Stampe e disegni antichi e moderni-Libri Antichi

15 DICEMBRE 2014

Stampe e disegni antichi e moderni-Libri Antichi

Asta, 0018
FIRENZE
Palazzo Ramirez- Montalvo
Borgo degli Albizi, 26

Stampe  disegni dal XVI al XVIII secolo

ore 10,30 Lotti 1 - 144

Stampe e disegni dal XIX al XX secolo

ore 15,30 Lotti 145 - 262

Libri Antichi e Rari, Manoscritti e Autografi

ore 17

Esposizione

FIRENZE
dal 11 al 14 dicembre 2014
orario 10 – 13 / 14 – 19
Palazzo Ramirez-Montalvo
Borgo degli Albizi, 26
info@pandolfini.it

 
 
 
Stima   90 € - 35000 €

Tutte le categorie

1 - 30  di 337
102 /1

David, Giovanni

(Cabella Ligure 1743 – Genova 1790)

ALLEGORIA DELLA FAMIGLIA GIUSTINIANI

Penna e inchiostro nero e acquerello policromo su carta vergellata. Riquadrato a filetti a penna e inchiostro nero e campiture in acquerello grigio e verde. mm 670x503.

Firmato a inchiostro bruno “Gio.David Gen.fec.” in basso a destra e monogrammato a inchiostro nero a sinistra .

In cornice.

 

Pubblicato in:

M. Newcome Schleier / G. Grasso, Giovanni David pittore e incisore della famiglia Durazzo, Torino 2003, D25 pagg. 49-50.

 

Provenienza:

Mercato dell’arte, Firenze 1977.

Collezione Bagnasco, 1982.

Collezione privata, Milano.

 

Lotto provvisto di attestato di libera circolazione.

Lot provided with export licence.

 

Insieme al disegno a penna e inchiostro bruno conservato al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi (Inv. 92299. Newcome/Grasso, D24), questo grande acquerello dal complesso registro compositivo, testimonia la partecipazione di Giovanni David al concorso indetto nel 1782 per la decorazione di volta della Sala del Maggior Consiglio nel Palazzo Ducale di Genova. Il rifacimento delle decorazioni del palazzo, distrutte da un incendio nel 1777, fu deliberato dalle autorità cittadine che nell’aprile del 1778 invitarono finanziatori privati a sostenere il progetto. La famiglia Giustiniani, raccogliendo l’invito del consiglio, bandì un concorso il 13 agosto 1782; i progetti dovevano misurare 50 palmi in lungo e 19 palmi in larghezza. Parteciparono al concorso 15 artisti i cui bozzetti furono esposti nell’agosto 1783 nel Chiostro di Santa Maria di Castello per 12 giorni. La candidatura di David, caldeggiata da Charles de Wailly, non valse all’artista la selezione fra i tre finalisti che la giuria, composta da alcuni membri di casa Giustiniani, dal doge Airoli e i pittori Antonio Villi e Giambattista Gnecco, scelse in Giovanni Cristoforo Unterberger, James Durno e Giandomenico Tiepolo.

Il 23 agosto 1784 la commissione fu assegnata a Giandomenico Tiepolo che terminò l’opera nel novembre 1785. Dell’affresco di Tiepolo, sostituito nel 1866 da una Allegoria della Liguria di Giuseppe Isola, rimane unica testimonianza in un bozzetto ad olio conservato al Metropolitan Museum (Inv. 13.2).

I personaggi di questo articolato bozzetto si ritrovano anche in quello di Tiepolo ed in quello di Martin Knoller (Staatsgalerie di Stoccarda. Inv. 2296), partecipante al concorso.

Al centro Jacopo Giustiniani in armatura e corona di alloro fa dono al doge di Genova della spada del re di Aragona, simbolo della resa nella battaglia navale di Ponza del 1435. In alto a destra è l’allegoria della Liguria, affiancata dalla Giustizia e altre divinità, che conversa con la figura inginocchiata, che rappresenta l’isola di Chio nell’atto di indicare i 18 fanciulli martiri cristiani uccisi dai turchi nel 1566. La croce e la corona papale in alto a sinistra simboleggiano le chiese edificate dai Giustiniani a Chio prima dell’invasione mussulmana. Alle spalle del doge su un piedistallo è Giano, simbolo di Genova, e Nettuno più in basso su un carro che gli offre i doni del mare. Il tridente di Nettuno indica lo stemma Giustiniani sopra a due divinità fluviali in basso a destra.

 

Bibliografia:

G. Martinola, L’architetto Simone Cantoni (1739 – 1818), Bellinzona 1950, pagg. 49-50.

M. Newcome, Disegni genovesi dal XVI al XVIII secolo, Firenze 1989, n. 113.

M. Newcome, Kunst in der Republik Genua, Francoforte 1992, nn. 123,124.

M. Newcome, Drawings by Giovanni David, in: “Master Drawings” 1993 vol. 31-4, pagg. 472-474, fig.8.

 

 

Stima   € 35.000 / 45.000
Aggiudicazione  Registrazione
112

Giani, Felice

(San Sebastiano Curone 1758 – Roma 1823)

MUZIO SCEVOLA DAVANTI A PORSENNA

Penna, inchiostro e acquerello bruno con rialzi a tempera bianca. Riquadrato a penna con doppio filo. mm 530x700.

