Mobili, Arredi e Oggetti d'Arte

27 NOVEMBRE 2014

Mobili, Arredi e Oggetti d'Arte

Asta, 0021
FIRENZE
Palazzo Ramirez- Montalvo
Borgo degli Albizi, 26
ore 16
Esposizione

FIRENZE
dal 21 al 24 novembre 2014
orario 10 – 13 / 14 – 19
Palazzo Ramirez-Montalvo
Borgo degli Albizi, 26
info@pandolfini.it

 
 
 
Stima   350 € - 30000 €

Tutte le categorie

121 - 150  di 219
121

Gruppo raffigurante le Tre Parche

 

Manifattura Ginori, Doccia 1755-1770

 

H con piedistallo 39 cm; largh max 31 cm; prof max 26 cm

Misure piedistallo: 29x23 H 10 cm.

Misure gruppo senza piedistallo H 29 cm

Porcellana dipinta in policromia: blu, violetto, porpora, giallo, verde, rosso ferro, bruno, oro

 

Gruppo allegorico raffigurante tre giovani donne sedute sui tre lati di una base modellata e dipinta a massi squadrati su cui sono applicati fiori e foglie. Sovrasta le dee, in posizione centrale, un putto con espressione dolente e braccia sollevate seduto su tre massi sovrapposti. Tre cartigli, uno ai piedi del putto e due sulla base, tra le Parche, recano in oro iscrizioni che formano il versetto biblico Quasi flos egreditur et conteritur et fugit velut umbra (libro di Giobbe 14:2, Vulgata latina) alludente alla fragilità e alla brevità della vita umana.

Il gruppo è sistemato su un piedistallo svasato, a sezione quadrangolare mistilinea, con sostegni a volute, foglie e elementi traforati rocaille in rilievo, dipinto in policromia e oro. La parte superiore delle quattro volute di appoggio è predisposta per accogliere un piccolo vaso con fiaccola o altro elemento oggi disperso, presente invece sulle basi di identica forma dei gruppi in porcellana Ginori Perseo e Medusa e Mercurio e Argo del Getty Museum di Los Angeles. (Luca Melegati in Baroque luxury porcelain. The manufactories of Du Paquier in Vienna and of Carlo Ginori in Florence, catalogo della mostra a cura di Johann Kraftner, Claudia Lehner-Jobst, Andreina D’Agliano, Monaco 2005, schede 294 p. 442 e 297 pp. 444-445). Secondo l’ipotesi avanzata da Luca Melegati i due gruppi di Los Angeles potrebbero, tra l’altro, essere stati proposti insieme al nostro per formare una sorta di trittico.

L’alloggiamento delimitato dalla cornice superiore del piedistallo, non combacia perfettamente con il perimetro d’appoggio del gruppo, a conferma che la stessa base era impiegata per diverse composizioni.

L’insieme è un’invenzione dei modellatori della manifattura, che hanno in questo caso riunito tre modelli già esistenti, attribuiti concordemente a Giovanni Battista Foggini ( 1652-1725) e con ogni probabilità destinati a essere realizzati in bronzo come ornamento di un arredo oggi disperso (Alvar González Palacios, Il Tempio del Gusto. Le arti decorative in Italia fra classicismi e barocco. Il Granducato di Toscana e gli Stati settentrionali tomo I, p. 45). Fornite a Carlo Ginori dal figlio dello scultore, Vincenzo Foggini, il 10 giugno 1750 e citate nell’inventario dei modelli con le rispettive forme (Klaus Lankheit Die Modellsammlung der Porzellan Manufaktur Doccia, Munchen 1982, p. 160 87:2; Alessandro Biancalana, Porcellane e maioliche a Doccia. La fabbrica dei marchesi Ginori. I primi cento anni, Firenze, 2009, pp. 66), le cere si conservano ancora presso il Museo Richard-Ginori della Manifattura di Doccia. Cloto, colei che fila, si identifica facilmente grazie alla presenza di fuso e conocchia nel modello in cera (Museo di Doccia, inv. 34) e corrisponde alla figura con mantello porpora, centrale nel nostro gruppo. Le altre due non hanno attributi, neanche nei modelli in cera, ma le loro pose suggeriscono che Lachesis, colei che misura, sia la figura col mascherone sul petto (Museo di Doccia, inv. 32)  e Atropo, colei che taglia il filo della vita di ogni uomo, sia l’ultima a destra con il drappo blu di cobalto (Museo di Doccia, inv. 33).

Sia le figure delle Parche che il putto, si ritrovano, in bianco, come elementi dell’imponente Tempietto donato da Carlo Ginori all’Accademia Etrusca di Cortona e realizzato dalla Manifattura tra il 1750 e il 1756 (Rita Balleri, Il Tempietto Ginori dell’Accademia Etrusca di Cortona: una rilettura, in Laura Casprini Gentile e Dora Liscia Bemporad, Artisti per Doccia, Firenze 2009, pp. 7-21). Il gruppo qui presentato, come suggerisce l’impostazione frontale, era destinato ad essere esposto come scultura da tavolo in gallerie o altri ambienti di rappresentanza. Questa categoria di gruppi plastici è descritta nella “Tariffa dei prezzi delle porcellane della fabbrica di Doccia” del 1760 circa (Leonardo Ginori Lisci, La porcellana di Doccia, Firenze 1963, p. 235) sotto la voce “Robe diverse da Camera o da Galleria” dove si precisa, come è stato già notato da Luca Melegati che, qualora dipinti, questi pezzi “si vendono il doppio”. Il costo elevato spiega la rarità di gruppi policromi di queste dimensioni nella produzione di Doccia a noi nota. La cromìa e il gusto rococò della base fanno propendere per una datazione approssimativa tra il 1755 e il 1770.

