Dal Rinascimento al Primo '900 Percorso attraverso 5 secoli di pittura | DIPINTI DEL SECOLO XIX

1 LUGLIO 2020
Asta, 0339
69

Luigi Conconi

Stima
€ 20.000 / 30.000
Aggiudicazione  Registrazione

Luigi Conconi

(Milano 1852 - 1917)

I NOVELLIERI

olio su tela, cm 77,5 X 145

firmato in basso a destra
retro del telaio: cartiglio iscritto "Barasso / 21 / Milano"; iscritto "64" e "9885" in matita rossa; iscritto "5" e "1183"; cartiglio Esposizione Mint

 

THE STORYTELLERS

oil on convas, 77,5x145 cm

signed lower right
on the reverse of the framework: label inscribed "Barasso / 21 / Milano"; inscribed "64" and "9885" in red pencil; inscribed "5" and "1183" in black pencil; label Esposizione Mint

 

Provenienza:

Collezione Gustavo Botta

Collezione privata

 

Bibliografia:

R. Giolli,  Luigi Conconi Architetto e pittore  Roma  Milano n.d. (1921?)  pp. 54, 65  tav. XXIV

E. Somarè, La raccolta di Gustavo Botta, catalogo della vendita all’asta Scopinich, Rizzoli & C., Milano 1934, p. 14, op. n. 64, ill.

S. Pagani, Pittura lombarda della Scapigliatura, Società Editrice Libraria, Milano 1955 pag. 185, ill.

 

Nell’aprile del 1934, quando a Milano già da qualche anno le collezioni dei più importanti e raffinati raccoglitori passavano in asta a ritmo serrato, presso la Galleria Scopinich andava all’incanto la raccolta di Gustavo Botta (1880-1948), noto critico letterario, valido interprete della cultura francese di fine Ottocento e della poesia italiana oltre che attento critico d’arte. Sostenitore della pittura lombarda dal Piccio a Ranzoni e Cremona fino a Longoni e Gola, lo studioso era un estimatore di Luigi Conconi di cui possedeva uno dei capolavori scapigliati, Ragazzi in giardino (1879).

All’asta Scopinich, Botta mise in vendita I novellieri, opera riconducibile al ciclo fiabesco medievale legato all’ambito delle storie di Giovanni Boccaccio. La tela, costruita per fasce orizzontali, è in gran parte occupata dalla zona di prato verde scuro con i giovani raccolti in cerchio intorno a una narratrice seduta sotto le fronde di un albero dai toni lilla. I novellieri che si susseguono nel racconto delle storie boccaccesche sono all’ombra di un sole la cui luce brilla nella fascia di terra posta prima dello stacco sul cielo azzurro. I colori in forte seppur armonioso contrasto, i tratti a filamenti che danno il senso dei fili di un’erba viva e rigogliosa, gli accenni delle pose corporee denotano una forte modernità della tela. La vivacità dei pigmenti si nota sia nella scelta di tinte brillanti quali i rossi e i gialli, sia nella macchia di verde scuro del prato che, grazie alla tecnica utilizzata, si accende di un’insolita intensità luminosa. Una tecnica che trova delle interessanti similitudini con il prato di Pace (Firenze, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti) realizzato dall’amico Gaetano Previati nell’autunno del 1889 e primo tentativo di pennellata divisa definita dal suo autore sprezzatura (N. Barbantini, Gaetano Previati, 1919) e con quello di N.319 (Milano, GAM), il coinvolgente quadro di Conconi con due piccoli orfani sulla tomba della madre, presentato alla triennale di Brera del 1891. Questi elementi fanno supporre la realizzazione dei Novellieri intorno alla prima metà degli anni Novanta, come del resto indicato da Raffaello Giolli nella monografia edita a inizio anni Venti del Novecento, ancora oggi unico strumento completo per lo studio dell’intensa e poliedrica attività di Conconi. Giolli lo cita assieme ai coevi Fiammetta e Nastagio degli Onesti quadro dal taglio orizzontale e di dimensioni e soggetto similare al nostro. Il titolo di questi dipinti era stato appuntato dallo stesso Conconi assieme a quello di La castellana (Alba), Al nido della fata (Meriggio) e Gli amanti (Notte) in uno schema riprodotto da Giolli con specifiche indicazioni per un ideale allestimento parietale. Sembrano opere appartenenti a un unico ciclo, tuttavia, l’esistenza di diverse edizioni di uno stesso soggetto, come anche nel caso dei Novellieri di cui esiste un’altra versione esposta alla postuma conconiana del 1920 alla Galleria Pesaro di Milano, può creare delle difficoltà nel datare con certezza certi dipinti legati al soggetto fiabesco medievale, a volte compiuti in momenti differenti della ricca produzione di Conconi.

Il rinvenimento sul mercato di una tempera del 1889, raffigurante la nostra versione dei Novellieri, ha fatto nascere l’ipotesi che si trattasse di un d’après e che la tela fosse da identificare con Motivo medievale, l’opera esposta dall’artista nel 1888 alla mostra annuale di Brera (G, Ginex, scheda, in Dipinti Antichi, Dipinti del Secolo XIX, Libri Antichi, Arredi, Giade, Oggetti d'Arte e la Collezione del Marchese Nicola Santangelo, catalogo d’asta Sotheby’s, Milano giugno 2011). Le recensioni di quella rassegna artistica risultano aride di descrizioni riguardo il soggetto dipinto da Conconi, tuttavia rimandano a una pittura evanescente, caratterizzata da “certe vaporosità di colore” ancora molto vicine al genere scapigliato e indicano il pittore come colui “che meglio sente e rappresenta il Cremona” (A. Melani, Esposizione di Brera, in “Il Pungolo”, 17-18 settembre 1888). Sicuramente a quell’epoca, complice anche la stretta vicinanza di Previati, Conconi aveva già iniziato a sperimentare strade nuove con tele “bizzarre” e “fantasiose”, come Gustavo Macchi definì quelle esposte a Brera (g.m., Esposizione di Belle Arti a Brera. Impressione del Vernissage, in “La Lombardia”, a. XIX 27 agosto 1888), tuttavia, i toni corposi e accesi del nostro quadro e il tratto rapido con cui sono colte le sembianze dei protagonisti sembrano avvicinarsi maggiormente alla produzione degli anni Novanta che a quella antecedente come, ad esempio, al Motivo medievale (1888) della Gilgore Collection in Florida.