Firmato in basso a destra “Giani Inv”.

 

La raffigurazione di questo grande foglio, pervasa di intensa teatralità e ricchezza scenica, propone un tema altre volte visitato da Felice Giani. Una diversa versione del soggetto è proposta in un disegno a penna di minori dimensioni conservato presso il Cooper-Hewitt Museum di New York (Inv. 1901.39.2257. Ottavi Cavina, A1.249). Nella raffigurazione delle gesta degli eroi romani per le decorazioni delle residenza bolognese del conte Antonio Aldini, Segretario di Stato del Regno, Giani reinventa un’ulteriore versione dell’episodio di Muzio Scevola. Ottavi Cavina osserva che mentre i lavori in Palazzo Aldini furono eseguiti intorno al 1805, la datazione del presente disegno deve essere collocata certamente nell’ultimo decennio del XVIII secolo, quando la predominanza delle figure entro uno spazio di forte suggestione scenografica non ha ancora ceduto il campo al gusto Impero del nuovo secolo.

Curioso notare in alto al centro il cartiglio “SPQE”, una licenza storica, ironica e stravagante, che l’artista inventa per indicare il “Senato e Popolo Etrusco” in analogica contrapposizione alla simbologia  del potere Romano.

 

Pubblicato in:

Idea Prima. Disegni, modelli preparatori e pittura di tocco dal Cinquecento al Settecento, Galleria Savelli, Bologna 1996. Pagg. 139-142 (Scheda a cura di A. Ottani Cavina).

A. Ottani Cavina, Felice Giani 1758 – 1823 e la cultura di fine secolo, Milano 1999, pag. 795, n. 1141.

 

Provenienza:

Galleria Savelli, Bologna

Collezione privata, Milano

Stima   € 25.000 / 35.000
320

(Anatomia  Illustrati 800) MASCAGNI, Paolo (1755-1815). Anatomiae Universae

Pauli Mascagni Icones. Pisis, Apud Nicolaum Caurro, 1823.                 

In folio atlantico (940 x 680 mm). [iv] pagine seguite da 44 tavole       

colorate a mano, affiancate da 44 tavole in bianco e nero. Mezza pelle    

coeva, dorso liscio con titoli e decorazioni in oro, piatti rivestiti in  

tela goffrata verde. Ampie ma pallide gore marginali, occasionali         

fioriture, qualche difetto alla legatura (soprattutto alle cuffie), ma nel

complesso copia molto buona. Piccolo timbro a secco in calce alle tavole. 

Lesemplare include, rilegato al fine, un piccolo prospetto editoriale di  

[4] pagine intitolato Gli editori della Grande Anatomia di Paolo Mascagni 

al colto pubblico nel quale gli editori giustificano la lentezza della    

pubblicazione e sconfessano la contraffazione dellopera pubblicata a Parigi

da Francesco Antonmarchi, medico di Napoleone. Il foglietto reca al margine

superiore la nota coeva Ill.mo Sig. Conte Della Gherardesca.              

Un des plus magnifiques ouvrages danatomie qui existent. Les figures sont 

grandes comme nature, et leur execution ne laisse rien à desirer. Così    

Brunet, nel suo Manuel du libraire, definisce questo rarissimo atlante    

anatomico, opera monumentale caratterizzata da 44 tavole acquarellate che 

raffigurano a grandezza naturale e nei minimi dettagli, un uomo alto circa

un metro e 75 centimetri. Per averne una visione dinsieme, occorre unire  

tre tavole: quella che ritrae testa e spalle, quella che ritrae il torso  

fino allinguine, e quella che ritrae gambe e piedi. La figura umana è     

riprodotta anteriormente e posteriormente secondo questo schema (testa e  

spalle, torso e inguine, gambe e piedi), a strati successivi: il primo    

illustra muscoli, nervi e vasi superficiali; il secondo muscoli, nervi e  

vasi profondi; il terzo muscoli, arterie e vene; il quarto lo scheletro. La

raffigurazione è di tipo esploso, ovvero le varie parti anatomiche sono   

parzialmente staccate dal corpo e ribaltate in modo da consentirne una    

visione completa. Queste panoramiche del corpo umano sono seguite da      

numerose tavole ove sono illustrati, sempre a grandezza naturale e con    

precisione estrema, visceri e altri vari organi. Ogni tavola a colori è   

affiancata da una sua riproduzione in bianco e nero costellata da una serie

di numeri che rimandano alle didascalie contenute nei volumi di testo (qui

assenti).                                                                 

Disegni e incisioni sono opera di Antonio Serantoni (1780-1837), artista  

milanese specializzato in illustrazione anatomica, e di Giuseppe Canacci. 