 

BIBLIOGRAFIA

Luca Melegati in Lucca e le porcellane della Manifattura Ginori. Commissioni patrizie e ordinativi di corte, catalogo della mostra a cura di Andreina d’Agliano, Luca Melegati, Alessandro Biancalana, Gino Turchi, Lucca 2001, scheda n. 13

Alessandro Biancalana, Porcellane e maioliche a Doccia. La fabbrica dei marchesi Ginori. I primi cento anni, Firenze, 2009, pp. 66-67

Rita Balleri, Il Tempietto Ginori dell’Accademia Etrusca di Cortona: una rilettura, in Laura Casprini Gentile e Dora Liscia Bemporad, Artisti per Doccia, Firenze 2009, pp. 7-21

 

 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Oliva Rucellai

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Stima   € 30.000 / 40.000
129

COPPIA DI PIATTI, MILANO, MANIFATTURA FELICE CLERICI O PASQUALE RUBATI, 1760-1770

in maiolica dipinta in policromia con verde, giallo, blu di cobalto, bruno di manganese, orlo liscio profilato in bruno, decorati al centro con una composizione allegorica benaugurante: un cane di Pho sovrastato da una fenice Feng-huang. La tesa ospita un’elaborata bordura a larghe foglie contrapposte con piccole corolle e foglioline di contorno, raccordate da una teoria di elementi a nastro che si sviluppano in un’alternanza di greche differenti. La policromia impiegata è quella della cosiddetta “famiglia verde” cinese, che qui si traduce in veri e propri virtuosismi tecnici di cotture a grande e piccolo fuoco, cui le manifatture milanesi di Felice Clerici e di Pasquale Rubati si dedicarono nella seconda metà del secolo XVIII. Rari gli esemplari noti: tre piatti appartengono alle Civiche Raccolte d’Arti Applicate del Castello Sforzesco a Milano (Ausenda R. 2001, Museo d’Arti Applicate del castello Sforzesco, le ceramiche II, 2001, p. 358,n. 347), mentre altri due sono pubblicati nel catalogo della storica mostra del Museo Poldi Pezzoli di Milano nel 1964 (S. Ferrari, G. Gregorietti, A. Orombelli, A. Robiati, Maioliche di Lodi, Milano e Pavia, 1964, n. 269). Il Museo Gianetti a Saronno custodisce un esemplare minore segnato al verso con una pennellata in rosso ferro (Ausenda 1996, pp 206-207), diam. cm 23

 

Bibliografia

R. Ausenda in Caviglia, Schede 48-96, n. 77-Maggio 2001 (già appartenuti alla Principessa Pio di Savoia)

 

Stima   € 3.000 / 5.000
Aggiudicazione  Registrazione
142

“SURTOUT”, FAENZA, MANIFATTURA FERNIANI, PRIMA METà SECOLO XVIII

in maiolica dipinta a gran fuoco con giallo, giallo, arancio, blu, verde, bruno di manganese, composto da cioccolatiera e vassoio di forma ottagonale con doppio bordo rilevato, con alloggiamenti per le tazze e presumibilmente per la lattiera, la zuccheriera e la cioccolatiera. Il decoro del surtout mostra elementi di gusto tardo barocco in bianco e blu, realizzati a risparmio su fondo spugnato in manganese diluito, mentre al centro spiccano tre riserve con figure mitologiche in monocromia cobalto. Un ornato coerente riveste la cioccolatiera, che mostra un’elaborata riserva con busto loricato e ripropone sul coperchio i medesimi motivi posti in corrispondenza degli angoli sul surtout. La maiolica è attribuita alla manifattura dei conti Ferniani a Faenza, ed è probabilmente opera del cosiddetto “Pittore del 1740”,recentemente identificato da Carmen Ravanelli Guidotti come Nicolò Raccagni. Un confronto con una cioccolatiera del Museo di Arti Decorative di Amburgo (e con le opere pubblicate da C. Ravanelli Guidotti ne danno preciso riscontro nel Thesaurus di opere della tradizione di Faenza (1998, p. 544), alzata cm 45,7x40,7; cioccolatiera alt. cm 23,5

 

Bibliografia

J. Rasmussen, Italienische Majolika, 1984, n. 204

C. Ravanelli Guidotti, La Fabbrica Ferniani, 2009, pp. 50-51, 162-163, 176-177, n. 14 (associato al nome di Niccolò Raccagni);

R. Ausenda in Caviglia, Schede 48-96, n. 60 - Dicembre 1999

 

                                                    

                                                                          

Stima   € 18.000 / 25.000
Aggiudicazione  Registrazione
121 - 150  di 219