capolavori da collezioni italiane

9 NOVEMBRE 2016
Asta, 0187
7

Gio Ponti

Stima
€ 30.000 / 45.000
Aggiudicazione  Registrazione

Gio Ponti

(Milano 1891-1972)

TAVOLINO, 1937

radica di noce e cristallo

Realizzato da Giordano Chiesa

alt. cm 40, diam. cm 108

Opera accompagnata da un certificato di expertise rilasciato da Gio Ponti Archives datato 7 settembre 2016

 

Provenienza

Gio Ponti. Una Collezione, Sotheby’s, Milano 18 aprile 2005, lotto 48;

Milano, Collezione privata

 

Figura chiave delle vicende del design italiano, Gio Ponti è l’artefice del rinnovamento delle arti decorative italiane negli anni venti e trenta. In un periodo di grande incertezza stilistica, fa proprio il richiamo al ritorno alla classicità serpeggiante nel mondo artistico europeo, accompagnandolo però alla sperimentazione di nuovi materiali. Dedicò la sua creatività inesauribile sia alla progettazione architettonica che alla creazione di oggetti ed arredi, diventando presto un punto di riferimento ed un modello per i contemporanei.

Nel suo progettare rimase sostanzialmente fedele ai princìpi di comfort ed eleganza, proponendo però di continuo forme nuove – il reticolo, la serpentina, la smerlatura – che segnano l’epoca e sono immediatamente imitati dalla produzione corrente.

A metà degli anni 1930 Ponti progettò per l’arredo di poche ma significative commissioni residenziali un tavolino caratterizzato appunto da un reticolo intricato. La sua forma, elegante e complessa, dà l’impressione della solidità, ma allo stesso l’incrocio di spazi pieni e vuoti conferisce al tavolo una leggerezza relativa, sottolineata e in qualche modo rafforzata dal piano in cristallo. E se questo motivo a reticolo, che tornò spesso nei suoi lavori tra gli anni trenta e cinquanta declinato in diverse forme, rappresenta un’invenzione pontiana, il dettaglio della gamba affusolata rimanda chiaramente all’ispirazione neoclassica che dominò i suoi disegni nel periodo a cavallo del 1930.

Ma il suo essere artista fu anche nel riuscire ad integrare elegantemente materiali classici, quali ad esempio le bellissime radiche di noce, con risorse moderne ed eleganti come il cristallo.

Sappiamo che in quegli anni Ponti inserì varianti di questo tavolo in diverse importanti commissioni, tra cui la residenza della famiglia Cantoni a Mantova (1935), Casa La Porte (1935) e Casa Borletti (1936) a Milano. Ogni volta però con sottili variazioni di scala e di materiali, ottenendo sempre nuovi ed eleganti sviluppi pur all’interno dello stesso stile e della stessa ispirazione classica.

 

LA CASA DI MODA

Tanti ci chiedono: dunque non si usa più l’arredamento “in antico”? Si usa l’arredamento moderno?

Se fossi un sarto per appartamenti io direi: Sì, a Parigi tutti fanno arredamenti moderni: i raffinati fanno degli interni meccanico-razionali arredati anche con mobili 1830, i raffinatissimi fanno camere tappezzate in pergamena, in “glauchat”, in paglia… Questo, Signore e Signori, è l’arredamento di moda per il 1928.

Ma io non sono un sarto, io sono un Architetto. Non è il moderno di moda che mi interessa, è stato di moda che mi interessa; è stato di moda anche il “liberty”, tutto è stato di moda e quelle che ci paion oggi le più brutte cose sono anch’esse state di moda: l’accedere ad una cosa attraverso la moda è la via più superficiale, irresponsabile, vile, indegna di noi.

 

Un’altra cosa vi chiedo o vi dico come Architetto: non fatevi la Casa secondo la moda ma secondo l’intelligenza e con un’amorosa cultura ed un nostrano buon senso.

La casa serve per la nostra vita materiale, deve avere tutti gli accorgimenti di costituzione e di funzionamento per essere utile, pratica, comoda, igienica, semplice a governarsi.

La casa accompagna la nostra vita, è il “vaso” delle nostre ore belle e brutte, è il tempo per i nostri pensieri più nobili, essa non deve essere di moda, perché non deve passare di moda.

 

Voluta, costituita, arredata con amorosa comprensione di queste sue funzioni materiali ed etiche, la nostra abitazione sarà la vera nostra casa, sarà la dignitosa dimora dell’Uomo e rappresenterà non le tracce di mode caduche e successive ma la testimonianza della nostra intelligenza, della nostra vita, della nostra cultura e della nobiltà delle cose che amiamo.

 

GIO PONTI, in “Domus”, Agosto 1928

 

 

 

 

Bibliografia di riferimento

“In visita alle case”, Domus, maggio 1937 n. 113, p. 41 fig. 5;

U. La Pietra (a cura di), Gio Ponti, Milano 1995, p. 58 fig. 133; p. 61 fig. 139 (per esemplari simili);

F. Irace (a cura di), Gio Ponti, Milano 1997, p. 33 (esemplare analogo, citato come “tavolo per l’appartamento del signor B.”);

I. de Guttry, M.P. Maino, Il mobile déco italiano, Milano 2006, p. 221 fig. 37 (esemplare simile, fotografato nella casa di Ponti a Milano);

U. La Pietra, Gio Ponti. L'arte si innamora dell'industria, New York 2009, p. 61 fig. 139