Il Serantoni, che copiava dal vivo cadaveri sezionati, disegnò e incise   

quasi tutte le opere postume del Mascagni. Anche lAnatomia Universa uscì  

postuma, a Pisa, presso Niccolò Capurro, tra il 1823 e il 1832, a cura dei

professori Andrea Vaccà Berlinghieri, Giacomo Barzellotti e Giovanni Rosini

ai quali gli eredi di Mascagni avevano venduto i rami. Questa prima       

edizione era disponibile sia in bianco e nero, a 1125 franchi, sia a      

colori, a 2500 franchi, prezzo altissimo per lepoca. Secondo              

Garrison-Morton, A Medical Bibliography, 409.1 very few sets were issued. 

Paolo Mascagni si iscrisse alla facoltà medica dellUniversità di Siena nel

1772. Fu allievo dellanatomista P. Tabarrani e dopo la morte di questi il 

granduca Pietro Leopoldo gli affidò la lettura ordinaria di anatomia      

dellUniversità di Siena. Compì approfonditi studi sul sistema dei vasi    

linfatici e cominciò presto a lavorare allillustrazione dei testi anatomici

che scriveva. Nei primi anni del XIX secolo, si accinse a realizzare      

unopera di concezione grandiosa, la Grande anatomia del corpo umano,      

ambizioso progetto di rappresentazione di tutte le parti del corpo umano a

grandezza naturale nelle due vedute, anteriore e posteriore, ognuna       

suddivisa stratigraficamente dai piani superficiali ai profondi,          

scheletrici; in particolare le immagini dei visceri si sarebbero dovute   

eseguire su 15 tavole in varie proiezioni e in differenti stati di        

preparazione onde renderne chiaramente leggibile ogni dettaglio, mentre 40

disegni avrebbero illustrato le parti non raffigurate nelle tavole. Nei 15

anni del soggiorno fiorentino il M., che aveva affidato ad A. Serantoni il

compito di disegnarle, inciderle e colorarle, portò a termine tutte le    

tavole dellintera figura tranne quelle del piano scheletrico, molte dei   

visceri e varie  speciali che non erano state adeguatamente illustrate  

nella figura intera. Mascagni morì improvvisamente nellottobre del 1815.  

Dopo la sua scomparsa, il dissettore di anatomia di Siena G. Grifoni, già 

suo collaboratore, e Serantoni cercarono di completare lopera, realizzando

le tavole mancanti, le controtavole e le spiegazioni delle figure. Nel 1816

il fratello e il nipote del M. finanziarono la pubblicazione a Firenze di 

Anatomia per uso degli studiosi di scultura e pittura, corredata da 15   

tavole disegnate e incise da Serantoni per la maggior parte, alcune da A. 

Costa. Più tardi apparve il Prodromo della grande anatomia (Firenze 1819),

curato da Francesco Antonmarchi. Frattanto, a proposito delle osservazioni

e delle scoperte attribuite al M., era scoppiato un dissidio tra          

Antonmarchi, medico di Napoleone in esilio a SantElena, e lallievo del M.,

T. Farnese: questi allora ritenne opportuno pubblicare a Milano, in due   

volumi, nel 1821 una seconda edizione del Prodromo, mentre Antonmarchi    

dette alle stampe abusivamente unedizione incompleta delle tavole         

mascagnane attribuendosene la paternità (Planches anatomiques du corps    

humain exéé daprè les dimensions naturelles, accompagné dun texte         

explicatif par le docteur Antonmarchi, Paris 1823-26). Ne seguì una       

complessa vicenda che si concluse con la sconfessione di Antonmarchi, lo  

scioglimento della società che era stata da lui costituita per la         

pubblicazione delle opere postume del M. e la cessione di tutto il        

materiale originale a tre professori dello Studio pisano, A. Vacca        

Berlinghieri, G. Barzellotti e G. Rosini: fu grazie a loro che, tra il 1823

e 1831, vide finalmente la luce, a Pisa, ledizione completa dellAnatomia  

universa XLIV tabulis aeneis iuxta archetypum hominis adulti accuratissime

repraesentata cura ac studio A. Vacca Berlinghieri, J. Barzellotti et J. 

Rosini. (cfr. Paolo Mascagni in Dizionario Biografico degli Italiani).    

Stima   € 19.000 / 20.000
163

Fattori, Giovanni

(Livorno 1825 – Firenze 1908)

166 ACQUEFORTI DI GIOVANNI FATTORI

Raccolta completa ed omogenea delle 166 acqueforti di Giovanni Fattori pubblicata a Firenze il 6 settembre del 1925 dall’editore Benaglia in occasione del centenario della nascita dell’artista.

L’edizione, comunemente nota come “tiratura del centenario”, fu realizzata grazie al lascito allo Stato Italiano (con deposito presso il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi) delle 164 lastre originali da parte di Giovanni Malesci, allievo ed erede universale dell’artista.

La tiratura fu realizzata in 50 cartelle numerate a macchina nel colophon e firmate da Giovanni Poggi, curatore dell’edizione ed autore del saggio introduttivo.

