portavoce in queste nuove direzioni fu Galileo Chini grazie alla produzione di ceramiche.

Nel 1896 crea in Via Arnolfo a Firenze insieme a Giovanni Vannuzzi, Giovanni Montelatici e Vittorio Giunti la piccola  manifattura L’Arte della Ceramica e simbolo della manifattura divenne la melagrana con all’interno le lettere ACF iscritte accompagnate, fino al 1898, da due mani intrecciate sottostanti.

Questa idea  nacque non solo per la volontà di mutamento delle arti decorative, di cui si è parlato sopra,  ma anche per un senso di delusione dovuto alla  cessione della  fabbrica Ginori di Doccia all’industriale Augusto Richard di Milano. Dal 1897 entra a lavorare nella  fabbrica il cugino di Galileo Chino Chini ed è di questo anno la corrispondenza in cui si ha notizia delle difficoltà finanziare in cui versa la fabbrica, nonostante la notevole ammirazione che destano i prodotti della manifattura sin dall’inizio. Alle Esposizioni Universali di Torino e di Londra del 1898 viene infatti insignita della  medaglia d’oro.

Le opere prodotte in questi anni sotto la direzione artistica di Galileo sono caratterizzate dai nuovi dettami internazionali in cui forma, decoro e funzione si uniscono in un solo prodotto finale. Sono gli anni in cui soggetti naturalistici, come i pavoni del cache-pot qui presentato, non sono solo elementi decorativi ma si fondono a pieno con l’andamento formale dell’oggetto.

Nel repertorio di questi anni molti sono i soggetti animali usati, fra i preferiti i cigni, i pavoni  ed i pesci rappresentati con elegante finezza ed anche i soggetti floreali in cui si risente dell’influenza dell’Art Nouveau.

Nei primi anni del 900 la fabbrica comincia  a produrre oggetti in grès lasciando spesso il materiale a vista ed ad utilizzare , per le decorazioni, le colature di smalto. Sono di questi anni la partecipazione all’Esposizione Universale di Parigi e a quella di San Pietroburgo in cui l’Arte della ceramica vince il grand prix e sempre in questi anni entra nella società il Conte ferrarese Vincenzo Giustiniani. In questo momento la fabbrica Arte della Ceramica diviene il riferimento per la rinascita delle arti decorative italiane e la sua cospicua  produzione richiede la necessità di trasferire la fabbrica da Firenze a Fontebuoni.