Importanti Dipinti Antichi

21 APRILE 2015
Asta, 0001Part 1
25

Santi di Tito

Stima
€ 25.000 / 35.000
Aggiudicazione  Registrazione

Santi di Tito

(Borgo San Sepolcro 1536-Firenze 1603)

RITRATTO DI EMILIA, FIGLIA DI NICCOLO' DI SINIBALDO GADDI

olio su tavola, cm 61x43,5

al recto iscritto "EMILIA FIGA DI NICO DI SINIBALDO GADDI"

 

Provenienza: Colnaghi, Londra, 7 giugno-7 luglio 1978, n. 14;

asta Christie's Londra, 11 dicembre 1987, lotto 123;

collezione privata, Firenze

 

Bibliografia: Important Old master pictures, Christies's, London 11 december 1987, p. 168 n. 123;  D. Frescobaldi, F. Solinas, I Frescobaldi. Una famiglia fiorentina, Firenze 2004, pp. 309-310, fig. 1 (scheda a cura di F. Solinas); N. Bastogi, Due ritratti femminili di Santi di Tito, in "Paragone", Firenze 2009, 60, pp. 58-66, cit. p. 62 e nota 23 p. 66; Old Master Paintings from the collection of Saam and Lily Nijstad, Sotheby's, New York 6 July 2011, pp. 22, 24 fig. 2; Old Master & British Paintings Evening Sale Including Three Renaissance Masterworks from Chatsworth, Sotheby's 5 december 2012, London, (pubblicato come confronto al lotto 18, fig. 2, nota 9);

 

Referenze fotografiche: Fototeca Zeri, Bologna, busta 0390, scheda 37480, inv. 84749 (come Anonimo fiorentino, sec. XVI)

 

L'importante tavola qui proposta raffigurante il Ritratto di Emilia, figlia di Niccolò di Sinibaldo Gaddi è apparsa nel 1978 sul mercato londinese (Colnaghi's Paintings by Old Masters) insieme a quella raffigurante il fratellino Sinibaldo, presentato sempre in questa sede nel lotto successivo.

A partire da Francesco Solinas (2004) la nostra opera (che veniva riferita insieme al pendant raffigurante Sinibaldo alla mano di Santi di Tito in collaborazione con il figlio Tiberio) venne messa in relazione con il dipinto raffigurante la medesima effigiata a figura intera ma ambientata nel giardino del palazzo di famiglia, circondata da piante, una spalliera di agrumi, due busti antichi, architetture e sullo sfondo il campanile di Santa Maria Novella (chiesa di famiglia), mentre nutre un pappagallo. Tale dipinto (già collezione privata svizzera), recentemente passato in un’asta Sotheby’s di New York nel 2011, lotto 6, come Ritratto di Lucrezia, figlia di Niccolò di Sinibaldo Gaddi, veniva messo in relazione alla nostra tavola, che costituisce un’altra versione a mezzo busto della stessa effigiata. La bambina ritorna infatti pressochè identica: vestita con il medesimo abito decorato d’oro e con la stessa collana e acconciatura, a variare, come già indicato, il formato e l’ambientazione. Nell’elegante versione qui proposta infatti la piccola viene rappresentata in un interno, intenta a versare acqua all’interno di un vaso di fiori e il suo alto rango sociale è testimoniato dalla ricchezza dei gioielli e dell’abito con gorgiera con cui viene rappresentata, secondo una moda che divenne popolare nella metà degli anni sessanta del Cinquecento. L’identificazione della giovane si basava suoi precedenti contributi di Cristina De Benedictis (cfr: C. De Benedictis, Altari e committenza: episodi a Firenze nell'età della Controriforma, Firenze 1996, pp. 11-12 e p. 17, nota 12) che ne riconosceva la figlia primogenita di Niccolò Gaddi, nata nel 1559, raffigurata all'età di circa cinque anni probabilmente come ritratto postumo, a causa della presenza del funesto simbolo del topo delle piramidi e quindi realizzato forse in occasione del solenne completamento della cappella di famiglia costruita da Dosio nella quale la piccola Lucrezia fu tumulata nel 1577.

Il nostro dipinto riveste un ruolo significativo all’interno della produzione ritrattistica di Santi di Tito e può trovare un valido confronto con il Ritratto di gentildonna con la figlia, in collezione Koelliker, come già sottolineato da Nadia Bastogi (2009) che nel descrivere il ritratto Koelliker, messo in relazione con il nostro per stile ed esecuzione, sembra quasi illustrare la nostra tavola: “Peculiari del Titi sono i volti, costruiti su un impianto disegnativo limpido e sicuro che ne regolarizza i tratti in volumi di pacata e luminosa armonia riconducendo la connotazione fisionomica a un’idealizzazione di fondo decantata su illustri prototipi cinquecenteschi che conferisce nobiltà e bellezza alle figure, senza toglierne, tuttavia, la loro naturale e individuale esistenza nel tempo. A tale carattere contribuisce anche l’esecuzione pittorica riposata e smaltata, con epidermidi levigate dalla pittura di ‘valori’ del Bronzino, a cui Santi si era avvicinato negli anni giovanili, anche se virata su toni rosati di naturalistico effetto, resa con impasti più morbidi e caldi (…). La fonte di luce proveniente da sinistra consente al pittore di annotarne gli effetti nel riflesso sulla fronte della bimba, nella lucente vivacità delle sue pupille e nell’ombra portata della testa, mentre a destra lo schiarimento del fondo, tipico dei ritratti del Titi, esalta la profondità del dipinto”.

Grazie inoltre alle stringenti affinità con alcune teste di fanciulli disegnate dal naturale da Santi nell’ottavo decennio del Cinquecento, unite alla data di morte della piccola Gaddi del 1577, è probabile che la nostra tavola, come il doppio ritratto Koelliker, possa essere datato alla fine degli anni settanta.