Le incisioni furono stampate su fogli di carta vergellata di mm 384x507 con filigrana “Corona merlata su scritta UMBRIA/ITALIA” e contromarca “Lettere CP inscritte in doppio ovale” e ciascuna reca in basso il timbro a secco “Centenario/Gio.Fattori/1925”.

La serie delle 166 acqueforti copre la quasi totalità dell’opera incisa di Fattori (che si compone di un totale di 174 lastre conosciute); esse furono infatti selezionate dallo stesso Malesci che, delle lastre in suo possesso, ne escluse 12 corrose e anche 7 facce delle 164 lastre utilizzate.

Per questa edizione fu deciso di escludere l’uso della velatura di stampa, tanto caro al maestro livornese, al fine di non introdurre interventi arbitrari per mancanza del controllo dell’autore; nonostante questo non è infrequente trovate nella cartella prove arricchite di delicato plate-tone.

 

La serie completa è da considerarsi molto rara sia a causa del basso numero della tiratura sia per il fatto che molti singoli fogli provenienti da questa edizione sono comunemente reperibili sul mercato.

 

Tutti i fogli del presente esemplare hanno margini originari intonsi e sono in perfetto stato di conservazione, fatta eccezione per alcune leggere e marginali fioriture su una minoranza di fogli. Alcune tracce d’uso e difetti della cartella editoriale, fra i quali il distacco di una bandella comunque presente.

 

Stima   € 15.000 / 20.000
313

(Manoscritto miniato) Horae Beatae Mariae Virginis secundum usum Romanae  

Curiae [Firenze, circa 1480].                                             

Manoscritto miniato su pergamena in 8vo piccolo (123 x 87 mm), [220] carte,

la prima e lultima bianche. Specchio di scrittura 66 x 46 mm Testo su una 

colonna di 13 righe, in grafia gotica in inchiostro nero, titoli e alcune 

parole in rosso. 11 grandi iniziali miniate, di cui 5 più grandi aprono le

cinque parti delle Horae, ciascuna riquadrata da una ricca cornice composta

da larghe volute fitomorfe policrome (blu, azzurro, verde, rosso, rosa    

chiaro e scuro, arancione, giallo e oro) abitate da putti, angeli, uccelli,

palle dorate, il tutto su un fondo di oro fino. Le 6 iniziali più piccole 

contengono tutte una figura di giovane Santa a mezzo busto e sono         

riccamente miniate in verde, blu, rosso, rosa, giallo e oro. Il manoscritto

è inoltre magnificamente decorato, pagina dopo pagina, da numerose altre  

iniziali dorate o dipinte in blu e rosso, alte circa un centimetro, dalle 

quali si dipartono finissime decorazioni a svolazzo in blu o in rosso che 

si estendono lungo il margine, e da innumerevoli piccoli capilettera in   

oro, blu o rosso. Splendida legatura francese del Cinquecento, in         

marocchino rosso, riccamente decorata in oro a piccoli ferri, con al centro

di ciascun piatto un ovale con la Madonna e il Bambino, dorso a tre nervi,

fermagli in marocchino con agganci in ottone decorato, tagli dorati e     

goffrati lungo i margini. Al recto della sguardia volante anteriore e al  

primo foglio di testo antica nota di possesso di Gilbert Bouchel.         

   Splendido libro dore riccamente miniato. Contiene: Calendario cc.      

1-12v.; Ufficio della Vergine cc. 13-94v.; Ufficio della Passione cc.     

95-127v; Ufficio dei Morti cc. 129-185v.; Sette Salmi penitenziali e      

Litania cc. 187-212; Ufficio della Croce cc. 213-218.                     

   Ognuna delle 5 grandi iniziali miniate è posta in antiporta a una delle

sezioni in cui è suddiviso il testo. Quella che apre lUfficio della Vergine

raffigura la Madonna col Bambino in braccio contornata da due corone di   

cherubini; la sua ricca cornice contiene volatili, putti alati musicanti, 

e, alla sua base, una corona dalloro allinterno della quale era stato     

miniato lo stemma della committente, abraso. LUfficio della Passione è    

introdotto da uniniziale con al suo interno la figura di Cristo posta su  

fondo blu filigranato in azzurro. Il capolettera dellUfficio dei Morti,   

magnificamente miniato in rosa scuro, rosa chiaro, giallo e arancione,    

contiene uno scheletro, anchesso posto su fondo blu filigranato in azzurro.

Nelliniziale dei Sette Salmi è ritratto Re Davide con la lira in mano; in 

quella dellUfficio della Croce, Cristo che porta la croce su fondo verde  

filigranato.                                                              

   Provenienza: libro di preghiere esemplato a Firenze, come dimostra il  

calendario che contiene le feste di S. Zenobi (25 maggio) e di Santa      

Reparata (8 ottobre). Fu certo destinato ad una donna, clarissa o terziaria

francescana, perché contiene invocazioni alla Vergine pro devoto femineo  

sexu e perché indica come solenni le feste di San Francesco e Santa Chiara.

La proprietaria apparteneva ad una famiglia nobile, non identificabile dato

che lo stemma al margine inferiore della miniatura che introduce lUfficio 

della Vergine è abraso. Il manoscritto si inserisce pienamente nella      

produzione fiorentina della seconda metà del Quattrocento.                

