Importanti Dipinti Antichi

21 APRILE 2015
Asta, 0001Part 1
103

Viviano Codazzi (Taleggio, Bergamo 1606 circa-Roma 1670) e Michelangelo Cerquozzi (Roma 1602-1660)

Stima
€ 15.000 / 20.000
Aggiudicazione  Registrazione

Viviano Codazzi (Taleggio, Bergamo 1606 circa-Roma 1670) e Michelangelo Cerquozzi (Roma 1602-1660)

ROVINE ROMANE CON ADORAZIONE DEI PASTORI

olio su tela, cm 72x56,5

Viviano Codazzi (Taleggio, Bergamo 1606 circa-Roma 1670) e Jan Miel (Beveren-Waes, Anversa 1599-Torino 1664)

VEDUTA DELL'ARCO DI TITO CON SOSTA DI CAVALIERI

olio su tela, cm 71x56

(2)

 

Provenienza: già collezione Buitoni, Perugia;

collezione privata, Livorno

 

Bibliografia: G. Briganti, Viviano Codazzi, in I Pittori Bergamaschi. Il Seicento, I, Bergamo 1983, p. 695, n. 64; p. 733, figg. 1-2; L. Trezzani, Jan Miel, in G. Briganti, L. Trezzani, L. Laureati, I Bamboccianti, Roma 1982, p. 110, nota 12; R.D. Marshall, Viviano and Niccolò Codazzi and the Baroque Architectural Fantasy, Milano-Roma 1993, p. 167, VC 65 e p. 245, VC 126.

 

Corredatati da parere scritto di Giuliano Briganti

 

Facenti parte in origine di una serie più ampia, i dipinti qui offerti furono attribuiti a Viviano Codazzi da Giuliano Briganti in una comunicazione privata al proprietario. Già in quell’occasione Briganti sottolineava come la coppia di tele nascesse dalla collaborazione dell’artista bergamasco con due diversi pittori di figura, riconoscendo a Jan Miel la viaggiatrice a cavallo e i viandanti nei pressi dell’arco di Tito, e a Michelangelo Cerquozzi la lavandaia e il ragazzo in primo piano tra le rovine. La presenza del pittore fiammingo, partito definitivamente da Roma nel settembre del 1658 per trasferirsi a Torino, consente di datare i dipinti nel decennio intercorso tra il ritorno da Napoli del Codazzi dopo la rivolta di Masaniello nel 1648 e, per l’appunto, la partenza di Jan Miel.

Le tele qui offerte mostrano altresì la varietà di registri del pittore bergamasco, vedutista ante litteram nella raffigurazione relativamente fedele dell’arco di Tito visto da Campo Vaccino, e abile quadraturista nel capriccio architettonico composto da frammenti disparati dell’antichità classica riadattati nell’uso moderno. Numerosi, nel primo caso, i confronti con altre immagini dell’arco, talvolta comprendenti gli adiacenti Horti Farnesiani, ma raramente completati da figurine altrettanto felici. La coppia di tele era un tempo accompagnata da tre prospettive aperte su paesaggi marini.