DAL RINASCIMENTO AL PRIMO '900. PERCORSO ATTRAVERSO CINQUE SECOLI DI PITTURA

11 MAGGIO 2022
Asta, 1117
24

Attribuito a Simone Pignoni

Stima
€ 10.000 / 15.000
Aggiudicazione  Registrazione
L'opera è corredata di certificato di libera circolazione

Attribuito a Simone Pignoni

(Firenze, 1611 – 1698)

SOFONISBA

olio su tela, cm 74x60

 

Attributed to Simone Pignoni

(Firenze, 1611 - 1698)

SOFONISBA

oil on canvas, cm 74x60

 

Bibliografia

F. Baldassari, Simone Pignoni, Torino 2008, fig. 4a, p. 85

 

Referenze fotografiche

Fototeca Zeri, n. scheda 52166

 

La seducente figura femminile protagonista di questa tela è stata resa nota per la prima volta da Francesca Baldassari nella monografia dedicata al pittore fiorentino Simone Pignoni dove è messa in relazione a un dipinto di formato ovale in cui compare la medesima eroina (Baldassari 2008, cat. 4, pp. 84 - 85), dalla studiosa interpretata come Sofonisba, figlia del generale cartaginese Asdrubale e sposa di Massinissa, principe berbero alleato dei Romani, costretta per ragioni di stato al suicidio tramite una coppa di veleno inviatale dal marito stesso.

Nella fototeca Zeri il soggetto del nostro dipinto, per il quale è indicato come l’attribuzione a Simone Pignoni sia stata proposta anche da Mina Gregori, è invece identificato come Artemisia, regina di Caria, antica regione dell’Anatolia, celebre per il tragico gesto di aver bevuto le ceneri del marito Mausolo come segno del suo amore: l’iscrizione sulla lettera che la donna reca in mano, “Cara regina”, lascia aperta la questione, in quanto potrebbe riferirsi ad Artemisia in quanto sovrana ma al contempo alludere al messaggio inviato a Sofonisba con l’ordine di suicidarsi.

La giovane donna raffigurata sulla tela è la medesima modella dai grandi occhi castani che ha posato per Pignoni nella Santa Agnese transitata sul mercato londinese nel 2004 e ricondotta all’attività giovanile del pittore, nel corso del terzo decennio del Seicento, quando ancora si avverte nella sua produzione la lezione di Fabrizio Boschi (Baldassari 2008, cat. 3, p.84). Tipico di questo momento il correre libero del pennello nel restituire il dinamismo delle pieghe del manto blu che avvolge la nostra eroina.