Il codice è stato dichiarato dalla Regione Veneto di particolare interesse

e pertanto sottoposto alle norme di tutela previste dalla legge.          

Stima   € 11.000 / 12.000
Aggiudicazione  Registrazione
314

(Manoscritto miniato) Horae Beatae Mariae Virginis [presumibilmente       

Anversa, circa 1480].                                                     

Manoscritto miniato su pergamena in 8vo piccolo (148 x 106 mm), [65] carte,

la prima bianca, le ultime tre bianche ma con annotazioni manoscritte in  

fiammingo e in spagnolo relative a nascite, battesimi, matrimoni, sepolture

dei proprietari del manoscritto fino al 1592. Specchio di scrittura 80 x 60

mm. Testo su una colonna di 16 righe, in grafia gotica in inchiostro nero,

con titoli e alcune parole in rosso. 3 grandi miniature a piena pagina,   

ciascuna riquadrata da un filetto dorato e posta entro una ricca cornice  

fitomorfa policroma (azzurro, blu, verde, arancione, oro) con grandi foglie

dacanto e piccoli fiori e abitata da uccelli e angeli. La pagina a fianco 

di ogni miniatura è similmente incorniciata, e accoglie, entro un filetto 

dorato, una porzione di testo che inizia con unampia iniziale D finemente 

decorata con volute e motivi floreali policromi su fondo oro. Il          

manoscritto contiene inoltre altre 7 pagine con cornici floreali policrome

e grande lettera D (o C) policroma su fondo oro, ed è ulteriormente       

decorato da circa 86 iniziali di un centimetro miniate in oro su fondo    

filigranato in blu e rosso, e da innumerevoli piccoli capilettera dorati o

filigranati in blu e rosso. Legatura coeva in pelle di scrofa decorata a  

secco con cornici concentriche. Terza miniatura con margine superiore     

sbaffato in un paio di punti, piatto posteriore rigato da un numero di    

tagli.                                                                    

Incantevole libro dore fiammingo. Contiene: Calendario cc. 2-7v; Ufficio  

della Croce cc. 8v-11; Ufficio della Vergine cc. 12v-48v; Sette Salmi     

Penitenziali e Litanie cc. 49-62v.                                        

Ogni miniatura è posta in antiporta ad una parte del testo. Quella che apre

lUfficio della Croce raffigura Cristo in croce con Maria e San Giovanni   

Evangelista ai lati, e con il teschio di Adamo ai suoi piedi. La croce si 

staglia su uno sfondo rosso decorato da una filigrana dorata; le tre      

aureole e i tagli del Vangelo che San Giovanni tiene in mano sono dorati. 

La miniatura in antiporta allUfficio della Vergine raffigura              

lAnnunciazione: la Vergine ad un inginocchiatoio in stoffa rossa accoglie 

langelo che le porge un cartiglio con su scritto Ave Gratia Plena Dominus 

Tecum; la scena è sovrastata da una lunetta dorata e filigranata, ad un   

angolo della quale si affaccia la figura di Dio circondata da un anello di

cielo stellato e dalla quale si irradiano raggi e scende lo Spirito Santo 

sotto forma di colomba bianca; ai piedi della Vergine, su un pavimento    

verde a scacchi, posa un vaso dorato che contiene un giglio. I Salmi      

Penitenziali e le Litanie sono introdotte da uninteressante immagine che  

ritrae Cristo seduto su un arcobaleno e poggiante i piedi su una palla    

dorata, affiancato da due angeli che ne annunciano la gloria con squilli di

tromba, il tutto su uno sfondo rosso decorato da filigrana dorata simile a

quello già visto nella prima miniatura; sotto a Cristo si estende un verde

fiume infernale con i volti dei dannati che emergono dalle acque e con un 

orrendo Satana a forma di teschio con le fauci spalancate e lunghi canini 

acuminati. La postura del Cristo richiama quella del Trittico del Giudizio

Universale di Hans Memling, eseguito tra il 1467 e il 1473. Le sette pagine

con cornici floreali policrome e grande lettera D (o C) policroma su fondo

oro introducono le varie ore dellUfficio della Vergine.                   

Provenienza: il calendario contiene termini in fiammingo e santi locali   

come San Servazio, le cui spoglie sono conservate a Maastricht, o         

Willibrord, che è considerato lapostolo della Frisia. Nelle antiche       

annotazioni in fiammingo al termine del manoscritto si leggono chiaramente

i nomi di Anversa e Lovanio.                                              

Stima   € 9.000 / 10.000
Aggiudicazione  Registrazione
329

(Architettura  Illustrati 700) PIRANESI, Giambattista (1720-1778). Della  

magnificenza ed architettura de Romani. Opera di Gio Battista Piranesi    

socio della Reale Accademia degli Antiquari di Londra. Romae, 1761.       

