DAL RINASCIMENTO AL PRIMO 900. PERCORSO ATTRAVERSO CINQUE SECOLI DI PITTURA

2 FEBBRAIO 2021
Asta, 1012
26

Bottega di Filippino Lippi

Stima
€ 80.000 / 120.000
Aggiudicazione  Registrazione
L'opera è corredata di certificato di libera circolazione

Bottega di Filippino Lippi

MADONNA COL BAMBINO E DONATORE

tempera e olio su tavola, diam. cm 76

 

Workshop of Filippino Lippi

MADONNA AND CHILD WITH A DONOR

tempera and oil on panel, cm 76


Provenienza
Genova, collezione marchede De Ferrari
 

Bibliografia di riferimento

P. Zambrano, J. Katz Nelson, Filippino Lippi, Milano 2004

Riferimenti fotografici

Fototeca Federico Zeri, scheda 14683

L’importante tavola, di notevole impatto visivo anche per la ricca e scenografica cornice intagliata e dorata, presenta tutte le componenti che contribuirono a innalzare Filippino Lippi tra i punti di riferimento del passaggio della figurazione dal linearismo quattrocentesco al nuovo senso della forma di pieno Rinascimento, venendo ad anticipare addirittura certi aspetti del manierismo.

Formatosi alla scuola del padre Filippo e poi di Sandro Botticelli, Filippino svolse un’intensa attività pittorica in diverse città, tra cui Firenze e Roma: è dopo l’esperienza romana che le sue opere rivelano un fare più grandioso, che stempera quel linearismo complesso e vibrante, di ascendenza botticelliana, delle sue prime prove.

La nostra Madonna col Bambino e donatore trova i confronti più stringenti proprio tra i dipinti di Filippino eseguiti dopo il ritorno a Firenze, nell’ultimo decennio del Quattrocento.

La tipologia e fisionomia della Madonna mostra strette affinità con la cosiddetta Madonna Strozzi del Metropolitan Museum di New York (Zambrano, Nelson 2004 cit., cat. 33), tipologia che si trova poi ulteriormente messa a punto nella Pala Rucellai (Londra, National Gallery, cat. 34) e in quella di Palazzo Vecchio (Firenze, Galleria degli Uffizi, cat. 35). Si tratta di una notevole trasformazione della figura della Vergine dalla quale nascerà il tipo di Madonna dai capelli fulvi chiusa entro amplissimi manti, con la testa avvolta da veli, ricorrente nelle opere a partire dalla metà degli anni 80 e oltre e così in quella qui offerta.

La posa slanciata del Bambino, proteso verso il donatore, ripropone invece un tema già affrontato dal maestro nella vetrata della cappella Strozzi di Santa Maria Novella e nel tondo con la Sacra Famiglia del Museum of Art di Cleveland (cat. 42), dipinto subito dopo il soggiorno romano di Filippino: in quest’ultima sono poi presenti altri elementi caratterizzanti anche il tondo presentato quali l’attenzione per l’espressività delle fisionomie soprattutto dei personaggi maschili – nel nostro caso la sorta di ritratto del donatore in ginocchio – e la conoscenza diretta dell’antico rivelata dai rilevi sui pilastri alle spalle della Madonna.

Il ricorrere all’elemento naturale e paesaggistico è poi un ulteriore elemento tipico della poetica di Filippino, i cui riferimenti, inizialmente nordici, sono poi autonomamente sviluppati a seconda dei casi come veduta urbana, paesaggio lacustre o campagna con città turrita.

L’esecuzione delle figure della Madonna e del Bambino così come quella dei panneggi, assai vicine alla pala d’altare conservata presso il Museo diocesano di Spoleto riferita a Filippino e bottega (cat. 41), rivelano il contributo di un assistente anche nel nostro caso.

Nonostante si sia perduta la memoria collezionistica della tavola, il formato tondo così come la presenza del donatore suggeriscono che possa essere stata commissionata per una dimora signorile, forse in occasione di un matrimonio o una nascita.

Si ringrazia il prof. Jonathan Nelson che, dopo aver visionato l'opera, ha suggerito una datazione alla fine delgi anni novanta del Quattrocento come opera di alta qualità della bottega di Filippino.