[Legato con:]                                                             

Osservazioni di Gio. Battista Piranesi sopra la Lettre de m. Mariette [ In

Roma, 1765.                                                               

In folio (540 x 400 mm). Prima opera: [2] CCXII pp. [38] tavole           

calcografiche, di cui 4 ripiegate, 8 a doppia pagina, e 26 a piena pagina,

3 iniziali e 2 ampi finalini calcografici. Testo parallelo latino-italiano.

Seconda opera: 23 [1] pp. IX tavole a doppia pagina, e 3 testatine e 3    

finalini calcografici. Legatura ottocentesca in mezzo marocchino verde con

angoli, dorso riccamente decorato con motivi floreali dorati, piatti e    

sguardie marmorizzati, tagli dorati. Frontespizio con pallide fioriture,  

pagine di testo occasionalmente ingiallite, un paio di pallide gore       

marginali, qualche minima abrasione alla legatura, per il resto copia molto

buona.                                                                    

   La prima opera, dedicata ai dettagli architettonici, si apre con un    

doppio frontespizio calcografico in latino e in italiano, seguito da un   

ritratto di papa Clemente XIII inciso da D. Cunego su disegno di Piranesi e

da 38 tavole che raffigurano dettagli architettonici. La seconda opera si 

apre anchessa con un frontespizio calcografico, seguito dalle Osservazioni

(pp. 8), dal Parere su lArchitettura (pp. 8), da Della Introduzione e del 

progresso delle Belle Arti in Europa ne templi antichi (pp. 7 [1]), e da 9

tavole numerate. Qualunque raccolta di tavole pubblicata quando Piranesi  

era ancora in vita, come la presente, ha un valore decisamente più alto   

rispetto alle innumerevoli ristampe postume.                              

Stima   € 7.500 / 8.000
16

Callot, Jacques

(Nancy 1592 – 1635)

Bosse, Abraham

(Tours 1605 – Parigi 1678)

Lasne, Michel

(Caen 1590 ca. – Parigi 1667)

SIÈGE DE LA CITADELLE DE ST. MARTIN DANS L’ÎLE DE RÉ. 1629

Acquaforte e bulino in 16 lastre. mm 1510x1690.

Lieure, 654, 656-659.

Questa complessa opera, raffigura in una veduta sinottica e monumentale la cacciata delle truppe inglesi di Carlo I dalla cittadella di Saint Martin nell’Île de Ré ad opera delle truppe francesi di Luigi XIII dopo due anni di assedio dal 1625 al 1627.

Al centro in alto è il ritratto di Luigi XIII fra le armi unite di Francia e Navarra poste agli angoli superiori, al centro in basso è il ritratto di Gastone di Borbone fratello del re e generale in campo.

La composizione si compone di 6 fogli centrali stampati da 6 lastre incise da Callot e raffiguranti l’assedio e dalla bordura in 10 fogli stampati da 10 lastre, realizzata da Callot con la collaborazione di Bosse per i complessi cartigli e di Lasne che incise a bulino i ritratti sopra citati.

Il presente esemplare è estremamente raro poiché completo della bordura.

I fogli della composizione centrale (Lieure, 654) sono nel II stato su 2 (III stato su 3 per il foglio in basso a sinistra) dopo l’aggiunta delle lettere guida per il montaggio. I fogli della bordura superiore ed inferiore (Lieure, 656-659) sono negli stati successivi alla numerazioni, tutti classificati “R” (Rare) da Lieure. I fogli delle bordure laterali sono nello stato unico classificato “RR” (Très rare) da Lieure.

 

Bellissima impressione stampata su carta vergellata. Grandi margini oltre l’impronta della lastra ad eccezione della bordura superiore che è rifilata sull’impronta della lastra a destra e a sinistra. I fogli sono assemblati ed applicati lungo il perimetro della composizione ad un telaio di legno. Tracce di foxing, alcuni fori di tarlo e due mancanze a destra dei ritratti. Alcune abrasioni superficiali da Lepisma Saccharina. La conservazione è in generale molto buona considerando le dimensioni.

In cornice.

Stima   € 7.000 / 9.000
Aggiudicazione  Registrazione
100

Carracci, Ludovico

(Bologna 1555 – 1619)

STUDIO PER SAN GIOVANNI BATTISTA INGINOCCHIATO E STUDI DI MANI

Matita rossa su carta vergellata con parte di filigrana “Scudo con lettera M” (cfr. Woodward, 321). mm 227x163.

Al recto nell’angolo inferiore destro antica annotazione inventariale a penna “N:142”.

 

Secondo Nicholas Turner, autore dell’attribuzione, la figura di questo giovane San Giovanni costituisce una prima idea per il dipinto Il Battesimo di Cristo, attribuito a Ludovico e presumibilmente realizzato nella metà degli anni Ottanta del Cinquecento, oggi presso la Bayerische Staatsgemäldesammlungen di Monaco di Baviera (Brogi, 10). Non stupisca che nel dipinto di Monaco è Cristo inginocchiato davanti al Battista; l’inversione della posizione rispetto al presente disegno rivela un approccio fluido e teatrale alla composizione, consueto nella scuola emiliana a partire da Parmigianino. Ludovico usava spostare i suoi modelli in esperimenti di mobile coreografia, come se una stessa figura fosse costruita come modello per più figure. Un secondo disegno, presso la Goldman Colection di Chicago (Turner, 83), in relazione al medesimo dipinto, ritrae in controparte la figura del Cristo inginocchiato; anche in questo caso può essere ipotizzato un secondo utilizzo del modello nella figura di Isacco del Sacrificio di Isacco della Pinacoteca Vaticana.

 

L’opera è accompagnata dalla scheda del Prof. Nicholas Turner datata 18 marzo 2014.

 

Lotto provvisto di attestato di libera circolazione.

Lot provided with export licence.

 

Stima   € 6.000 / 8.000
Aggiudicazione  Registrazione
183

Fattori, Giovanni

(Livorno 1825 – Firenze 1908)

DUE FIGURE E UN CAVALLO

Acquaforte su zinco (?). mm 167x262. Foglio: mm 2013x286.

II stato su 2 dopo l’aggiunta delle nuvole, del cespuglio in basso a sinistra, di numerosi ciuffi d’erba nella parte destra del terreno e dopo rinforzi ed aggiunte nella vegetazione lungo l’orizzonte, nelle figure e nel cavallo.

 

Ottima impressione stampata con segno pieno e brillante e decisa tonalità su sottile carta ruvida color avana. Grandi margini, ottima conservazione.

 

Provenienza:

A. Galeotti Rasetti, Pozzolo

Collezione privata, Firenze

 

Un esemplare di questa acquaforte con dedica a Gino Romiti fu probabilmente esposto nel 1969 alla mostra di Amsterdam; nel catalogo a cura di Lamberto Vitali fu descritto con il titolo Cavallo e due ragazzi (1) (mm. 162x261), proveniente dalla collezione Piero dello Strologo, Milano. Dal momento che il catalogo di Amsterdam non offre una riproduzione di questa stampa, Andrea Baboni si limitò a citarne l’esistenza (Baboni, pag. 21) senza poterla inserire fra quelle censite. Non ci è dato di sapere quale sia oggi la collocazione di quell’esemplare.

Una riproduzione del presente esemplare apparve tuttavia già nel 1994 in un saggio di Vittorio Quercioli (2) con attribuzione ad Adele Galeotti Rasetti, giovane allieva di Fattori. L’errata attribuzione si basa fondamentalmente sulla provenienza del foglio che pervenne dall’eredità della Galeotti ad un collezionista fiorentino insieme ad un vasto corpus di suoi disegni dipinti ed acqueforti, all’esemplare di I stato (Fig.1) di questo soggetto e ad due altre incisioni di Giovanni Fattori (Le capre (3) e Carica di Cavalleria). La Galeotti fu in realtà modestissimo incisore e la sua produzione accertata di acqueforti si limita a pochissime lastre incise con tecnica amatoriale e prive di progettualità grafica. Eppure questa provenienza può aiutare ad azzardare un’ipotesi circa il percorso seguito dalla lastra. Adele Galeotti mantenne un rapporto di stima ed amicizia con Fattori fino agli ultimi anni di vita di quest’ultimo. In una lettera del 20 marzo 1894 indirizzata da Fattori ad Anna Cartoni, madre di Adele, il maestro elogia la dedizione verso l’acquaforte di Domingo Laporte, artista e marito della figliastra Giulia Marinelli, con queste parole: […] Domingo pensa sempre sulle lastre sperando di trovare il bandolo della matassa: io ne sciupo parecchie non essendo il mio forte la pazienza; e mi meraviglio con me stesso perchè l’impazienza è della gioventù e non è mai stata vecchia – e che ci si fa se sono stato fatto a rovescio. […].

Il 21 marzo dello stesso anno, scrive direttamente ad Adele: […] Le notizie delle acqueforti Domingo pensa, ed io sciupo – ma se per caso mi venisse una buona la mando a Pozzolo. […].

Il carteggio ci permette di accertare varie circostanze. Innanzi tutto la disponibilità di Fattori ad inviare una stampa ad Adele; in secondo luogo che deve trattarsi di un nuovo soggetto e non uno di quelli già incisi e conosciuti; infine, parlando nella lettera ad Anna Cartoni di “lastre” è anche possibile che l’oggetto del dono sia appunto una lastra (oltre agli esemplari stampati). Ciò giustificherebbe non soltanto la presenza presso la Galeotti di un’incisione inedita ma anche ed eventualmente della relativa lastra della quale oggi non conosciamo la collocazione.

 

Circa l’interpretazione del soggetto, sembra improbabile quella suggerita dal titolo nel catalogo di Amsterdam secondo cui le figure sarebbero due ragazzi. L’interpretazione un po’ “bamboccesca” e dunque “ringiovanita” delle due figure, insieme ai segni con i quali viene tratteggiata una sommaria fisionomia, sono tratti ricorrente nelle figure incise da Fattori; si pensi alla figura di spalle in La diligenza (Baboni, CIII) o alla figura seduta per strada in Antica via Lamarmora (Baboni, XCV) solo per citare alcuni esempi.

Da notare anche il cavallo, ritratto con forme rotonde, sane e muscolari dunque lontano dai ronzini maremmani, macilenti e stentati, che popolano come attori non protagonisti i suoi paesaggi di paludi e campagne. L’aspetto del cavallo in questa incisione sembra suggerire al contrario che esso sia protagonista di una storia; le sue qualità suggeriscono che le due figure, un contadino ed un sensale, ne stiano trattando la compravendita.

 

 

 

(1) L. Vitali, Giovanni Fattori 1825-1908: een Toscaans wegbereider van de moderne prentkunst: tentoonstelling in het Rijksprentenkabinet, Amsterdam Rijksmuseum 18 aprile – 15 giugno 1969, n.102.

(2) V. Quercioli, Una graziosa allieva di Giovanni Fattori: Adele Galeotti, in: D. Durbè, Contributo a Fattori, Firenze, Galleria Pananti 1994, pagg. 275/284.

(3) L’esemplare Le capre di provenienza Galeotti Rasetti è presentato al Lotto 176 del presente catalogo.

 

Stima   € 4.500 / 6.000
Aggiudicazione  Registrazione
25

De Liagno, Teodoro Filippo detto Filippo Napoletano

(Napoli 1588 ca. – Roma 1629 ca.)

CAPRICCI E HABITI MILITARI.

Acqueforti. mm 119/126x91/100

TIB 38/17, 2–13. Putaturo Muraro, pp. 197-199.

Rarissima serie completa di 12 incisioni mancante alle maggiori collezioni pubbliche e della quale non si conoscono precedenti di mercato se non per singole tavole. Opera fondamentale nella rarefatta produzione incisoria dell’artista napoletano che influenzò con essa le più celebri Figurine di Salvator Rosa. 11 tavole recano incisi la firma e l’indirizzo di Giovanni Orlandi (attivo fra il 1590 ed il 1640) mentre una tavola è avanti lettera, così come negli esemplari conservati al British Museum (unica serie completa ad oggi conosciuta) e riprodotti nel The Illustrated Bartsch. La questione degli stati di questi fogli è ancora controversa: probabilmente esistono esemplari privi dell’indirizzo di Orlandi e della firma, ne sarebbero testimonianza, oltre a quello contenuto nella presente serie, uno conservato al British Museum con questa caratteristica (Inv. 1866,1208.575); è inoltre possibile che l’indirizzo sia stato successivamente abraso e magari sostituito da quello di Giuseppe De Rossi nel cui inventario compaiono le lastre sotto il titolo Vari scherzi e attitudini di soldati (pag. 86 c.4) e che avrebbe curato un’edizione postuma nel 1635. Secondo questa teoria gli 11 esemplari con firma della presente serie sarebbero nel II stato su 3 mentre quello avanti lettera nel I stato su 3.

 

Bellissime impressioni non omogenee stampate su carta vergellata. Sottile margine irregolare oltre l’impronta della lastra salvo in tre tavole rifilate intorno o poco oltre l’impronta, alcune piccole lacune restaurate o minime abrasioni al verso rinforzate agli angoli o ai margini di alcune tavole, per il resto ottima conservazione.

(12)

Stima   € 4.500 / 6.000
Aggiudicazione  Registrazione
304

(Astronomia  Geofisica  Illustrati 600) CORONELLI, Vincenzo Maria         

(1650-1718). Epitome cosmografica, o compendiosa introduttione            

allastronomia, geografia, & idrografia, per luso, dilucidatione, e fabbrica

delle sfere, globi, planisferj, astrolabj, e tavole geografiche, e        

particolarmente degli stampati, e spiegati nelle publiche lettioni dal p. 

maestro Vincenzo Coronelli M.C. cosmografo della Serenissima Republica di 

Venetia, e lettore di geografia [ per lAccademia [ degli Argonauti.     

Colonia [i.e. Venezia], ad istanza di Andrea Poletti in Venetia, 1693.    

In 8vo (195 x 140 mm). [xlvi] 420 pp. Illustrato da 38 tavole             

calcografiche, inclusa lantiporta, 6 planisferi celesti e terrestri di    

forma circolare, più volte ripiegati, e una tavola con volvelles          

funzionanti. Cartonatura coeva con titolo manoscritto al dorso. Piccolo   

restauro al margine esterno del frontespizio, qualche antico restauro al  

retro dei planisferi, alcune tavole sciolte hanno margini più corti e     

quindi, presumibilmente, provengono da altro esemplare. Bella copia in    

barbe, completa di tutte le sue tavole.                                   

Prima edizione del trattato di Coronelli, basato sulle sue conferenze     

presso lAccademia degli Argonauti da lui fondata a Venezia nel 1684. Lopera

è divisa in tre libri: il primo riguarda lastronomia e luso del compasso, 

il secondo tratta della geografia terrestre e dei fenomeni naturali, il   

terzo, riguarda i globi, le sfere armillari e gli astrolabi.              

Stima   € 3.600 / 3.800
Aggiudicazione  Registrazione
1 - 30  di 337